relazioni tra occlusione e postura

CHE COSA SI INTENDE PER POSTURA?

L'equilibrio posturale del corpo umano dipende da una corretta organizzazione neurofisiologica dell'attività muscolare; finchè la muscolatura è in grado di agire in perfetto equilibrio di forza e in sincronia, l'equilibrio della persona sarà quello ideale.
La posizione ideale vista al "filo a piombo" è quella in cui la testa è perfettamente allineata sul tronco e la posizione delle orecchie, delle spalle e del bacino sul piano orizzontale è parallela reciprocamente.
In presenza di una disorganizzazione tra le forze muscolari, l'equilibrio della persona è alterato e dall'analisi posturale si può vedere che l'asse verticale del corpo non coincide più con il filo a piombo, così come le spalle e il bacino non si trovano più su un piano orizzontale e parallelo.
Questo squilibrio rimane asintomatico finchè il corpo è in grado in qualche modo di compensarlo. Nel momento in cui il corpo non riesce più ad ottenere la compensazione, lo squilibrio diventa sintomatico, dando luogo nella maggior parte dei casi a dolori e, se protratto per molto tempo, anche a un'artrosi da microtraumi da carico alterato.
Quali sono i motivi per cui la muscolatura non è più in grado di svolgere la propria funzione?
Sappiamo che i muscoli che regolano il movimento del nostro corpo sono suddivisi in due categorie:
a) i muscoli volontari, che muovono le parti ossee;
b) i muscoli involontari, che muovono le viscere.
I muscoli volontari sono così chiamati perchè possono essere controllati direttamente dalla nostra volontà. Tuttavia, una gran parte delle loro funzioni viene memorizzata e organizzata dal sistema nervoso centrale durante i primi anni di vita e ciò permette di svolgere funzioni essenziali a livello subconscio, alleggerendo l'attività cerebrale e consentendole di dedicarsi con maggiore attenzione alle altre mansioni.
Le due funzioni basilari per un buon equilibrio biomeccanico che il corpo umano svolge utilizzando i muscoli volontari, tramite un'attività subconscia e sincronizzata, sono le deglutizione e la deambulazione.
Tutta la struttura della bocca, i denti e la lingua hanno un'enorme importanza neurologica. Basti pensare che un terzo dei circuiti cerebrali deputati al, 'elaborazione delle istruzioni per la periferia vengono utilizzati per la gestione della masticazione e della deglutizione.
Queste funzioni sono in vario modo collegate all'occlusione, cioè all'allineamento e combaciamento dei denti.
Se i denti non combaciano in modo giusto, ciò creerà un'interferenza con un terzo del nostro sistema nervoso; in altre parole, se l'occlusione non è corretta, può inviare impulsi errati al cervello, che a sua volta controllerà male la parte motoria del corpo, alterandone la struttura.


Deglutizione ed Occlusione

La prima vera funzione muscolare volontaria del nostro organismo è la deglutizione.
Già prima di nascere, nel seno materno, il nascituro è in grado di deglutire il liquido amniotico, preparando quella funzione che gli sarà indispensabile per la sopravvivenza durante tutta la sua vita.
Appena nato, dovrà alimentarsi al seno materno e saper già deglutire il latte.
La funzione della deglutizione accompagnerà, quindi, la persona per tutta la vita a un ritmo di circa milleduecento deglutizioni al giorno e cinquecento-ottocento a notte.
Ovviamente nella deglutizione sono coinvolti molti muscoli del cranio e del collo. Nell'adulto la forza esercitata dai muscoli della deglutizione a ogni contatto delle arcate dentarie e della lingua sul palato è di circa trenta chilogrammi, pari alla metà della capacità massima della forza dei muscoli della masticazione, che è dunque di circa settanta-settantacinque chilogrammi.
Affinchè la deglutizione avvenga in modo fisiologico è indispensabile che il contatto dei denti e delle arcate sia corretto; è facile comprendere come una malocclusione possa alterare il rapporto cranio-mandibolare che, a sua volta, influenzerà negativamente tutto l'equilibrio del corpo, provocando sintomi in zone non direttamente implicate.
Per esempio una piccola otturazione un po' più "alta" del necessario, che provoca un contatto prematuro di un dente, che tocca prima degli altri, può causare tutta una serie di reazioni muscolari a catena.
Per evitare di sentire quel noioso disturbo, il corpo mette in atto dei meccanismi per eliminarlo.
La mandibola sarà spostata da un lato per non sentire il dente più alto. I muscoli della masticazione verranno contratti in maniera anormale, cioè qualche muscolo dovrà contrarsi di più e qualcuno di meno per deviare la traiettoria della mandibola.
Lo squilibrio dei muscoli della masticazione creerà squilibrio ai muscoli del collo; avremo, perciò, una spalla più alta dell'altra e la muscolatura del tronco sarà coinvolta, compensando il tutto con la creazione di curve scolíotiche nella colonna vertebrale.
Si verificherà, inoltre, una rotazione del bacino per cui un'anca sarà leggermente più alta dell'altra e quindi anche la gamba corrispondente sarà leggermente più corta.
Il corpo, per mantenersi in piedi dovrà a questo punto contrarre in modo differente i muscoli dei glutei, delle cosce e delle gambe.
Le conseguenze di un piccolo problema come quello di un'otturazione sbagliata possono, quindi, essere disastrose.
Lo stesso succede se manca un dente. La lingua non essendo più contenuta all'interno del- l'arcata dentaria dal lato dove manca un dente, eserciterà nella deglutizione una forza non più centrale verso il palato, bensì nella zona priva del dente, protrundendo dall'arcata dentaria stessa.
Questa situazione produrrà squilibrio nei muscoli sottostanti la mandibola con tutta la serie di meccanismi che abbiamo già visto.
Se l'occlusione è in qualche modo alterata, può modificare completamente la postura perchè, come abbiamo già detto, un terzo del nostro sistema nervoso si trova coinvolto con la bocca .

