800: QUESTIONE MERIDIONALE

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Problematiche meridionali nell' Italia post-unitaria

- La Questione Meridionale

Dopo l’unità, le file dei briganti s’ingrossarono incredibilmente: i soldati del disciolto esercito borbonico si rifugiarono nel brigantaggio.briganti I contadini tolleravano i briganti perché erano i loro soli alleati contro i padroni, e perché li univa la fame di terra, la protesta contro il nuovo governo piemontese giudicato inetto. Ai briganti, diedero appoggio non solo molti religiosi, ma anche comitati segreti sorti nelle città e la corte Borbonica che da Roma, fomentava ogni tipo di rivolta in una vaga speranza di restaurazione. In Sicilia dopo il 1960, soprattutto a causa della coscrizione obbligatoria ben 25.000 giovani sfuggirono a quell’imposizione organizzandosi in bande sui monti e nelle campagne. Non di rado si traforavano in briganti, quei braccianti che alle disumane condizioni di vita nelle campagne del Sud preferivano i rischi della clandestinità. Costretti a vivere lontano dal loro luogo del lavoro, in villaggi privi di qualunque comodità, sostanzialmente servi del proprietario terriero, obbligati a prestazioni di lavoro gratuite, con salari da fame, essi maturavano contro la classe dirigente un odio violento e una volontà di vendetta che trovavano sbocco solo nella violenza. Queste sono le ragioni per cui molti contadini sfruttati si facevano briganti, sperando che la rapina, l’estorsione e il furto fruttassero quel benessere che il lavoro onesto non aveva prodotto: il brigantaggio diveniva così la protesta dei miserabili contro una situazione intollerabile.

I contadini meridionali avevano sperato che l’unità d’Italia li avrebbe aiutati a liberarsi dai grandi proprietari latifondisti. Bande di contadini armati avevano sostenuto Garibaldi con questa speranza. L’improvvisa abolizione delle dogane inondò i mercati meridionali di merci, prodotte nel Settentrione o all’estero a prezzi più bassi. Moltissimi artigiani meridionali si trovarono senza lavoro; anche i contadini, si trovarono di colpo impoveriti. I grandi proprietari terrieri, invece, non tardarono a scorgere i vantaggi che poteva offrire la nuova situazione. Essi potevano ora vendere al Nord, derrate alimentari (farine, formaggi, olio). In compenso potevano comprare dal Settentrione prodotti raffinati prima quasi introvabili, come zucchero, vetrerie pregiate, guanti e calzature di lusso.

Ciò che convinse definitivamente i latifondisti a passare dalla parte della monarchia dei Savoia, fu lacontadinosicurezza di ricevere da essa un appoggio e una difesa contro la ribellione contadina. Questa infatti, non tardò ad esplodere: interi villaggi furono occupati, e i rivoltosi crearono piccole repubbliche provvisorie. I contadini protestavano contro la coscrizione obbligatoria, e chiedevano che le terre demaniali (dello stato) venissero concesse ai contadini per i pascoli, la caccia e la raccolta del legname, anziché essere riservate ai latifondisti. La protesta assunse subito forme violente: si formarono bande armate, in cui confluivano spesso quegli stessi uomini che avevano combattuto a fianco di Garibaldi. Il governo della Destra ordinò l’occupazione militare del Meridione: un esercito di più di 100.000 soldati invase quelle regioni, mentre comuni e province erano affidati a prefetti direttamente nominati dal governo. A questo punto la protesta contadina assunse le forme del brigantaggio, fenomeno che già in passato si era manifestato nelle campagne meridionali. Abbandonati i villaggi, i briganti si ritiravano sui monti, nei boschi impenetrabili, vivendo in grotte o baracche improvvisate, armati per più della sola doppietta da caccia. A volte erano seguiti dalle donne che prendevano parte ai combattimenti contro l’esercito. Molte erano bande familiari, che radunavano una dozzina di parenti; ma alcune si estendevano alle 300 – 400 persone. I briganti assalivano i viandanti nelle strade deserte a scopo di rapina, o rubavano il bestiame dei grandi proprietari. In genere, avevano l’appoggio tacito delle popolazioni contadine, e amavano presentarsi come difensori dei deboli e vendicatori dei torti.

Il brigantaggio assunse ancor più confusi ideali politici. Infatti il movimento fu strumentalizzato da agenti dell’ex re di Napoli Francesco II, rifugiato nello Stato della Chiesa con residui dell’esercito borbonico. Una parte di questi soldati andò ad alimentare le file dei briganti, e questi ricevettero anche soldi e armi. Si sperava di ostacolare la formazione del nuovo Regno, nella prospettiva di un ritorno sul trono di Napoli della casa dei Borbone. Anche il clero favoriva i briganti: il papa infatti considerava i Savoia una potenza ostile. La repressione militare del brigantaggio, fu una guerra senza esclusione colpi. Intere regioni rimasero per lunghi periodi in balìa dei briganti, che non vi lasciavano entrare l’esercito e i rappresentanti dello Stato. Quando erano catturati i briganti venivano rapidamente processati dai tribunali militari, e condannati da pene severe. Quando la repressione si concluse, nel 1865, i briganti uccisi erano 5.200, quelli arrestati 5.050 e 2.000 i condannati dal tribunale militare a varie pene detentive. Il numero complessivo dei morti eguagliò quello dei caduti nelle tre guerre d’indipendenza.

Mentre si attuava la repressione del brigantaggio nel resto dell’Italia meridionale, in Sicilia si sviluppava la mafia. Garibaldi, aveva goduto dell’appoggio di gruppi contadini armati, i quali speravano di poter combattere contro i latifondisti. Il governo Sabaudo aveva represso le bande popolari e appoggiato i grandi proprietari. E poiché le forze dello Stato erano scarse, i proprietari accettarono di essere protetti da una forza armata illegale, appunto la mafia. L’organizzazione segreta della mafia si era sviluppata specialmente tra i “gabellotti”, che affittavano i grandi latifondi e li davano da lavorare ai mezzadri, obbligati a lavorare da salariati. Lo scopo della mafia era quello d’intimorire questi miseri lavoratori. Ma allo stesso tempo i mafiosi minacciavano anche i grandi proprietari, per impedire che richiedessero un affitto più alto e si occupassero delle loro terre. Il mezzo usato dalla mafia per ottenere questi risultati, era l’assassinio a colpi di lupara, accompagnato da un macabro rituale. Poiché costituiva uno strumento efficace contro le ribellioni popolari, subito dopo l’unità la mafia trovò forme di intesa con la classe politica moderata. In cambio di una tacita protezione, i mafiosi procacciavano voti ai candidati moderati, e ne diventavano il maggior sostegno dell’isola. Analoghe organizzazioni criminali si sviluppavano anche in altre parti dell’Italia meridionali la ‘ndrangheta in Calabria, la camorra in Campania. A differenza del brigantaggio, queste organizzazioni segrete non si contrapponevano allo Stato, ma ne cercavano la protezione con varie forme di corruzione degli uomini politici, che dovevano coprirne le attività criminose.

 

 

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