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Scritti

Vallecorsa 2 marzo 2002

 Documento programmatico “Vallecorsa Viva”

     

        La scarsa corrispondenza tra l’azione politico amministrativa della Maggioranza in carica e gli interessi e i bisogni reali della popolazione, ha spinto alcuni cittadini, diversi tra loro, sia per età, sia per estrazione sociale che per formazione politica, ad incontrarsi per dar vita ad un’associazione politico-culturale.

Questa associazione  ha come obiettivo la creazione di un disegno amministrativo e culturale, organico e innovativo, su cui far convergere l’adesione di quanti condividono tale preoccupazione e su cui fondare il rilancio della nostra comunità.

        Come potete rendervi conto, non si tratta di una riunione di partito, anche se sono in molti tra noi promotori, ad avere in tasca una tessera politica.

 La nostra Associazione vuole essere un punto di incontro per tutte quelle forze o singoli cittadini che, al di là del credo politico, vogliono contribuire a ridare vera vita ad un paese preda di un lento declino mascherato da un effimero populismo di piazza.

Ed è proprio da questa idea, di “ridare vera vita”, che nasce il nostro slogan: “Vallecorsa viva”. Esso  non vuol essere solo un nome ma un’ idea forte che ha bisogno del vostro contributo per prendere corpo, maturare e vincere.

In tal modo questo è un appuntamento di tutti quei cittadini vallecorsani che, accomunati dall’unica preoccupazione di vedere, in senso allegorico, la barca del paese alla deriva, si incontrano e si organizzano per farle riprendere il mare.

       Piano piano Vallecorsa si sta consumando, sta esaurendo tutta la sua energia. E’ amaro doverlo dire, ma la continua emorragia demografica, dovuta all’inarrestabile abbandono del paese da parte dei giovani, che si allontanano alla ricerca di una situazione migliore, è il nostro male più grave. Un paese che non sa offrire risorse ai propri giovani, un paese che è vieppiù popolato da soli anziani, un paese che sta diventando l’appendice di centri vicini in tutti i settori, ha bisogno di una svolta radicale, ha bisogno di dare un taglio netto con i legami del passato, ha la necessità di una proposta che abbia come suo obiettivo primario ed inderogabile il rilancio del suo sviluppo economico.

        Comprendiamo le difficoltà e il dolore di questi nostri giovani compaesani e, se questa sera siamo qui riuniti, lo dobbiamo anche a loro, perché avvertiamo come ineludibile il problema dell’emigrazione che è, poi, strettamente legato alle sempre più deficienti risorse economiche interne ed agli standard qualitativi di vita.

Perché non porci questa domanda: vogliamo dare a loro e a quelli che verranno la possibilità di vivere nella nostra comunità, di avere uno spazio  all’interno di essa, uno spazio che recuperi quelle attività economiche, che producono ricchezza e che innestino quel processo di sviluppo che noi tutti auspichiamo?

 

        Il nostro proposito, nell’immediato,  mira a favorire quelle  necessarie convergenze su alcuni punti fondamentali  riguardanti una sana e corretta amministrazione, scevra da condizionamenti esterni.

È opportuno, pertanto, analizzare storicamente il contesto politico locale, affinché da esso se ne possano trarre  i dovuti insegnamenti: facciamo allora un percorso a ritroso, perché, molto spesso, la storia si ripete, fa giri enormi per tornare al punto di partenza.

Ci spieghiamo meglio.

Esprimiamo, subito, un giudizio severo ed amaro: “Progetto Vallecorsa” è stato un fallimento completo. Nato improvvisamente nell’autunno del ‘98, non tanto con il proposito di costruire qualcosa, quanto, invece, per opporsi ad altri, ha saputo dare  veramente poco al paese, a differenza di quanto vanno sbandierando.

Allora, tre anni fa, prevalse la logica del contrasto e dello sgambetto, anziché la logica di una seria programmazione.

E’ stato presentato un progetto che, di tale, ha soltanto il nome, rifacendosi a programmi vecchi, già rispediti al mittente in più di qualche tornata elettorale e che molti di noi pensavano appartenere soltanto al passato.

Ancor prima del suo debutto ufficiale erano già evidenti le forti contraddizioni esistenti in seno alla compagine Progetto Vallecorsa.

Due scuole di pensiero, per decenni avversarie, non si sono risparmiate colpi di ogni genere, fino al punto di votare accertamenti di responsabilità economica a danno dell’Ente.

