L'ATTACCO A PEARL HARBOR

(7 DICEMBRE 1941)

"Tora! Tora! Tora!"


L'ARIZONA GLI AEROPORTI AMERICANI

L'ATTACCO A PEARL HARBOR VISTO DAGLI AMERICANI


LA SECONDA ONDATA

(TRATTO DA "LA GUERRA DEL PACIFICO" DI B. MILLOT)

Nello schianto delle esplosioni, nel tumulto degli incendi e nel fumo denso, nessuno si era accorto del ripiegamento della prima ondata di aerei giapponesi. 

Vi fu un breve periodo di calma prima dell'arrivo della seconda ondata, che sorvolò l'estremità nord di Kakuku Point alle 8.40.

Era formata da 80 bombardieri in picchiata Aichi tipo 99, da 54 bombardieri in quota Nakajima tipo 97 e da 36 caccia Mitsubishi tipo Zero che avevano decollato dalle portaerei alle 7.15. 

La flotta nipponica  aveva tenuto in serbo 39 apparecchi, per la maggior parte caccia, a scopi difensivi nell'eventualità di una reazione americana.

Il capitano di corvetta Shigekazu Shimazaki, della portaerei Zuikaku,  comandante di questa seconda ondata, impartì l'ordine di attacco alle 8.54. 

I bombardieri in picchiata e i bombardieri tipo 97 incominciarono a completare le distruzioni causate dalla prima ondata. I caccia tipo Zero assicuravano la protezione in quota, ma, i caccia americani non essendosi fatti vedere, si unirono ai bombardieri, mitragliando tutto quel che ancora esisteva. 


Ciononostante, alcuni piloti di Curtiss P. 40 tentarono di decollare verso  le 9 del mattino dal Bellows Field, ma furono distrutti quasi immediatamente. 


Gli americani erano riusciti a riprendersi e la seconda ondata fu accolta da un tiro contraereo più nutrito e soprattutto più coordinato. I giapponesi subirono pertanto perdite più sensibili. Eppure gli attacchi si susseguirono senza respiro, annientando la maggior parte degli impianti militari e navali di Oahu.


I bombardieri in picchiata giapponesi attaccarono alle 9.06 il bacino nel quale si trovava la corazzata Pennsylvania, nave ammiraglia, nonche i caccia torpediniere Cassin e Downes, fino a quel momento risparmiati. Una bomba perforò il ponte della corazzata ed esplose in una
cassa nafta, appiccando un vasto incendio. Le fiamme non poterono essere circoscritte in tempo e, alle 9.30, esplosero a loro volta i depositi principali. La deflagrazione fece capovolgere il cacciatorpediniere Cassin, che andò ad appoggiarsi sul Downes, anch'esso in preda alle fiamme.

Il cacciatorpediniere Shaw, nel bacino galleggiante, fu colpito da una bomba che causò un'esplosione gigantesca. 

L'incrociatore Sant Louis, ormeggiato a fianco del suo gemello Honolulu ed esteriormente rispetto ad esso, riuscì .a salpare alle 9.31 e ad  arrivare nel passaggio alla velocità di  25 nodi per sottrarsi al massacro. 

Alle 9-45 gli apparecchi giapponesi interruppero gli attacchi, si raggrupparono ad alta quota nel cielo invaso dal fumo e si allontanarono  seguendo la rotta di ritorno. 

Nonostante ciò, si continuavano a udire numerose detonazioni provenienti dai depositi di nafta e di munizioni che continuavano a saltare, raggiunti dalle fiamme degli incendi, mentre i serventi innervositi continuavano a far fuoco contro un cielo ormai sgombro di aerei. In qualsiasi direzione si volgesse lo sguardo, sì vedevano dappertutto, nella luce rossastra degli incendi, navi capovolte o sfondate, lamiere squarciate, scafi affondati, aerei bruciati.


L'ATTACCO A PEARL HARBOR VISTO DAGLI AMERICANI


FOTOGRAFIE: U.S. NAVY


FOTOGRAFIE: MARINA IMPERIALE


MAPPE DELL'ATTACCO DI PEARL HARBOR


LE FORZE IMPEGNATE


GIUDIZIO FINALE DELLO SHINANO


KIDO BUTAI


LE PIU' GRANDI BATTAGLIE NAVALI


NAVI DA GUERRA


PORTAEREI NELLA STORIA

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