|
I figli della Calabria
La Calabria è resa grande dalle sue Genti che nei secoli sono
state conosciute ed apprezzate per la loro laboriosità, la
loro ospitalità e solidarietà; una terra che ha dato i natali
a tanti uomini illustri ed ad alcuni grandi santi che si sono
distinti nel tempo in tutto il mondo per la loro cultura, il
loro operato, la loro tenacia. Questo estremo lembo della
penisola italiana è stato punto di contaminazione e di fusione
secolare tra Genti appartenenti a popoli diversi che vi hanno
trovato sempre accoglienza e stabile dimora.
Versace:
“La Calabria è il regno dove è cominciata la favola della mia
vita: la sartoria di mia madre, la boutique d’Alta Moda. Il
”luogo dove, da piccolo, cominciai ad apprezzare l’Iliade,
l’Odissea, l’Eneide, dove ho cominciato a respirare l’arte
della Magna Grecia, così vicina a casa e che oggi considero la
mia matrice culturale e professionale. Ho beneficiato di
quella tradizione artigianale che in Calabria ha radici
profonde e si integra alla vita della famiglia. E’ questa
l’immagine che ho della Calabria …”.
Corrado Alvaro nel romanzo gente d’Aspromonte:
Quella dei pastori «è una vita alla quale occorre essere
iniziati per capirla, esserci nati per amarla, tanto è piena
come la contrada, di pietre e di spine». Il mondo pastorale
viene così evocato con un originale taglio narrativo: lirica
trasfigurazione del ricordo di chi vive altrove, ma è nato in
quella terra e quindi può capirla e amarla, che però non
esclude una precisa attenzione ai problemi economici e
sociali. Infatti la rievocazione del mondo calabrese, pur se
filtrata dalla memoria e da quella visione quasi idilliaca dei
luoghi natii che in Alvaro si avverte, è una denuncia della
vita miserabile dei pastori, delle ingiustizie profonde, della
spietatezza dei rapporti sociali, della mentalità chiusa in
un’ancestrale superstizione e in una secolare arretratezza
culturale e sociale
Ma quel mondo possedeva anche una sua intrinseca bellezza e
dei valori profondamente radicati, che poi si identificano,
agli occhi di Alvaro, coi ricordi della sua infanzia e con
quel costante sentimento di nostalgia, che sempre provò per la
sua terra. Questo mondo, severamente giudicato da Alvaro, ma
nel contempo, amorosamente rivissuto, era veramente così, ma
non bisogna piangere su di esso; occorre invece custodirne
gelosamente la memoria.
Fratelli Bandiera
I fratelli Attilio (1810-1844) ed Emilio (1819-1844) Bandiera,
figli di un alto ufficiale della marina austriaca ed ambedue
avviati alla carriera militare, votarono la loro giovinezza
alla libertà ed al riscatto dell'Italia. Fondata dapprima una
società segreta, la Esperia, e passati poi nel movimento
mazziniano, i Bandiera svolsero un intensa attività
patriottica, che non sfuggì alla polizia austriaca.
Costretti a riparare a Corfù (sotto la protezione inglese), i
Bandiera con un pugno di amici (219), per quanto sconsigliati
dallo stesso Mazzini, tentarono uno sbarco in Calabria
sperando di ridestare l'insurrezione scoppiata nel 1844 a
Cosenza ma, ignari che il moto fosse già stato stroncato per
la mancata partecipazione della popolazione, che ancora una
volta non si era mossa, furono subito scoperti: traditi da un
compagno, il corso Boccheciampe, furono catturati dai
Borbonici, processati e condannati, 8 di essi al carcere duro
e gli altri fucilati nel Vallone di Rovito, presso Cosenza (25
luglio 1844).
Tommaso Campanella
Filosofo (Stilo 1568-Parigi 1639) domenicano, fu accusato di
eresia e di cospirazione antispagnola. Arrestato, fu
condannato nel 1602; in carcere per 27 anni, poi a Roma sotto
la sorveglianza di Urbano VIII, nel 1633 si rifugiò in
Francia, dove pubblicò le opere scritte in carcere. Seguace
dal naturalismo di Telesio, volle dare dell'universo una
spiegazione razionale, considerandolo un tutto vivente e
sensibile, immagine di Dio, avente la sua unità e il suo
fondamento nell'autocoscienza: perciò cognoscere est esse.