Un astio politico che spesso si è tramutato in astio personale, contribuendo a spaccare ulteriormente il paese.

Tali contraddizioni, seppur malcelate dietro i loro ultimi epigoni, sono subito emerse. C’è chi ancora si ostina a criticare il dissesto e chi invece lo difende. Non finisce qui, a volte, dinanzi a particolari scelte amministrative, ci si chiede come facciano alcuni ad avallare ciò che per venticinque lunghi anni hanno sempre osteggiato.

       É innegabile che, sia nei programmi che nell’azione amministrativa giornaliera, si ravvisi un metodo che corrisponde alla prassi politica con cui è stata governata Vallecorsa per venticinque anni, senza alcuna progettualità.

Erano gli anni in cui, grazie anche ad una maggiore generosità dei contributi statali, si poteva modellare diversamente questo nostro paese che, dopo il periodo delle ristrettezze economiche, si andava dischiudendo alla nuova realtà economica italiana.

Chi semina raccoglie, dice il Vangelo, ma chi semina nei rovi raccoglie solo bacche.  Questo è quanto si è raccolto, purtroppo,  negli ultimi anni.

Gli errori, ci verrebbe voglia di chiamarli orrori, risalgono a due o tre decenni fa, essi sono da imputare a chi, pur avendo la possibilità e la necessaria continuità amministrativa,  ha dato a Vallecorsa   quello stallo e quell’impronta negativa che hanno pregiudicato le possibilità future di sviluppo e di crescita.

Le opere pubbliche, allora messe in cantiere (strade, impianti sportivi, ecc.) e i vari piani di fabbricazione, hanno segnato per sempre, in negativo, la fisionomia del nostro paese.

            Ci sono ben tre impianti sportivi dislocati in tre zone ben distinte: Madonna del Carmine, Campo Sportivo e Impianti dei Pezzanti.

Ebbene, sia Madonna del Carmine che Impianti Pezzanti sono stati, fin dall’inizio, inutilizzati per vari motivi.

 

Essi, sicuramente, sono nati più per effetto di una malcelata megalomania che per un effettivo bisogno di spazi per il tempo libero. Bastava semplicemente potenziare gli impianti esistenti, senza alcun bisogno di procedere alla realizzazione di nuovi.

            Non basta costruire opere, bisogna, poi, pensare a gestirle. Gestire impianti sportivi in una modesta realtà economica come la nostra, impone all’Ente pubblico un impegno finanziario esoso, un impegno finanziario che un piccolo comune di 3000 abitanti non poteva e non può sopportare.

            Molto più previdente sarebbe stato l’Amministratore di allora se avesse dislocato tutta l’attività ricreativo-sportiva in un’unica zona, col risultato di risparmiare risorse e  concentrare la nostra esigua popolazione giovanile in un unico spazio: si poteva risparmiare sugli impianti igienici, uno anziché tre e, poi, si poteva pensare al gestore, interno in pianta organica, o esterno a cui affidare l’intero centro sportivo, veramente polivalente, con annesso parcheggio, giardino e bar.

Invece tutto è rabberciato, spezzettato.

Vallecorsa, tra i paesi limitrofi, è l’unico a non avere un luogo ove i genitori possano gustare un gelato o un caffè mentre i figli socializzano su di un’altalena o su uno scivolo o su un campo di calcio.  

    Tutto questo, a noi, è stato negato.   Non sappiamo se per miopia politica o perché non si è voluto pestare i piedi a qualche potente di allora.

            Comunque siano andate le cose, oggi ne paghiamo le conseguenze e a ben poco servono le due altalene o i tre caroselli messi di qua o di là.

            C’è stato e c’è, concittadini, un continuo sperpero del pubblico denaro, mentre le opere di vera pubblica utilità hanno segnato il passo.

            Un esempio?
            I parcheggi.

            Diamo atto a dei privati cittadini che molti anni fa, a proprie spese, realizzando il parcheggio coperto oggi denominato Belvedere, hanno “alleggerito” le strade e gli slarghi paesani di decine di vetture.

            Dopo questa realizzazione più nulla.

Col senno di poi, non sarebbe stato il caso che, nel Piazzale dedicato a Salvo d’Acquisto, fosse stata realizzata un’area attrezzata, adibita a servizi vari, a parcheggio e, magari, utilizzabile nel giorno di mercato?

