Cinquantaquattresima Sessione

Giorno 103

- mentre gli altri combattono Raistlin, con il suo mantello magico che lo rende impossibile da vedere, gioca sporco colpendo più volte l’avversario. L’elfo oscuro ferito e malandato si piazza con la schiena contro un albero, aspetta il colpo e quando si sente ferire reagisce individuando il mezz’elfo, che tuttavia si allontana e ne approfitta per tirargli una freccia. Nel frattempo Faerlin affronta a singolar tenzone un drow, mentre Waldo si nasconde sotto un carro e Vint, con Sigmund riprende possesso dei cavalli e carica i nemici. A battaglia conclusa Raistlin e Waldo vanno a recuperare alcuni animali, che nel trambusto hanno strappato le corde fuggendo. Gli altri seguono Eline, che arriva di corsa annunciando che sulla collina Ylian sta affrontando almeno trenta elfi oscuri con il solo aiuto dei soldati di Sigmund. La ragazza era infatti rimasta indietro a guarire le ferite di Yalmara, ma al sopraggiungere di un gruppo di avversari era stata costretta a ritirarsi in cima ad una collinetta, chiedendo ad uno dei fidanzati di Eline (che a occhio sembrava un guerriero) di organizzare la difesa. L’uomo si era dimostrato particolarmente capace arringando i compagni con parole degne di un comandante, e organizzando bene arcieri e combattenti in modo da bloccare l’avanzata dei nemici, già in svantaggio perché obbligati a risalire il pendio.

- Faerlin, Sigmund e Vint, arrivano proprio in quel momento, travolgendo i balestrieri nemici con i loro cavalli e mettendo in fuga gli avversari rimanenti. Tra i drow in rotta Faerlin nota un tizio vestito con abiti poco appariscenti, che si cala agilmente da un albero e dà rapidi ordini per compattare la ritirata. Il gruppo attacca con frecce, proiettili e incantesimi, ma la figura si dilegua comunque nella notte. Ylian raduna gli uomini sopravvissuti e cura loro le ferite, richiamando Aimone che nel frattempo ha fatto un ottimo lavoro salvando Yalmara dal potente veleno con cui gli aggressori avevano cosparso la lama che l’aveva colpita. Vedendo che la prigioniera è cosciente il gruppo chiede come mai è stata aggredita dai suoi stessi simili. Yalmara risponde che non è sicura, ma che di sicuro ha riconosciuto Fariel (per intendersi quello che si è calato dall’albero), il miglior assassino al servizio di Naslin, lo stesso che ha guidato la prima spedizione per recuperare l’ala di Boadth uccidendo Faralan. Gli altri soldati vestono le uniformi degli uomini di Doronech, ma la cosa le pare molto strana. Faerlin le propone dunque di dare uno sguardo tra morti e feriti avversari, guardando se riconosce qualcuno. In effetti agli occhi di Yalmara si tratterebbe di seguaci di Naslin, a dispetto delle corazze e dei vessilli che portano. Per essere sicuro Faerlin interroga uno dei superstiti lanciando di nascosto un incantesimo di lettura del pensiero. Grazie a questo stratagemma si scopre che Yalmara ha ragione, benché l’elfo oscuro ferito affermi di essere al servizio di Doronech, mentendo spudoratamente. Restano comunque numerosi dubbi sulle reali intenzioni di Naslin, e sul suo ruolo all’interno dei giochi di potere.

- Il gruppo interroga anche i tre fidanzati di Eline, ancora frastornati dall’incantesimo di fascino della Vixen. Affermano di ricordare ben poco di ciò che è capitato. Il più giovane sa di aver vissuto a lungo come esploratore e fuorilegge, e di aver incontrato Eline fuggendo dopo un furto. Il fidanzato più vecchio, cioè quello che conosce la magia, al contrario ha ricordi più chiari, e rammenta di essere stato l’apprendista di Asling, la strega del nord, ma di aver ricevuto un trattamento poco garbato. All’epoca Eline era già con lui e con la strega, e i due furono cacciati via insieme. Tutto il resto rimane confuso, tranne il fatto che egli continuò i suoi studi anche a casa della Vixen, ma nascose alcuni appunti in un cassetto magico, lo stesso che Waldo ha trovato e portato con se. Grazie all’aiuto del mago l’hobbit riesce infine a tirarne fuori il contenuto, una serie di fogli relativi alla licantropia. Il terzo fidanzato è anche lui molto giovane, e afferma di chiamarsi Uther, dell’ordine dei Sacri Custodi. Non ricorda come ha incontrato Eline, ma sa che prima di allora faceva parte dell’ordine guerriero che protegge Uisen, la vicina città, capitale del terzo regno di Luthany (il luogo dove il gruppo è diretto); se il gruppo lo desidera potrà alloggiare presso la casa di sua madre, che sicuramente metterà una buona parola considerando ciò che è stato fatto per liberare il figlio. Dal canto suo Eline se ne sta mogia in un angolo, triste perché la sua graziosa casetta è andata distrutta e persino i suoi fidanzati “non sono più innamorati di lei” (non sembra rendersi conto che è la sua innata magia ad affascinare). Sigmund le sta appresso, la copre con il proprio mantello e la rassicura…in tutto questo Faerlin non nota energie magiche, e dunque si convince del fatto che effettivamente il principe agisca di propria iniziativa e non sotto l’influsso di un incantesimo. Aimone, vedendo i due, butta un’occhiata rassegnata a Vint e sospira.