Nella Città del Sole (1602) vagheggiò l'instaurazione di una
felice e pacifica repubblica universale retta su principi di
giustizia naturale. Della Monarchia di Spagna (1601), De sensu
rerum et magia (1620), Philosophia realis (1623), Metaphysica
(1638), Theologia (edizione 1936). Tommaso Campanella si
presenta come una figura davvero emblematica del rinascimento
italiano, epoca caratterizzata dalle tensioni culturali più
diverse e contrastanti. E di contrasti fu piena anche la
complessa personalità di questo frate domenicano che, non
ancora trentenne, aveva dovuto subire già quattro processi, e
che, implicato in una congiura antispagnola, seppe fingersi
pazzo per 27 anni, scampando così alla pena capitale, per poi
terminare la propria vita a Parigi, in mezzo agli onori e alla
generale ammirazione.
Tommaso Campanella, Giordano Bruno, Galileo Galilei,sono tre
nomi che si presentano legati insieme nell'immagine che ne
ebbe l'Italia liberale: martiri dell'intolleranza
ecclesiastica, eroi del libero pensiero e della scienza
moderna.
Francesco Cilea
Nato il 23 luglio 1866 a Palmi manifestò ancor fanciullo la
sua predisposizione per la musica. Avviato agli studi si
distinse per la sua diligenza e per il suo precoce ingegno
meritandosi una medaglia d'oro del Ministero della Pubblica
istruzione e la nomina a primo alunno maestrino. Al termine
del suo curriculum scolastico presento' come esame finale il
melodramma Gina.
Quest'opera gli aprì la strada per la composizione de La Tilda
melodramma in tre atti di A. Zanardini rappresentato il 7
aprile 1892 nel Teatro Pagliano di Firenze e in altre città
fra le quali Palmi e al Teatro dell'Esposizione di Vienna.
Successivamente nel Teatro Lirico Internazionale di Milano
presentò il dramma di L. Marenco L'Arlesiana. Nello stesso
Teatro Lirico di Milano riscosse vivi applausi con la
commedia-dramma in quattro atti di A. Colautti Adriana
Lecouvreur opera ben nota al pubblico mondiale. Ancora a
Milano al Teatro alla Scala rappresentò la tragedia in tre
atti di A. Colautti Gloria, il suo capolavoro, diretta da A.
Toscanini.
Si dedicò alla direzione dei Conservatori. Fu quindi direttore
acclamato del Conservatorio di Musica V. Bellini di Palermo e
del San Pietro a Majella di Napoli dove concluse la sua
eccezionale carriera di eminente didatta. Fu anche un geniale
autore di musica sinfonica vocale e soprattutto da camera.
Morì a Varazze il 20 novembre 1950 la città ligure che gli
offrì la cittadinanza onoraria. Palmi la sua natale gli eresse
un artistico Mausoleo illustrato dal Mito di Orfeo quale
riconoscenza.
Mino Reitano
Per otto anni studia al conservatorio di Reggio Calabria
violino, pianoforte e tromba. Giovanissimo emigra in Germania
e proprio qui, in un locale di Amburgo, si esibisce sullo
stesso palcoscenico insieme ad un gruppo che nel giro di pochi
anni diventerà famoso in tutto il mondo: "I Beatles".
Nel '66 partecipa a Castrocaro e nel '67 al Festival di
Sanremo. Nel 1968 arriva al primo posto della Hit Parade
italiana con una sua composizione: "Avevo un cuore che ti
amava tanto".
Dal quel momento inizia la scalata verso il successo con
riconoscimenti di ogni genere, dischi d'oro e tournèe in tutto
il mondo. Per otto anni partecipa a Canzonissima, la più
importante manifestazione canora televisiva degli anni 70,
giungendo sempre in finale e classificandosi ai primi posti.