Dei parcheggi, oggi estremamente necessari, non se ne parla proprio o, quel poco che è stato abbozzato ed ereditato, vedrà la luce alle calende greche. Ciò che si è fatto negli ultimi tempi, è stato realizzato attraverso fondi accantonati in passato e relativi ad opere programmate negli anni immediatamente precedenti al 1998 (vedi parcheggio in Via S. Antonio). 

Oggi giorno si parla tanto di voler ripristinare sia gli Impianti Sportivi dei Pezzanti che quelli di via Madonna  del Carmine, per poi affidarli in gestione a privati o ad associazioni. L’intento può anche essere giusto, ma siamo sicuri che, con ben due impianti funzionanti, distinti fra di loro, ci sia la possibilità di un’adeguata remunerazione economica per due famiglie? Siamo sempre al solito punto .... troppi impianti per poche anime.

Ciò che davvero è mancato al timoniere è stata una certa lungimiranza tale da spingerlo a valutare quelli che sarebbero stati i futuri risvolti demografici con i relativi bisogni.

Tanto per restare in tema di sport, c’è da dire che è stata montata una strumentalizzazione, senza precedenti, sulla rinascita della Società Sportiva. Sono  stati sminuiti lo sforzo e l’impegno di tanti volenterosi cittadini, molti dei quali hanno anche contribuito economicamente al rilancio del calcio in paese.

 Per il bene collettivo si possono sottacere tante incongruenze o negligenze, ma, almeno, si abbia la compiacenza di non sbraitare oltre il dovuto. 

Visto che siamo in tema di opere pubbliche, va ricordato che l’importo complessivo delle stesse,  sia di  quelle già  eseguite,  sia di quelle  in corso di realizzazione, sia di quelle i cui lavori inizieranno in futuro, ammonta ad oltre 9 miliardi e 200 milioni di lire (4.750.000 euro). A scanso di equivoci e, per capire con esattezza quanti meriti ha l’attuale amministrazione di questa cifra, sarebbe opportuno fare un distinguo. Innanzitutto opere ereditate con copertura finanziaria (fondi per la materna e bonifica Fosso Maltempo, per un totale di oltre 1 miliardo, fondi per i parcheggi in via Pia e per lo slargo Beata Maria de Mattias), poi  opere il cui merito va esclusivamente allo zelo del tecnico (vedi l’intervento e ripristino caduta massi Pineta Piagge pari a 1.800.000.000 di lire), infine opere programmate dagli attuali amministratori attraverso mutui.  

 

Inoltre, nel computo dei 9 miliardi, va  tenuto conto del miliardo ottenuto  per la progettazione dell’opera di urbanizzazione primaria  in zona PEEP (case popolari).

A tal proposito vorremmo fare un inciso sulle zone PEEP:
nel  settembre dell’89,   nell’elaborare le controdeduzioni al PRG  precedentemente approvato dal consiglio comunale,  prevalse,   nei confronti dell’amministrazione di allora, la ferrea volontà dei partiti e delle  associazioni varie,  di inserire  l’edilizia agevolata e convenzionata.

  Così, quando il clima politico mutò, furono inserite ben  due zone PEEP.

E già, oggi è facile  contrarre mutui con un bilancio risanato, forte di oltre 1 miliardo di lire di avanzo di gestione!

Negli ultimi 3 anni l’attuale amministrazione sta  contraendo mutui miliardari.    Non ci vuole molto  a realizzare opere, soprattutto se esse vengono fatte con l’indebitamento.  Ma, con una popolazione che diminuisce costantemente e che invecchia sempre più, è davvero sensato contrarre mutui a dismisura? Cosa potranno fare coloro che amministreranno  nei prossimi anni, se si troveranno dinanzi ad un bilancio ingessato, cioè privo di risorse libere perché il resto è vincolato all’ammortamento dei mutui?

Stanno considerando che, se Vallecorsa scende sotto la soglia dei tremila abitanti, i trasferimenti ordinari statali si ridurranno pro capite? Come pure sanno che, qualora dovesse verificarsi un secondo dissesto economico, si andrebbe incontro ad un accorpamento con il paese più vicino?

Immaginate: Vallecorsa frazione di Castro dei Volsci.

Non è fantapolitica, non è puro allarmismo, è piuttosto una cruda ed oggettiva analisi della realtà a cui potremmo andare incontro in un futuro non lontano.

