tradizionale...

"L'economia del Comelico è molto simile a quella delle altre aree con analoghe caratteristiche alpine.
Le attività umane, tipicamente montane, sono volte da sempre verso la migliore utilizzazione delle scarse risorse ambientali, prevalentemente per le esigenze di sostentamento; particolare importanza ebbe in passato l'allevamento del bestiame (foto "Costalta-Pascolo" , in altra pagina), oggi purtroppo in forte declino, salvo in poche aree dove è sostenuto anche da iniziative cooperativistiche.
La gestione delle risorse forestali, data la grande ricchezza di materia prima, è sempre stata nei secoli importantissima occasione di lavoro e di reddito: fortunatamente è ancor oggi abbastanza attiva per quanto riguarda la prima fase della lavorazione del legname, ossia il taglio delle piante, la segatura dei tronchi e il trasporto all'esterno delle taglie e del tavolame.
L'agricoltura, sempre poverissima e rudimentale, è stata praticamente abbandonata fin dal secolo scorso; fino allora consisteva soltanto in modestissime coltivazioni d'orzo e di patate per l'alimentazione e di lino per la tessitura: quest'ultima è scomparsa a sua volta dalle attività artigianali locali. Le difficoltà di sopravvivenza su queste povere terre montane hanno però favorito il sorgere di particolari forme di autonoma organizzazione collettiva per realizzare la più razionale utilizzazione delle risorse locali silvo-pastorali che risalgono a circa un millennio fa: le Regole del Comelico. Esse costituiscono tuttora un notevole esempio di autonomia sociale di grande interesse storico ed anche giuridico..."
(CAI Sez. Valcomelico e Sappada, Dolomiti del Comelico e Sappada, Ediz. Dolomiti - Cortina, 1995, pp.10-12)


Il taglio del fieno, in passato (fino agli anni '50),
non veniva effettuato solo nei campi attorno al paese, ma anche in alta montagna,
come, per esempio, a Vissada o in Spina.
L'eco di quei tempi si può "sentire" nel suggestivo racconto di Lucio Eicher Clere
"Il cadon di Dvane",
nella testimonianza di Gina Casanova Palù
"Al landro de Spina"
e nella rievocazione di Maria Stella Casanova Fuga
"D'estate, mezzo secolo fa, a Vissada"

La latteria di Costalta oggi:
se ne parla in un interessante articolo, che riportiamo in altra pagina,
"Una donna continua l'arte del casaro",
apparso sul "Gazzettino" (2001)
a firma di Lucio Eicher Clere.
L'unica latteria turnaria del Cadore si trova a Costalta, dove si segue l'antica tradizione.
Il "mistro" è Graziella Casanova Fuga,
che lavora 6 quintali di latte al giorno, per 13 forme di formaggio di 6 kg...


 Febbraio 2013:
Una bella notizia...

Galleria di immagini:
Visita di alunni di Cortina alla latteria...
(primavera 2004)
All'inizio dell'estate si compie, da secoli,
la monticazione nelle malghe di Visdende;
in settembre è l'ora di
"desmontié":

"L'antico rito della monticazionze si rinnova a Londo" (giugno 2002)

L òra dal "desmontié" (articolo scritto in ladino - settembre 2002)

 Un interessante studio di PIERGIORGIO CESCO FRARE su questa tematica:
"Le strade delle peccore" note etnografiche e toponomastiche
in margine agli antichi laudi del centenaro di Comèlico Inferiore

(Viene presentata la situazione economico-sociale del Comelico Inferiore nei secoli XV e XVI -
In altra sezione del sito pubblichiamo una sintesi del volumetto)


Il formaggio, denominato "Nostrano di Costalta",
è un "prodotto tipico" italiano.
Ecco alcune notizie, tratte da due siti Internet,
il secondo dei quali, purtroppo, lancia un allarme:
"Formaggio in via di estinzione"...