La televisione gli affida innumerevoli shows e nel '77 si
cimenta nei panni dello scrittore con un romanzo intitolato
"Oh Salvatore", opera che godrà di onorificenze dai più
prestigiosi premi letterari d'Italia. Nel 1988 torna al
Festival di Sanremo con la canzone "Italia" e, sempre a
Sanremo nel '90, presenta "Vorrei"; seguono partecipazioni ad
altri spettacoli televisivi e, nel '91, ancora a Sanremo con
"Ma ti sei chiesto mai". Dal '93 in poi tournèe negli USA,
Canada, Australia e in altri paesi del mondo. Ci sarebbero da
scrivere infinite pagine su Mino Reitano ed è proprio per
questo motivo che un artista del genere non si discute ma si
apprezza.
Rino Gaetano
Rino Gaetano nasce il 29 Ottobre 1950 a Crotone, dove vive gli
anni della prima infanzia, fino a quando, nel 1960, i suoi
genitori decidono per motivi di lavoro di trasferirsi a Roma
nel quartiere popolare di Monte Sacro.
Inizia inoltre i suoi primi approcci musicali imparando a
suonare la chitarra e componendo le sue prime canzoni.
Incontra fin da subito le perplessità del mondo musicale per
il suo modo ironico e singolare di proporre i suoi pezzi, poco
"in linea" con la tendenza seriosa e di stile ideologico di
quel periodo, ma viene però notato da alcuni discografici
romani suscitando la loro curiosità (Sergio Bardotti e
Vincenzo Micocci, quest'ultimo proprietario dell'etichetta
discografica It). Debutta nella giungla discografica italiana
nei primi anni 70 per la It con un 45 giri nel quale
interpreta sotto lo pseudonimo di "Kammamuri's", una canzone
intitolata "I love you Marianna", che serve soprattutto a
confermare ancora una volta i dubbi che il mondo discografico
in genere aveva nei suo confronti . Soltanto 2 anni dopo si
ripropone con il suo primo LP "Ingresso libero" (1974) che
viene per lo più ignorato sia dal grande pubblico che dagli
addetti ai lavori ma che funge da anticamera ad un periodo di
riscontri decisamente più rilevanti, a partire dal vero
debutto nel 1975 con il 45 giri "Ma il cielo è sempre più
blu", una sorta di filastrocca sui vizi e le contraddizioni
della società di quel tempo interpretata da Rino senza mai
rinunciare alla sua naturale dose di sarcasmo mescolata però
ad un vero e proprio coraggio civile. Nel 1976, esce il suo
secondo LP, frutto di alcuni anni di lavoro intitolato"Mio
fratello è figlio unico" con inclusa la famosa "Berta filava",
album apprezzato dalla critica ma accolto con favore solo da
una parte di pubblico.
Da questo momento in poi, per un periodo che va dal 1976 al
1978, Rino Gaetano si impone sempre più come il cantautore
fuori dalle righe, il "grillo parlante" per antonomasia e
pubblica una serie di pezzi che hanno la qualità (insolita per
certi versi) di divertire ma di far riflettere su temi tanto
delicati quanto difficili da affrontare in musica. Con i
successivi LP "Aida" (1977) e "Nuntereggaepiù" (1978) in un
rapido crescendo, riscuote consensi sempre più consistenti,
fino ad ottenere un vero e proprio successo con la canzone
"Gianna"al Festival di Sanremo del 1978, dove si esibisce alla
grande platea mostrando tutta la sua ironia scanzonata degna
di un vero artista di varietà, un esibizione che rimarrà
scolpita nelle memorie di molti.
La canzone "Gianna" fu in quel momento, la ventata di aria
nuova che tutti desideravano ma che nessuno voleva ammettere
di avere bisogno, fu l'improvvisa "chiave" che servì a
liberare la mente dai tetri condizionamenti ideologici di ogni
genere. A quel Festival di Sanremo "Gianna" si piazzò al terzo
posto, preceduta da "Un emozione da poco" della Oxa, e da "E
dirsi ciao" dei Matia Bazar, ma raggiunse il primo posto nelle
classifiche di vendita, dove rimase inchiodata per diverse
settimane .
Nel 1979 l'album "Resta vile maschio dove vai" (il brano
omonimo viene scritto da Mogol) che lancia nel periodo estivo
l'indimenticabile ballata "Ahi Maria" segna il passaggio dalla
piccola casa discografica It, alla multinazionale RCA e
l'inizio di una serie di tournée che lo renderanno
popolarissimo in tutta Italia. Entra in crisi artistica nel
1980 dopo aver inciso l'album"E io ci sto". Cerca però di dare
una svolta alla propria attività sperimentando nuove strade e
iniziando a collaborare con artisti come Riccardo Cocciante e
i New Perigeo con i quali incide un Qdisc. Proprio mentre sta
vivendo questa importante fase di transizione, alle prime luci
dell'alba del 2 Giugno 1981, perde la vita tornando a casa in
un tragico incidente automobilistico sulla via Nomentana a
Roma.