Forse non siamo gli unici a considerare questa triste eventualità. Sicuramente anche i nostri Amministratori lo sanno, ma il desiderio di una riconferma elettorale li spinge oltre il consentito.

L’occasionalità con la quale si è soliti procedere è evidente: progettazioni annuali e triennali delle opere pubbliche continuamente stravolte.

Che fine ha fatto, poi, quella tanto sbandierata “accortezza nel ricercare tutte le fonti di finanziamento possibile”? E’ stata forse quella stessa accortezza  a causare la perdita di un finanziamento regionale pari a 457 milioni, nonostante vi siano stati due anni di tempo utile per il perfezionamento delle pratiche?

Come se tutto ciò non bastasse, sulla strada a fondovalle, meglio nota come Ceprano-Fondi, che dovrebbe essere l’obiettivo primario di qualsivoglia amministrazione, hanno dimostrato un grave e vistoso disinteresse quando, in realtà, la sua realizzazione muterebbe radicalmente il paese.

Se poi si va a leggere qualche dichiarazione consiliare, risalente agli inizi del 1999, si capisce l’origine della loro indifferenza; infatti, nella stessa furono dati per certi, in caso di passaggio dell’arteria, i fenomeni delinquenziali, considerando come, solo ipotetici, gli eventuali vantaggi economici.

 Ciò attesta una scarsa consapevolezza dei reali problemi e delle oggettive necessità del paese.    Ancora una volta emerge la mancanza di progettualità ed emerge  ancora una  volta l’occasionalità !!!

 I nostri amministratori appaiono ancorati ad una visione arcaica, bucolica e, nello stesso tempo, impiegatizia  della nostra comunità.

Rendiamoci conto, concittadini, che la Ceprano-Fondi, qualora venisse realizzata veramente, sarebbe la nostra scialuppa di salvataggio. Essa consentirebbe di dare una scossa alla nostra sonnecchiante economia, mettendoci in diretto contatto con realtà economiche più ricche. Da qui scaturisce l’esigenza di dar vita  ad un Comitato cittadino, trasversale rispetto ai partiti, a sostegno dell’opera.

Restando in tema di sviluppo economico, era necessario puntare, al di là della Ceprano-Fondi, sull’inserimento immediato, nel PRG, dell’area riservata agli insediamenti produttivi. Occorre una politica economica dinamica, coraggiosa e che sappia attirare capitali in paese, magari mediante accattivanti forme di incentivo fiscale come, per esempio, sgravi ICI e TARSU, assegnazione a basso costo di terreni a favore di coloro che intendono avviare un’attività sul territorio.

Un altrettanto scarso impegno è stato profuso nelle iniziative urbanistiche  a sostegno del Centro storico; alle belle parole e ai buoni propositi non hanno fatto eco adeguati e concreti interventi di supporto.

Invece un’attenzione, quasi maniacale, nell’abbozzare e pubblicare, attraverso la solita tipografia, inviti e programmi relativi alle loro serate mondane, mentre si registra un assoluto disinteresse per quanto riguarda l’informazione da rendere ai cittadini in merito a leggi a sostegno della famiglia e del commercio.

I corsi di formazione professionale e di orientamento allo studio non sono stati i loro cavalli di battaglia?

Ad oggi sono solo mere parole.

Risulta che sia stata approntata qualche strategia per combattere il triste fenomeno della droga? Si ha la minima coscienza del problema e di quanto esso sia diffuso tra i giovani? O si crede, forse, che Vallecorsa, rispetto al problema, sia un’isola felice? O, volutamente, non si vuole affrontarlo?

Davvero si ritiene che i problemi dei vallecorsani si riducano esclusivamente al rilascio di qualche concessione edilizia, oggi eccessivamente strombazzata?        La concessione edilizia, poi, non viene rilasciata dal Tecnico comunale preposto? Quale merito dovrebbe avere, allora, l’Amministrazione?

Se l’amministrazione riteneva il precedente tecnico un po’ troppo scrupoloso e zelante nell’istruttoria delle pratiche e, probabilmente, non in linea con i propri indirizzi politici,  perché attendere le dimissioni dello stesso e non sostituirlo, come la legge consente? O forse queste dimissioni sono maturate in un clima di eccessiva frizione fra organo politico ed organo burocratico?