Relazioni tra occlusione e postura - Approfondimento

La colonna vertebrale può essere considerata l'albero portante del nostro corpo le cui sartie sono rappresentate dalla muscolatura che agisce sulle singole vertebre.

Tale muscolatura è costituita sia dai muscoli intrinseci alla colonna stessa, ossia quei muscoli che collegano fra di loro le vertebre, sia da quelli che hanno rapporti diretti o indiretti con gli altri segmenti corporei (bacino, arti inferiori, arti superiori, testa).

Questo sistema di tiranti, grazie ad un sottile gioco di tensioni muscolari atte a tenere sempre il baricentro del corpo sulla base di appoggio, si oppone alla forza di gravità e assorbe e compensa tutte le sollecitazioni meccaniche provenienti dall'esterno.

Se però si determina uno squilibrio di tale muscolatura, la colonna assume una atteggiamento viziato venendo così sottoposta ad un sovraccarico che termina inevitabilmente nel dolore.

La testa gioca un ruolo essenziale nel mantenimento di tali equilibri proprio perché poggia su di essa ed i suoi movimenti sono possibili grazie alle articolazioni fra il cranio, prima e seconda vertebra cervicale.    

I muscoli che mantengono e muovono la testa sul collo ed il collo sul tronco partono dalle ossa del cranio e si inseriscono sulle vertebre cervicali, sulla clavicola, scapola e sterno.

Alcuni di questi muscoli, inoltre, sono sinergici con quelli che originano dalla mandibola, la cui posizione ed i cui movimenti sono condizionati dall'allineamento dei denti. 

Poiché l'articolazione temporo-mandibolare viene continuamente stimolata durante le più comuni funzioni quali la respirazione, la fonazione, la masticazione e la deglutizione, in presenza di una malocclusione dentale si può causare un lavoro anomalo dei muscoli del collo, con ripercussioni negative, quindi, sull'equilibrio di tutto il corpo.

Le cause di una malocclusione dentale possono essere molte: anomalie primarie o secondarie ad estrazioni dentarie, protesi o restauri scorretti, artrosi dell'articolazione temporo-mandibolare.

Presentazione di un caso clinico

   

Vediamo ora un esempio pratico del modo in cui una malocclusione dovuta, ad esempio, ad un dislocamento laterale della mandibola, può provocare una scorretta postura.

Analizzando un corpo perfettamente in equilibrio si noterà come l'asse verticale mediano coincide con un filo a piombo che passa per il baricentro. Gli assi passanti per i padiglioni auricolari, le spalle, le anche e le mani sono paralleli al terreno.    

Questa posizione di equilibrio è possibile, come abbiamo visto, solo se esiste equilibrio fra le masse muscolari.

In presenza, invece, di un dislocamento laterale della mandibola i muscoli stessi che articolano la mandibola si trovano in uno stato di sofferenza.

Le ripercussioni sulla muscolatura del collo portano ad una flessione laterale del capo, che si avvicina alla spalla dallo stesso lato del dislocamento della mandibola; la spalla risulterà inoltre più alta della controlaterale.

In queste condizioni la colonna vertebrale risulta deviata sul tratto cervicale. Inevitabilmente si formano altre curve compensatorie a livello toracico e lombare affinché venga mantenuto l'equilibrio del corpo.

Questo, però, causerà per via riflessa altri squilibri muscolari a carico della muscolatura del bacino e degli arti inferiori.

La silhouette di questo corpo è ben diversa da quella ideale: il baricentro è spostato rispetto al filo a piombo; le orecchie, le spalle, le anche non si trovano su piani paralleli ed orizzontali; le braccia sembrano avere lunghezze diverse; i piedi e le mani hanno posizioni differenti.