 Dal sito "Prodotti tipici"
http://www.prodottitipici.com/testo.asp?t=0161

Nostrano di Costalta

Materia prima: latte intero, da razza Bruno-alpina. Alimentazione: prevalentemente fieno della zona e/o, quando disponibile, erba fresca.
Tecnologia di lavorazione: si porta il latte crudo a circa 32 gradi, aggiungendovi caglio in polvere di vitello. Coagula in 40 minuti circa. Dopo la rottura della cagliata (a dimensione di chicco di frumento) si cuoce a 42 gradi per circa 20 minuti. Dopo queste operazioni, la massa viene lasciata riposare 5 minuti, quindi si estrae e si mette negli stampi, ove rimane per una giornata. La salatura si effettua per bagno in salamoia (14%) durante 48 ore. Matura in 1-3 mesi, in ambiente a 15 gradi e umidità media, dove le forme vengono girate ogni tre quattro giorni, lavate con spazzola e acqua tiepida. Resa 8-9%.
Stagionatura: di solito non è necessaria.
Caratteristiche del prodotto finito: altezza: cm 12; diametro: cm 30; peso: Kg 6-6,5; forma: cilindrica; crosta: dura, gialla; pasta: compatta, con rada e piccola occhiatura, di colore giallo in varie tonalità; sapore: dolce.
Area di produzione: Comune di San Pietro in Cadore (BL).
Calendario di produzione: dal 27 giugno al 14 settembre in malga; dal 1 gennaio al 26 giugno in latteria.
Note: formaggio di antica tradizione locale.
Nell'ambito della Mostra mercato dei prodotti agricoli e lattiero-caseari della provincia di Belluno (a Sedico, in ottobre) ha ottenuto nel 1989 il primo posto al "Concorso dei formaggi di latteria e di malga della provincia di Belluno" per il tipo estivo (fatto in malga).
Fonte: Atlante dei Prodotti Tipici Italiani, INSOR, 1989-1995

Dal sito "Formaggio.it - Il Portale del Formaggio"
http://www.formaggio.it/nostranocostalta.htm

Nostrano di Costalta

Prodotto con latte vaccino intero.
Ha forma cilindrica con un'altezza di cm. 12 ed un diametro di cm. 30; peso kg. 6; la crosta è dura, gialla; la pasta compatta con piccola occhiatura di colore giallina; il sapore è dolce.
Non richiede stagionatura.
Prodotto dal 27 giugno al 14 settembre in malga nel Comune di San Pietro di Cadore (BL).
Formaggio in via di estinzione.


 Settembre 1988:
"Premiato il formaggio di Costalta!"



A Costalta, in via Chiappetin, nel negozio "Alimentari DE VILLA"
viene oggi commercializzato
il Formaggio Tipico della Val Comelico...



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Un'attività indispensabile,
in passato,
era quella degli
artigiani,
uomini e donne,
che realizzavano gli oggetti utili
a soddisfare le necessità più urgenti.


Riproduciamo,
in altra pagina del sito,
una chiara presentazione di tali lavori,
attraverso un brano tratto dal volume
di Giovanni e GianMario de Bettin
"n'ota inera..."
:
C'era una volta... l'artigianato


Risale al 1975 ...
La "Prima Mostra d'Artigianato locale" costaltese

Con gallerie di foto
documentiamo
la "Mostra dell'artigianato su legno" 2002
e la mostra "Il legno si fa arte" 2003

Altre notizie
nella pagina relativa alle mostre... dell'artigianato locale
"Il Museo"


Il lavoro nei boschi
rimane un'attività "vitale", a Costalta,
come in tutti i paesi di montagna.

Questa voce importante dell'economia è documentata,
 in modo ricco ed esauriente,
nel volume del costaltese Marco Casanova De Marco
"Il lavoro nei boschi - La tradizione ladina nell'alto bellunese"
- Maggio 2000 -
La copertina e parte della "Premessa" del libro, scritta da di F. Lasere Filon, sono sotto riprodotti.
Il link qui suggerito... porta alla pagina del sito "Union Ladina del Cadore de Mèdo",
dove è stato pubblicato l'interessante volume


Boscaioli durante la depezzatura dei tronchi
eseguita con il segone americano, negli anni '50
(Foto riportata nel volume)