Altre vicende, relative al personale, hanno segnato questi ultimi tre anni !  Ma vi sembra giusto che i Responsabili dei servizi siano tenuti a rilasciare dichiarazioni di assenso o di rigetto in merito ad alcune accuse sollevate su di una presunta pressione politica sull’organo tecnico, per poi essere lette e quindi divulgate in un pubblico comizio? E’ questo un atto di alto valore politico? Si ha idea di cosa sia la riservatezza?

Un ulteriore esempio, del modo in cui si amministra, è offerto dal recentissimo caso relativo ai lavori di realizzazione della rete fognaria in località Pratiglio. La ditta che sta eseguendo i lavori, ha effettuato un vero e proprio scempio sui terreni di molti cittadini. Forse, a questo punto, qualcuno direbbe che l’amministrazione ha il solo compito di indirizzo politico, non quello di esecuzione. Siamo giunti ad una conclusione: quando fa comodo, come per i suddetti lavori, si afferma che si è titolari del solo indirizzo politico, in altri casi, come per le concessione edilizie, ci si attribuisce meriti che non si hanno e che riguardano la sfera burocratica.                   Delle due l’una!

L’attuale compagine amministrativa avrebbe potuto procedere in maniera molto più autonoma, invece ha pensato a rispolverare, con cura, programmi e metodi del passato.

Ed è così che, è stata rispolverata la famosa piscina comunale,

cambiandone l’ubicazione dai Pezzanti a monte della scuola media, cancellando, così, un progetto molto più interessante che prevedeva la realizzazione di un ampio parcheggio. Per i parcheggi hanno riproposto il vecchio progetto di via della Madonna (dinanzi al semaforo). Otto o nove posti auto che, se realizzati, andrebbero ad affacciarsi sulle finestre delle case sottostanti... e a che costi!!

La cosa più sorprendente, in relazione all’operato degli ultimi tre anni, è la rapidità con cui, appena giunti al potere, gli Amministratori hanno aumentato le indennità di carica.

Fu uno dei primi atti. A questo, nel tempo, ha fatto seguito un ulteriore adeguamento che permette al primo cittadino la bella cifra di 4 milioni e 200 mila. Oggi giorno i costi amministrativi ammontano a circa 90 milioni annui. Parallelamente agli aumenti delle indennità è stata imposta ai cittadini l’addizionale IRPEF che crea un gettito nelle casse dell’Ente di 62 milioni l’anno. Tale cifra è più o meno la stessa degli aumentati costi per gli amministratori.

Non sarebbe stato più utile e preferibile finalizzare questi 62 milioni, derivanti dall’addizionale, per il pagamento di un mutuo che avrebbe consentito la realizzazione di un’opera pubblica a favore dei cittadini?

Ma la vicenda è andata oltre! Con una deliberazione di Giunta del settembre 2000 sono state addirittura sottratte risorse sul già esiguo capitolo di spesa relativo alla manutenzione degli impianti sportivi per rimpinguare, ossia, per incrementare, il fondo destinato all’aumento delle indennità.

Queste non sono strumentalizzazioni demagogiche, ma fatti concreti.

Era auspicabile che quella stessa rapidità nell’adeguare le indennità fosse  stata adoperata per ripristinare gli impianti sportivi, dal momento che c’erano risorse più che sufficienti.

 

Queste risorse,invece, vengono distribuite a destra e a manca, per feste e manifestazioni, per balli e canti.

I Vallecorsani sono soliti spendere il denaro prima per la casa, poi per le feste ed i divertimenti. Qui si  fa il contrario.

Ma andiamo avanti con lo sperpero.

Altro tasto dolente è quello relativo alla estrema facilità con cui vengono assegnati gli incarichi a tecnici o professionisti esterni. Ne è un celebre esempio, senza alcun rispetto del denaro pubblico,  la redazione del Piano Colore e del Prontuario tecnico delle procedure di intervento, finanziata con l’avanzo d’amministrazione ereditato. Ebbene, tutto ciò è costato 60 milioni di lire per un totale di circa 100 paginette, circa 600 mila lire a pagina. Basta leggerle per capire che, il più delle volte, sono ovvie diciture scopiazzate su manuali specializzati o tratte da analoghi progetti redatti in qualche comune limitrofo.

Come se non bastasse, ci sono i soliti lavori della scuola materna, un opera per la quale, fino ad ora, sono stati spesi centinaia di milioni, deturpando una bellissima zona del paese per la gioia di chi, periodicamente, viene richiamato a cancellare qualche linea di troppo sul progetto, per poi incassare lo spettante compenso. Concittadini, ma non vi sembra che, anche qui, si sia voluto realizzare un’opera faraonica, per un totale importo di allora di ben tre miliardi di lire! Un’opera smisurata rispetto ai reali bisogni demografici del paese, tanto che, chi in passato ha contributo alla sua prima realizzazione, oggi deve metterci mano per ridimensionarla!