All'età di trentun' anni Rino Gaetano esce di scena per un
beffardo scherzo del destino. La sua morte prematura, che
viene immediatamente paragonata a quella di Fred Buscaglione,
ci impedisce di sapere quanto altro ancora avrebbe detto
questo "giullare dei giorni nostri" con la sua esuberanza, col
suo linguaggio corposo, con il suo modo trascinante. Di lui ci
restano le sue, le "nostre", uniche indimenticabili canzoni .
E' sepolto a Roma, e chi vuole andare a trovarlo, potrà farlo
visitando il cimitero monumentale del Verano, entrando
dall'ingresso che si affaccia sullo scalo S.Lorenzo, si arriva
al riquadro n.119, piano terra, cappella V°.
Mia Martini
Nata a Bagnara Calabra, Reggio Calabria il 20 settembre 1947.
Cantante e autrice.
Con il suo vero nome - Domenica Bertè - incide il suo primo
45 giri - I miei baci non puoi scordare - a soli quindici
anni. Cantava nelle feste di paese, partecipava a concorsi per
voci nuove. La svolta con l'incontro con Carlo Alberto Rossi e
il contratto con la Jukebox, la sua etichetta discografica.
Proprio per questo disco - in cui viene lanciata come
ragazzina yè-yè - è notata dal settimanale Tuttomusica che la
inserisce in un gruppo chiamato La greffa. Ma, dopo una cover
di un successo inglese, In summer, è grazie alla sua terza
produzione, Il magone (1964), che ottiene i primi veri
consensi. Viene invitata a partecipare come ospite giovane
allo show televisivo Teatro 10 condotto da Lelio Luttazzi,
dove interpreta un motivo divertente, E adesso che abbiamo
litigato. Tuttavia dopo questo ottimo esordio, di lei si
perdono le tracce fino al 1971. Ovvero fino alla
partecipazione al primo Festival d'avanguardia e nuove
tendenze di Viareggio dove, accompagnata dal suo gruppo La
macchina, vince cantando Padre davvero, un brano
anticonformista e dissacratorio.
È così che nasce, ad opera di Alberico Crocetta, scopritore e
produttore di talenti, il primo album - Oltre la collina, tra
gli autori figura anche Claudio Baglioni - di Mia Martini che
nel frattempo ha abbandonato il suo nome di nascita.Nell'aprile
del 1972, scaduto il contratto con la Rca, Mia Martini passa
alla Ricordi e incide Piccolo uomo, frutto della sua
collaborazione con Bruno Lauzi. Il disco rimane per cinque
mesi ai primi posti delle classifiche nazionali, vince
l'edizione del Festivalbar (il bis di Mia nel 1973 con il
singolo Minuetto, scritto da Franco Califano), diventa un
successo anche in Francia, Spagna e America latina.
Nell'autunno dello stesso anno partecipa alla Mostra
internazionale di musica leggera di Venezia, con Donna sola, e
incide un nuovo album, Il giorno dopo (contiene Ma quale amore
di Antonello Venditti, la cover di Your song di Elton John e
Signora di Jean Manuel Serrat, tradotta da Paolo Limiti). Per
Mia Martini è un momnto d'oro: vince la Gondola d'oro di
Venezia per le vendite del disco Donna sola, poi il referendum
di Sorrisi e canzoni come miglior cantante donna dell'anno e
il Premio della critica europea a Palma de Majorca. Ed è
proprio in Spagna che la cantante inizia una stretta
collaborazione con Charles Aznavour che dura tre anni e che
culmina nel 1977 in un tour trionfale.In questo periodo
pubblica altri due album: Sensi e controsensi e Un altro
giorno per me. Nel 1975 è presente al Festivalbar con Donna
con te. L'anno seguente esce Per amarti, in cui Mia è
accompagnata da musicisti del calibro di Tullio De Piscopo,
Ivano Fossati e Ruggero Cini. Nel 1977 è la vedette del
Festival di Tokio e nel 1982 è per la prima volta a Sanremo
con una canzone di Fossati, E non finisce mica il cielo,
aggiudicandosi il premio come miglior interprete. Ma in
riviera Mia Martini partecipa anche altre tre volte.