  "Con questa pubblicazione, ricca di documentazioni linguistiche ed etnografiche relative al lavoro nei boschi nelle zone dell'Alto Bellunese, si è voluto contribuire attivamente alla valorizzazione della parlata ladina e della cultura popolare di queste vallate, nonché proporre uno spunto riflessivo sulla diversità di interazione dell'uomo con la terra al giorno d'oggi rispetto a un'epoca assai vicina.
L'industrializzazione nel settore dell'occhiale e l'espansione delle attività turistiche in tutti i comprensori, hanno contribuito in maniera sostanziale all'abbandono delle attività agro-silvo-pastorali caratterizzanti queste zone.
Fino a cinquant'anni fa tali occupazioni costituivano la principale fonte di sostentamento e, più recentemente, un'integrazione di reddito per numerose famiglie. Ma la mancanza di una gestione puntiforme del territorio che queste attività rendevano possibile, contribuisce ad incrementare fortemente il pericolo di una rottura naturale dell'equilibrio che ha permesso la permanenza in queste vallate di innumerevoli generazioni di montanari.
I prati non falciati, il corso dei ruscelli intasato e la nascita di nuove linee di deflusso, l'invecchiamento dei boschi denotano una situazione di trascuratezza di tale equilibrio, con l'utopistica convinzione di una permanente immobilità dell'ambiente naturale.
Da qui la necessità di raccogliere le testimonianze di coloro che direttamente hanno vissuto e contribuito al mantenimento di queste terre, utilizzando l'esperienza e la conoscenza delle tecniche tramandate di generazione in generazione..."


 La segheria di Costalta... negli anni '30

 La falegnameria di Omar De Bettin
(mobili in stile antico)

 Le miniature in legno di Egidio Casanova De Marco
(ricostruzioni di oggetti e ambienti del passato)

 Lavori in legno di Celso Casanova De Marco




Ecco come Alberto De Bettin,
verso la fine degli anni '80,
ha visto la... fine della tradizionale economia basata sull'allevamento del bestiame
(a destra la traduzione italiana)


 Parla el sampogne

Era vèrdo 'l nos Comélgo
cuön ch' sonón par ste valade,
in Comélgo era na festa
cuön ch' pasón ple nostre strade.

A sgorlane le canàule
er la Pèrla e la Moréla
duc fadéa un complimöinto
chi la vàcia e chi la vdéla.

Ades par nöi é la sofita,
impolvrade son casù
nöi sampògne son stonàde
noi n son fate pla dovantù.

Ma in Comèlgo s' mancia 'l vace
é un brut dì cuön ch' mancia 'l nóno
al Comélgo n' é pi vèrdo
ma sarà color dl'otono.

A dlibréne dia sofita
par ch' sintida al nos conzerto
a volù ncamò sto vécio
ch' duce sèmpro à ciamó Berto.

Parlano i campanacci

Era verde il nostro Comelico
quando suonavamo per queste valli,
il Comelico faceva festa
quando passavamo per queste strade.

A scuotere i collari dei campanacci
erano la Perla e la Morela (le mucche)
e tutti si complimentavano
chi per la mucca, chi per la vitella.

Adesso per noi c'è la soffitta,
impolverati quassù
noi campanacci siamo stonati
non andiamo bene per la gioventù.

Ma se in Comelico mancano le mucche
è un brutto giorno quando manca il nonno
il Comelico non è più verde
ma avrà il colore dell'autunno.

A liberarci dalla soffitta
perchè si senta il nostro concerto
c'è stato ancora bisogno di un anziano
che tutti sempre hanno chiamato Berto.


La "ricostruzione" dei campanacci...
(conservata nel Museo della Cultura Alpina di Padola)


La raccolta e la vendita dei funghi
ha costituito, in passato,
una voce, a volte importante, del "bilancio" di alcune famiglie costaltesi.

Oggi la raccolta coinvolge diversi appassionati,
che vedono, a volte, premiata la loro "fatica",
come dimostra la seguente foto,
che raffigura un porcino del peso di 1 Kg...



Fungo trovato da Sergio De Villa, nell'estate 2001,
nei boschi di Costalta. Ma... dove?
Mistero di fungaioli! Non si saprà mai!


L'estate 2002
è stata una stagione ricca... di funghi!

Documentiamo,
con notizie e foto,
l'evento "passato alla storia" come...
"Una stagione memorabile"

...e le raccolte degli anni
2005
e
2006

"Magra", invece,
la raccolta del 2003!


Riportiamo, in altra pagina, un articolo
pubblicato, nel 1975, nel notiziario redatto dai giovani
"da Postauta a Giò Auto", allegato a "ECHI di Costalta",
dal titolo emblematico (e attuale?)
"Cercatori di funghi, unitevi!"




Economia "moderna"...



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