Ma si aveva il rispetto del pubblico denaro?   Pare proprio di no.

Fin quando si continuerà a considerare il denaro pubblico come denaro di valore inferiore, siamo purtroppo destinati ad assistere a cose del genere.

Se è vero che, da una parte i trasferimenti statali sono destinati a diminuire sempre di più, dall’altra l’attività impositiva dell’Ente dovrebbe tendere a non vessare eccessivamente i cittadini, sarebbe giusto che l’amministrazione tenesse sotto controllo le spese.

  A riprova di quanto affermato testé, constatiamo che,  alla data odierna, l’Ufficio Tecnico Comunale conta ben 6 unità, 2 in più rispetto al passato, entrambi, da sottolineare,  architetti. Nonostante tutto, la maggior parte delle progettazioni e delle direzioni dei lavori pubblici vengono affidate a professionisti esterni. Come spieghiamo tutto ciò? Sicuramente non tutti i lavori vengono realizzati contemporaneamente, per cui, la giustificazione che l’ufficio rischia di essere paralizzato, non regge. Perché non affidare la progettazione e la direzione dei lavori pubblici al personale interno?

Concludendo, amici e concittadini, in questi tre anni, abbiamo visto questi nostri amministratori attenti soprattutto alla facciata, a presenziare manifestazioni che loro ritengono culturali, magari lo fossero veramente, all’allestimento di serate danzanti (ballando, ballando, diceva qualcuno e ballando, ballando, ballando hanno risposto loro), all’organizzazione di incontri gastronomici (in memoria di un passato ancora troppo vicino da dimenticare), alla distribuzione di riconoscimenti a destra a manca. Tutto questo a noi è sembrato solo populismo, ma di quello più becero, quello che ha portato in passato alla rovina del paese e ad anni di sacrificio.

Non si può dare ancora spazio a questa logica, se faremo vincere la mala amministrazione, lo sperpero del denaro pubblico, il populismo e l’ipocrisia di questo manipolo d’epigoni, lasceremo il paese alla deriva, sancendone la morte.

Questa è l’analisi, forse troppo generale e poco approfondita, ripetitiva in alcuni aspetti e meno capillare in altri. Non crediamo, sicuramente, che possa esaurirsi a queste poche pagine, pensiamo, invece, che meriterebbe uno studio ulteriore, entrando nei fatti con più incisiva e pregnante precisione, utilizzando gli Atti amministrativi, avvicinando gli attuali amministratori, promuovendo momenti di confronto con l’ausilio di esperti, realizzando, insomma, una informazione qualificata, oggettiva ed esaustiva che dia risposte alle innumerevoli perplessità della gente. A fronte di un’analisi, così impostata, sarà nostro compito disegnare e modellare un percorso amministrativo e culturale che permetta alla comunità, di conseguire i propri fini senza condizionamenti, senza dover sottostare al politico di turno.

Occorre, insomma, che da un lato i cittadini riacquistino il senso pieno di cosa voglia significare il concetto di sana amministrazione, cioè un‘azione a favore degli stessi, ma nello stesso tempo conforme alle disposizioni normative ed ai principi etici e, dall’altro, che tutti noi ridefiniamo il nostro futuro sviluppo, dando spazio alle reali esigenze del paese, apportando soluzioni che sappiano arginare questo lento ma visibile regresso.

Vallecorsa Viva nasce con questa presa d’atto, da questa analisi molto realistica a cui, chi ha veramente a cuore le sorti di questa nostra valle, non può sottrarsi. La proposta di Vallecorsa Viva è allora quella di smontare, da un lato, questo  progetto stantio e nostalgico che sta innalzando una colonna buttando giù le fondamenta di una comunità, che predica lo sviluppo sostenendo lo sperpero; dall’altro riportare la popolazione su una strada che passa per il concetto di sana amministrazione, di democrazia, di legalità, sancendo un impegno, che miri a rinnovare una volta per tutte il nostro paese in modo democratico.

Per tutto ciò vi chiediamo di aderire alla nostra, anzi alla vostra idea di VALLECORSA VIVA!

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Aggiornato il: 08 maggio 2002