- il gruppo, con Sigmund, Eline e i soldati, riparte in piena notte, accompagnato da Uther. Gli altri due fidanzati decidono di andare per la propria strada. Il viaggio dura circa un giorno e verso il tardo pomeriggio viene raggiunta Uisen. La città è fatta da numerosi canali sia concentrici che a raggiera, a formare una sorta di ruota. Le strade costeggiano i corsi d’acqua artificiali e collegano i diversi isolotti attraverso piccoli ponti di pietra. Le aree più esterne sembrano adibite a coltivazioni e frutteti, con la neve spalata accuratamente e diversi sacerdoti che invocano i loro dei e lavorano assieme ai contadini riscaldando i campi e l’aria con la propria magia. Uther con orgoglio spiega che grazie a questo sistema è possibile avere frutti e primizie tutto l’anno, trasformando Uisen in un paradiso benedetto dagli dei. Anche i quartieri interni sembrano molto curati e puliti: non ci sono mura a separarli dall’esterno ma solo siepi fiorite e ponti. I palazzi sono grandi e con ampi cortili e portici, mentre al centro della città svetta l’acropoli con il tempio (stile tempio greco), l’unica area protetta da una cinta muraria. La gente è cordiale e gentile, e saluta gli stranieri benedicendoli e invocando dei e santi. Ylian capisce il clima del posto e avverte gli altri spiegando che è meglio evitare rutti, parole volgari e altre stupidaggini da taverna tipiche della compagnia. Il gruppo continua a seguire Uther, che nel frattempo ha ritrovato i propri compagni della milizia e ha scoperto che per ben due anni è stato dato per disperso. Felice di aver rivisto i propri amici il giovane si avvia verso la casa di sua madre. Il palazzo è ampio e con un grande cortile interno. Al gruppo e ai soldati di Sigmund viene concesso l’utilizzo delle stalle per gli animali, e dell’intero piano terra per riposare, mangiare o lavarsi; nel frattempo Uther parlerà con la madre, la sacerdotessa Brisene. Quando Faerlin gli chiede come mai accetta che Eline rimanga nella sua casa il giovane risponde che è stata proprio sua madre ad insegnargli che è meglio non portare rancore, confidando nella provvidenza e nel destino deciso dagli dei.

- Dopo essersi lavato di dosso stanchezza e sporcizia il gruppo cena con Uther e Brisene. La sacerdotessa è anziana, vestita di bianco, parla ai membri del gruppo con molto garbo chiamandoli “figli” e ascoltando con attenzione i loro racconti. Riguardo alla possibilità di incontrare l’autorità più alta della città per discutere delle problematiche dell’isola rimane tuttavia titubante: Pochi sono riusciti a incontrare la Matriarca, o ad accedere all’acropoli. Le caste sociali sono infatti rigide e ben definite, e comprendono la gente comune, i sacerdoti del primo gradino (come Brisene), quelli del secondo e infine gli alti sacerdoti (il terzo gradino). Questi ultimi sono gli unici ad avere l’onore di poter parlare con la matriarca, mentre gli altri hanno accesso al tempio e basta, e solo durante le cerimonie più importanti. Per poter visitare la Signora di Uisen in via eccezionale è necessario avere un motivo più che valido. Di recente un gruppo di nobili cavalieri è riuscito ad entrare comunque.

