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Si rafforzano le possibilità di vita sul pianeta rosso:

C’è acqua su Marte

di Gianluca Cimmino

 

Molti studiosi, appartenenti alle più svariate discipline, si sono ripetutamente cimentati nel difficile compito di spiegare le ragioni dell’esplorazione umana. Nessuno c’è però riuscito in maniera convincente e forse ciò è dovuto al fatto che la curiosità, la sete di conoscenza e il senso di meraviglia sono talmente intrecciate alla natura umana da rendere impossibile qualunque riduzione alla logica delle motivazioni profonde che ci spingono alla scoperta. La presunte spiegazioni suonano tanto più stonate quando si misurano con quegli eventi, come ad esempio la scoperta dall’America, il cui impatto storico e sociale è andato al di là dell’immaginabile. Per questo non è facile dire perché l’uomo andrà su Marte, ma è tuttavia assennato prevedere che questa straordinaria impresa verrà, prima o poi, portata a termine. Tale missione sembra, in questi giorni, quasi concretizzarsi dopo lo straordinario annuncio della NASA che sul pianeta rosso c’è acqua allo stato liquido.

Tecnologicamente l’impresa è già alla portata dell’uomo. Ciò non significa comunque che tutti i problemi che un tale viaggio comporterebbe sono già stati risolti. Tra questi cito su tutti: gli effetti sull’organismo di prolungati periodi in assenza di gravità, le radiazione cosmiche e solari. Inoltre occorrerebbe trasformare l’astronave in un sistema ecologico chiuso quanto più possibile, riciclando i rifiuti umani e l’acqua, nonché studiare anticipatamente i problemi psicologici che potrebbero nascere tra uomini e donne costretti a vivere e lavorare fianco a fianco per molti mesi e in isolamento nello spazio.

Tale missione vedrà la luce intorno al 2020, e sarà a larga partecipazione internazionale. Molto probabilmente l’astronave verrà assemblata sulla stazione spaziale che è attualmente in via di costruzione ed avrà un equipaggio di 10-12 persone. L’importanza della scoperta di questi giorni, sta nel fatto che acqua, oltre ad aumentare le possibilità di vita marziane, vuol dire carburante per la missione di ritorno o per possibili missioni verso pianeti e destinazioni successive.

La presenza del prezioso liquido è stata fatta dalla sonda Mars Global Surveyor ed è stata annunciata da Michael Malin uno scienziato della NASA. L’acqua dovrebbe trovarsi nel sottosuolo, in falde che si trovano tra i 100 ed 400 metri di profondità ed ogni sorgente avrebbe la capacità di 2500 metri cubi. «Ventotto anni fa – ha sottolineato il vicepresidente della NASA Ed Weiler – la sonda Mariner 9 scoprì l’esistenza su Marte di vallate e canyon che sembrano essere stati scavati da corsi d’acqua milioni di anni fa. Con le scoperte di questi giorni non parliamo più del passato, ma del Marte attuale. E così anche la ricerca di eventuali forme di vita si sposta dal remoto passato ai giorni nostri».

C’è da dire comunque che acqua su Marte era già stata trovata sotto forma di ghiaccio nelle regioni polari dove è mescolata a polvere. Tuttavia la gran parte di essa si troverebbe nel sottosuolo sotto forma di permafrost, una mistura di terreno fine e ghiaccio comune nelle tundre terrestri. L’acqua sarebbe stata avvistata nelle profondità di grandi canyon che taglierebbero appunto questo stato di permafrost rendendo il terreno impregnato d’acqua.

Il sistema di canyon in cui è stato fatto l’avvistamento è quello della Valles Marines, precisamente nella zona centrale dove tre canyon paralleli confluiscono in un’unica depressione larga 600 km e profonda in alcuni punti 7 km.. In molti punti inoltre si è visto che le pareti sono crollate, provocando frane gigantesche. Il materiale franato è molto più fluido di quello che caratterizza simili episodi sulla Terra. Poiché l’atmosfera del pianeta rosso è molto tenue, acqua e ghiaccio presenti nel suolo potrebbero spiegare la morfologia delle frane, così come molti altri misteri della superficie del pianeta.

Contrariamente alle apparenze comunque, la superficie marziana è estremamente inospitale. Il terreno, cosparso di particelle di sabbia e frammenti di roccia vulcanica di tutte le dimensioni, scagliati ovunque dall’impatto di grosse meteoriti, appare molto reattivo dal punto di vista chimico. Inoltre, durante il giorno è bombardato dalla radiazione ultravioletta del Sole, per cui non solo l’ambiente è ostile alla vita, ma è in grado di aggredire e di distruggere velocemente qualunque sostanza organica vi piovesse sopra, ad esempio trasportata da comete e meteoriti. Lo strato superficiale è costituito soprattutto da silicati ed è ricco di ossidi di ferro, che conferiscono al pianeta la sua caratteristica colorazione "arrugginita".

Il cammino per una missione umana dunque è ancora lungo, ma le motivazioni sono cresciute e questa notizia sensazionale non può che far bene alla NASA ed a tutti i programmi spaziali, visti gli ultimi insuccessi, proprio con alcune sonde destinate allo studio del pianeta del Sistema Solare più simile alla Terra.

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