Nell'86 con Almeno tu nell'universo, brano scritto ancora da
Bruno Lauzi, nel 1990 con La nevicata del '56 e nel 1992 -
quando arriva seconda alle spalle di Luca Barbarossa - con Gli
uomini non cambiano. Sono le sue ultime partecipazioni: Mia
Martini muore a Milano nel maggio 1995.
Loredana Bertè
Quando a metà degli anni Sessanta si trasferisce a Roma, dopo
un'infanzia a Porto Recanati, è il Piper, la famosa discoteca
capitolina, la sua palestra musicale. È lì che incontra
l'allora sconosciuto Renato Zero, con cui instaura un
importante sodalizio. Insieme riescono ad entrare come
ballerini nei Collettoni di Rita Pavone e nel corpo di ballo
di Gino Landi e Don Lurio, partecipando a trasmissioni come
Partitissima e Canzonissima. In seguito, sempre con l'artista
romano, dà vita a spettacoli dove lei si esibisce dipingendosi
il corpo mentre Zero mima i contenuti dei disegni.
Grazie a queste esperienze entra a far parte della compagnia
che realizza il musical Orfeo 9 di Tito Schipa jr. Fra i
componenti uno sconosciuto Tullio De Piscopo. Dopo vari tour,
Orfeo 9 diventa un film e Loredana viene chiamata dalla
compagnia di Garinei e Giovannini per la commedia musicale
Ciao Rudy, accanto ad Alberto Lionello e Paola Borboni. Ma a
suscitare scandalo è il musical Hair in quanto gli interpreti
si presentano in scena completamente nudi.
Proprio questa disavventura la porta verso la musica. È il
musicista americano Bill Conti a spingerla a cantare. Nel 1974
esce così il suo primo disco, Streaking. Altra polemica: la
copertina propone alcune foto dei suoi nudi. Direttamente
censurata l'anno dopo: il singolo Sei bellissima, pur
riscuotendo un grande successo di vendite, viene boicottato
dai critici per il testo troppo audace. Contemporaneamente
alla musica - altro Lp, Normale o super, prodotto da Mario
Lavezzi e arrangiato da Vince Tempera - si dedica al cinema:
Quelli belli siamo noi (1970), di Giorgio Marluzzo, un film
comico-musicale con Maurizio Arceri; Movie Rush - La febbre
del Cinema (1976), di Ottavio Fabbri con Massimo Boldi;
Attenti al buffone (1976), un film drammatico di Alberto
Bevilacqua con Nino Manfredi e Mariangela Melato (da
considerare poi anche le brevi apparizioni in Bambole non c'è
una lira, accanto a Christian De Sica e Isabella Biagini e
Storia di Piera, un film di Marco Ferreri).
Intanto alla fine degli anni Settanta arriva il vero e proprio
successo: il terzo album Tir, il quarto Bandabertè, trascinato
soprattutto dal singolo E la luna bussò di Ivano Fossati. Nel
1982 vince il Festivalbar con Non sono una signora. Poi altre
sue canzoni diventano molto popolari: nell'album Jazz Un mare
d'inverno di Enrico Ruggeri, in Savoir faire Ragazzo mio di
Luigi Tenco e Aqua dal disco Carioca, interamente dedicato a
Djavan.
Nel 1986 partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo
con un pezzo di Mango, Re. La sua esibizione fa molto
discutere, ma più per un finto pancione con cui si presenta
sul palco che per ragioni musicali. Il ritorno in riviera nel
1988 con una canzone di Tony Cicco, Io. Loredana, però, è
costretta a rallentare la sua attività perché troppo presa dal
matrimonio con il tennista svedese Björn Borg, dal quale poi
si separa. Negli anni Novanta pubblica Best (1991),
Ufficialmente dispersi (1993), Ingresso libero (1994),
Ufficialmente ritrovati (1995), Un pettirosso da combattimento
(1997), Decisamente Loredana (1999).
|
|