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" PER ME , IL NAPOLI "

di TIZIO AVOLIO

 

Come si può tifare per una squadra che non rappresenta la propria città? Proprio non lo capisco, soprattutto in un momento storico come questo: cos'è, ci volete imporre la globalizzazione anche del calcio? Sì, insomma la globalizzazione dei ricchi e politicamente potenti grandi club? Per questo motivo patriottico (diciamo così!), io soffro, ma cerco di non curarmi di questi traditori della nazione calcistica partenopea (penso ai milanisti, interisti e soprattutto agli juventini, l'incubo bianco-nero in città) e li guardo con filosofica comprensione e umana compassione…ma io sono per il Napoli! E poi, come dicono i saggi (ma anche gli invidiosi!), è sempre meglio uno scudetto da leoni, due magari, che tanti da Agnelli! Diciamoci la verità: non si può non nutrire qualche sospetto su arbitri, rigori dati e non dati, sudditanza psicologica, potere politico-economico-calcistico, alchimie farmaceutiche e cose di questo genere. E poi, ancora, riconosciamolo una buona volta: i tifosi della Juve sono quelli più banali! Tifano Juve solo perché la Juve vince. Già, vince! In Italia magari; all'estero non mi sembra proprio poi così imbattibile! Ma come vince, come ha vinto? Mai, pressocchè mai, in modo netto, travolgente ma quasi sempre in maniera stentorea, stentata, tranne la Juve del quinquennio e la Juve di Armando Picchi. Anche la Juve del Trap non ha sempre vinto forse sul filo di lana, pur con Causio, Bettega e Cappello e poi con Platini, Rossi e Boniek? Sembrano sempre vittorie con il freno a mano tirato: che sia forse la ormai accertata MALA-SORTE-MASSONICA che accompagna il gruppo Agnelli, scalogna che sembra aver toccato-coinvolto negli ultimi anni anche la rossa Ferrari di Maranello? Detto per inciso, per me la squadra italiana che ha vinto meglio in tutta la sua storia, in Italia e all'estero, è il Milan (da Rocco e Rivera, a Sacchi e Van Basten, a Cappello e Weah!). Meglio di ogni cosa, vittorie o non vittorie, è il mio Napoli, che non è il fiore all'occhiello di nessun Sciur Padrun e neanche il gioiello da esibire di una grande famiglia. Il mio Napoli invece è una magia di popolo, è un patrimonio del Corpo di Napoli e quell'azzurro della bandiera e della maglia partenopea è veramente rappresentativo della luce atmosferica e spirituale che questa città emana. I suoi tifosi, poi, sono sempre stati tra i meno violenti, anche se qualcuno sospetta di una corta disciplina e cursus honorum camorristici tra i più fedeli ed impegnati supporter degli azzurri: formidabile esempio, forse, di una camorra non violenta? Sarà!? Comunque, il Napoli è sempre stato il tentativo di gettare il cuore oltre l'ostacolo, di fare -o desiderare di fare- le cose in grande, al massimo delle possibilità: Jeppson 100miloni, Savoldi 1miliardo e infine Maradona con 13miliardi e il tentativo di realizzare in terra partenopea il mito pagano dell'unione di Dioniso (che tutti sappiamo bene chi è) con Eupalla (la dea del

Pallone, come la chiamava il grande e indimenticato Gianni Brera).

Che significava poi -a prescindere dalla letteratura e dalla mitologia- coniugare insieme sesso, droga e football, portando a spasso l'orecchino che fa trend e i capelli lunghi, usando poco la testa e lasciando qualche figlio qua e là; il tutto senza cattiverie di sorta e con la benedizione di banche, camorra, politica e mondo dello spettacolo: tutta una prostituzione reciproca, tutta un'orgia di anime stordite, stile "denarum, cocainam et circenses ". Ma nell'anima popolana e popolare, il Napoli è una passione inimmaginabile e profondissima, quasi religiosa: quante persone, quanti giovani ho visto proprio stare male -di cuore- dopo una sconfitta calcistica della domenica pomeriggio; neanche le loro fidanzatine riuscivano a tirarli su di morale. Epoi, l'entusiasmo e il calore, la furia di passioni che si respirano allo stadio San Paolo quando gioca il Napoli non li ho trovati da nessuna parte a questo livello: una vera e propria onda invisibile sostiene e accompagna la squadra azzurra e il pallone. Qualcosa di simile -come atmosfera- forse si poteva ritrovare solo nel vecchio stadio comunale di Torino quando giocavano la Juve e il Foro, oppure all'Olimpico di Roma quando giocava la Roma di Liedholm, Falcao, Bruno Conti e Agostino Di Bartolomei. Ma tornando a noi, al nostro beneamato Napoli: quest'anno non ce n'è per nessuno! Perché? Ma perché quest'anno la squadra è affidata all'allenatore filosofo Zdenek Zeman, uno dei profeti del calcio moderno, tutto schemi e organizzazione, pressing e fuorigioco, tutto preparazione atletica e concentrazione psicologica, tutto velocità movimento e gioco di prima. Insomma, ci vogliono proprio divertire e tornare a gustare quell'ORGOGLIO di ESSERE il Napoli. E poi, pensandoci bene, per noi napoletani il gioco - inteso in senso extra calcistico questa volta - è un po' il sale della vita. Non trovate? E allora, Zeman facci sognare, facci vedere del bel calcio, facci vincere, facci godere come teste matte! Ohi vita, ohi vita mia, ohi core e' chistu core, si' stato o' primmo ammore, o' primmo e l'ultimo sarrai pe' mme! Napulammore…e così sia!

 

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