- Di fronte a queste parole il gruppo, che negli ultimi tempi ha notato come la propria strada si sia affiancata a quella di un gruppo di misteriosi uomini a cavallo e di un’ombra oscura simile ad un drago, decide di indagare. Pare che i personaggi in questione siano proprio i cavalieri con le armature ramate visti dal gruppo, e giunti per chiedere consiglio alla matriarca riguardo a come stanare e sconfiggere un tremendo drago oscuro. Poco convinti Vint, Raistlin, Waldo e Sigmund vanno a parlare con la guardia all’ingresso del quartiere del tempio, un uomo alto, massiccio, pelato e dallo sguardo truce, che indossa una lunga tunica rossa sotto la quale è ben visibile una robusto corazza. Ha anche un piccolo ciondolo a forma di martello che gli pende dal collo, e un martello da guerra molto più grande e pericoloso tra le mani. La sua voce è profonda e determinata, anche se garbata… e il gruppo intimorito manda avanti Sigmund. Il principe spiega la situazione ma il guardiano sembra irremovibile: la sua fedeltà e il suo modo di fare ligio e disciplinato sono tali che non si trova un modo per passare. Gli ordini sono ordini, e nessuno è autorizzato ad entrare senza una buona causa, ancor più se vuole disturbare la Matriarca. Inoltre è sera, gli ultimi visitatori sono stati i cavalieri giunti in città da pochi giorni, e nemmeno loro sono ancora usciti… quando saranno fuori l’acropoli verrà chiusa per la notte. Riguardo alla possibilità di portare all’interno anche solo una richiesta di permesso il guardiano spiega che sarà lui stesso ad occuparsene, ovviamente in giorno dopo perché tra poco finirà il suo turno e lui, come è suo dovere, tornerà a casa e non vedrà dunque i suoi superiori. Tra un gesto di stizza e l’altro il gruppo decide di aspettare, sperando di poter incontrare almeno questi strani cavalieri (prima o poi usciranno), e nel frattempo chiede informazioni al riguardo. Pare si tratti di un antico ordine di guerrieri erranti e cacciatori di draghi, tutti umani, giunti circa una settimana prima sulle tracce di un’oscura creatura. Dopo aver parlato con la Matriarca hanno continuato le loro ricerche, ma senza risultato.

- il gruppo aspetta, finché in effetti cavalieri escono. Visti da vicino appaiono come cinque umani, due giovani, una ragazza sui trent’anni circa, un uomo adulto e un anziano. Sono tutti vestiti con splendide armature che ricordano le forme di un drago, adornate da numerosi fregi e applicazioni di rame che abbelliscono il freddo acciaio delle piastre. I cinque passano di fianco al gruppo e proseguono per la loro strada. Il gruppo li ferma chiedendo chi sono, cosa ci fanno li e come hanno fatto ad entrare. I cavalieri spiegano di essere i discendenti dell’Ordine del Drago Ramato, cioè di quei cavalieri della rosa che, un tempo, si allontanarono dai propri compagni per dare la caccia ai draghi, finendo per disperdersi. Il loro sangue tuttavia non si è estinto, e i pochi discendenti di tanto illustri antenati si sono ora riuniti per dare la caccia ad un terribile drago d’ombra, in modo da riscattare la fama dei loro padri. La loro missione è dunque di vitale importanza, e il nemico davvero pericoloso, inoltre i cavalieri del Drago Ramato godono di grande stima in queste terre…per questo sono stati accettati al cospetto della Matriarca, la cui bellezza è tale che essa non può mostrarsi e parla nascosta da velo senza che sia possibile avvicinarla. La cosa convince poco Waldo e Raistlin, che non sanno se fidarsi sia delle persone che hanno di fronte che di una Matriarca che riceve pochissime visite e si nasconde dietro una tenda. Vint nel frattempo approfitta del momento e mostra con orgoglio la propria armatura da cavaliere e le numerose zanne che vi ha aggiunto, finendo tuttavia per essere deriso (affermare che dei denti di grifone sono artigli di drago sperando di ingannare proprio un cacciatore di draghi è eccessivo). La discussione finisce per animarsi ulteriormente, al punto che il gruppo è costretto ad allontanarsi, ma non prima di aver scoperto che i cavalieri hanno anche fatto visita a Brisene, e che l’indomani partiranno nuovamente alla ricerca della loro preda, forti delle indicazioni che le visioni e le potenti magie divinatorie della Matriarca hanno fornito.

- il gruppo ritorna dunque a casa di Uther e chiede alla sacerdotessa se è vero che i cavalieri del drago sono passati a visitarla. La donna annuisce e racconta che suo marito, morto da pochi anni, era proprio un discendente dei primi Cavalieri del Drago Ramato (teoricamente anche in Uther scorre lo stesso sangue). L’ordine fu creato duecento anni orsono da quei paladini della rosa che, rei di aver inconsapevolmente risvegliato e liberato un potente drago malvagio, cercarono di espiare le proprie colpe dando la caccia a draghi e creature oscure di ogni sorta. Il loro cammino tuttavia li portò sempre più lontani da quelle manifestazioni di cavalleria e cortesia tipiche degli altri nobili dell’ordine, al punto che furono trattati alla stregua di rinnegati, finché si sciolsero. I loro discendenti tuttavia conservarono la memoria, e continuarono ad addestrarsi nell’uso delle ermi e a mantenere lucide le corazze dei loro padri, nella speranza che un giorno una terribile minaccia sarebbe sorta, un drago tanto terribile che, se sconfitto, avrebbe permesso di riscattare la memoria dell’ordine di fronte ai cavalieri della Rosa. È per questo che essi si sono nuovamente uniti ora, cercando l’aiuto della Matriarca e del marito di Brisene, che tuttavia purtroppo non è più in vita. Il gruppo ascolta attentamente la storia, ma non pare convinto e continua a credere che sotto tutto questo vi sia qualche fine non propriamente luminoso, nascosto dall’apparente valore di questi strani condottieri

 

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