Ovviamente, non tutte le cause di un errato assetto posturale sono determinate da una malocclusione dentale.

Vi sono, infatti, moltissimi fattori che possono portare ad un tale squilibrio, come per esempio scoliosi, artrosi, eventi traumatici alla colonna stessa, sovrappeso, dismetabolismi e squilibri muscolari su base funzionale le cui cause si trovano in una sede diversa da quella temporo-mandibolare.

Per esempio dismetrie degli arti inferiori o difetti di appoggio causati da distorsioni mai curate o mai guarite oppure da un cedimento dell'arco plantare.

Stabilire una precisa diagnosi è di fondamentale importanza per poter intervenire sulle cause.

Nel piano terapeutico e di riabilitazione funzionale bisogna, infatti, seguire sempre lo stesso iter della "malattia" se si vogliono ottenere dei risultati positivi.

Talvolta una malocclusione dentale, infatti, è la conseguenza di uno squilibrio del bacino, cosicché qualsiasi tentativo di risolvere per primo il problema dei denti fallisce, potendo determinare, addirittura, anche un peggioramento della situazione.     

Anche nel caso di mal di schiena secondario ad una malocclusione dentale qualsiasi tentativo di una terapia rivolta esclusivamente alla colonna sarebbe solo temporanea; prima o poi si manifesterebbero delle recidive.

Appare evidente quindi che una corretta diagnosi è fondamentale importanza per la corretta cura del paziente.

APPROCCIO DIAGNOSTICO SECONDO LA KINESIOLOGIA ODONTOIATRICA

Per impostare un corretto piano terapeutico, quindi, l'esame dell'individuo non si limita al solo controllo del cavo orale. La metodologia diagnostica che viene raccomandata dalla kinesiologia odontoiatrica procede infatti nel seguente modo:

Si chiede quindi al paziente di deglutire e di camminare per una decina di secondi.
Se il difetto posturale, precedentemente riscontrato nel paziente, migliora nettamente, il problema è discendente.

Se il miglioramento è parziale, il problema è misto: potrebbe essere iniziato con una malocclusione a cui poi si è aggiunto un trauma a livello vertebrale, o viceversa.

Se non si verifica alcun miglioramento il problema potrebbe essere ascendente, quindi il paziente deve essere inviato da uno specialista della postura (ortopedico, fisiatra).

Test muscolare, esame fondamentale poiché permette al Kinesiologo odontoiatra di capire quali correlazioni esistono fra debolezza muscolare ed eventuali difetti occlusali, in modo tale da poterli eliminare per ristabilire l'equilibrio muscolare e migliorare la postura.

Il test consiste, in parole semplici, nel valutare il grado di tono muscolare di alcuni muscoli, presi come campioni, sia con i denti a contatto fra di loro, ossia in intercuspidazione naturale, sia a bocca aperta. 

Generalmente viene scelto come muscolo "indicatore" il tensore della fascia lata, un muscolo della coscia semplice da testare.

In un soggetto che abbia una perfetta occlusione dentale la forza di un qualsiasi muscolo "indicatore" non cambia se i denti sono o meno a contatto fra loro, in quanto gli stimoli nervosi che provengono dal parodonto determinano una contrazione delle fibre muscolari omogenea ed equilibrata. 

Se a questo soggetto si provoca una malocclusione dentale, mettendo per esempio un piccolo rialzo su un molare, e lo si fa camminare e deglutire più volte, si noterà un indebolimento di tale muscolo quando i denti sono a contatto, mentre risulta invariato quando la bocca è aperta. 

Allo stesso modo in un soggetto con una malocclusione il muscolo testato ha un tono superiore con la bocca aperta rispetto a quando i denti sono a contatto fra di loro.

Se invece i denti sono serrati su materiale morbido, l'interferenza occlusale viene eliminata e il tono del muscolo campione non varia. 

Una delle teorie della Kinesiologia odontoiatrica è che con i denti in fase di intercuspidazione abituale è possibile individuare con estrema esattezza il muscolo sotto stress. 

Da notare che:

Esiste in proposito una precisa mappa di collegamento delle più importanti fasce muscolari con le singole aree dentarie, mappa messa a punto da Goodheart nel 1976.

Sia sta cercando anche di accertare se esistano ( come sembra ) delle relazioni di interdipendenza, tra:  area dentaria    gruppo muscolare   organo interno.

Nel caso che un elemento di questa triade si trovi in una condizione di sofferenza, anche gli altri due elementi di questa triade ne subirebbero le conseguenze. 

Sarebbe perciò possibile fare diagnosi di sofferenza di un elemento di questa triade, testando uno degli altri due.

Con metodi kinesiologici sembra possibile anche rivelare eventuali disturbi dovuti a intolleranze a determinati materiali usati per le protesi ( leghe, resine, medicinali, ecc...),     disturbi che normalmente non sono riconosciuti come riconducibili all'apparato orale. 

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