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L’uomo e la Città

Verso uno sviluppo umano e sostenibile

di Enrico Cipriano

Dal 6 al 8 settembre 60 studiosi provenienti da 24 paesi si sono riuniti a Napoli per riflettere sull’uomo e la città, presentando i risultati della ricerca e confrontando le diverse esperienze sulla qualità della vita nei centri urbani. Il convegno, inserito nelle iniziative culturali del Giubileo, si è concluso il 9 settembre a Roma con la consegna a Giovanni Paolo II della Dichiarazione di Napoli, un documento che riassume in dieci punti i principi ai quali bisogna ispirarsi per promuovere lo sviluppo umano e sostenibile nella città del Terzo Millennio.

Ma cosa s’intende per sviluppo umano e sostenibile e qual è il loro rapporto con la città? Lo sviluppo è quel processo che consente ad una società di soddisfare i propri bisogni. E’ ritenuto sostenibile quello sviluppo che risponde alle necessità della generazione presente senza limitare le possibilità di soddisfacimento dei bisogni delle generazioni future. La città è il cuore dello sviluppo, il luogo in cui più profonde sono le trasformazioni ma dove più elevato è il degrado sociale e ambientale, più forti le differenze e l’emarginazione. In un mondo sempre più urbanizzato, il futuro dell’uomo è fortemente legato al futuro della città.

Il tema del confronto svolto a Napoli ha posto in gioco non soltanto l’esame di aspetti tecnici, ma principalmente questioni di senso e di valori. Parlando dello sviluppo umano si è posto l’uomo al centro, e lo si è osservato da più punti di vista: economico, politico, sociale, etico, culturale, religioso. Il futuro della città dipende dalla nostra capacità di integrare una molteplicità di punti di vista, componendoli in una visione complessiva. I problemi che si pongono oggi all’uomo richiedono il dialogo di tutte le intelligenze, la volontà di ciascuno di inserirsi in una azione globale, o meglio, universale.

Nelle città crescono i comportamenti egoistici, l’esclusione sociale, l’illegalità, la violenza. E’ tollerabile tutto questo? Un uomo che vive ma non con-vive con gli altri, che non accetta le regole che la società si dà per funzionare meglio e salvaguardare la comunità, che procede apatico e indifferente nel suo vivere separato dagli altri, finisce col separarsi anche da se stesso, dimentica e smarrisce la sua umanità. E si rende infelice. Da qui il riconoscimento della centralità della dimensione spirituale e religiosa, che sostiene e sostanzia una visione unitaria, olistica, integrata dell’uomo.

«Combattere la povertà è una questione centrale della sostenibilità urbana», ha ricordato il cardinale Michele Giordano intervenuto con un saluto al convegno. «Una città che cresce economicamente ma che fallisce nella distribuzione dei benefici, rischia di dissolversi nel conflitto. Per l’integrazione dei poveri non è sufficiente la concessione di sussidi, è necessario favorirne il reinserimento nella comunità urbana. Ridurre le differenze, pari opportunità per tutti, accesso a casa, lavoro, servizi. Apriamo ai poveri la new economy».

Senza l’intervento pubblico i poveri non potranno che aumentare. Il mondo del profitto è ancora indifferente alla povertà. E’ compito delle istituzioni pubbliche garantire l’accesso a tutti alle diverse reti. Addestrare, trasferire saperi e conoscenza, formare i giovani ai veri valori sembra essere la questione nodale.

Anche sotto il profilo della sostenibilità ecologica, le istituzioni devono unire allo sforzo per la sensibilizzazione l’intervento a tutti i livelli, da quello locale fino ad un coordinamento su scala planetaria.

Ma il dato saliente di emerso da questo convegno è la consapevolezza che prima che a un modello di città si deve pensare a un modello di uomo. Collaborazione, partecipazione, fratellanza, sono parole più volte udite nei vari interventi, parole espresse con convinzione da economisti, politici, religiosi, urbanisti, uomini provenienti da 4 continenti e quindi portatori di cultura ed esperienze di vita molto diversi.

Il responsabile dell’organizzazione del convegno prof. Luigi Fusco Girard ha proposto la costituzione di una rete internazionale di osservatori sulla città e la prosecuzione dello scambio scientifico e culturale tra le varie Università partecipanti. L’Università di Napoli sarà il crocevia di questo laboratorio permanente sulla città. Il futuro delle nostre città dipende anche dalla nostra personale disponibilità a dialogare e lavorare insieme per il bene comune.

Enrico Cipriano

 

 

 

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