Questa
è solo una piccola selezione di poesie di quanto contiene “Il Mio Cassetto” disordinato e
strapieno dei miei Scarabocchi scritti su fogli, foglietti e quant’altro in
tanti anni. L’incoerenza degli stili testimoniano gli inevitabili
cambiamenti succedutisi in me nel tempo, Scritti l’uno dall’altro ad una
distanza di molti anni, mi è stato impossibile stabilire la pur minima
cronologia. Per cui ho proceduto per istinto. Tuttavia è palese nei lavori
un comune denominatore: la sofferenza interiore di chi suo malgrado è stato
costretto a vivere in un mondo “alieno” per i suoi ideali e le sue
speranze, e che comunque non ha mai voluto accettare compromessi
rifugiandosi nella fantasia in buona compagnia con la solitudine.
Incerta la erta
Incerta la
erta D’artifici s’infetta Perfino Attrae e lusinga La meta (la meta?) Attende in cima bramante Un bestia La belva senza nome Che sorride e poi divora Allora Giù, giù, nell’imo Il rifugio Nel buio Il ritorno |
La fuga Un dì che infante Impaurito ed incerto Osai usar la mente Mi ritrovai scoperto A riva nudo e incolto E nell’alma il deserto Fuggii dal natio stolto Ver’lidi ignoti sognati Con la speme in volto L’altra sponda segnata Prospiciente e lungi Intravista e agognata Guadai l’acque ostili E vinsi la sorte Ma solo a metà |
Umanità
La tua specie germano E’ la prescelta del fato E tu spesso difetti d’umano A misura di morte E’ la tua storia Quando pensi alla tua sorte |
La Madre terra
Un atomo nemmeno pesante Partoriente di cosmi a miriadi Semiperfetti di carne pensante Nell’infinito. Vagando culla Senz’utero da madre. Ingrata! Una carezze appena e, stanca Presto vomita nel nulla |
-In Morte di Madre Matilde
La mia maestra
In fin decisi Dopo tanto esitar La nostalgia Fiorito e bello Immutato e severo Il viale d’infanzia Rispettoso e solenne Il soave silenzio Di meditazione Trema l’emozionata Mano alla campanella Pur se emancipata All’antiporta cella Che indiscreta profana |
…………………. Passetti lenti,
fragili Ancor più stanchi D’allor ver’me Fan’ eco nel cor Bianca, curva,
ignara Suor guardiana Nell’oblio
m’ignora Vorrei…scusi…ecco Vorrei vedere la
mia maestra Cioe…scusi…voglio
dire Si…cioè Madre
Matilde Fredda
impassibile Come la regola
impone La risposta E morta! Due anni
orsono. |
………………….. ………………….. Memore e grato Dei tuoi moniti Pur severi venni So che m’hai Atteso invano per L’operato
giudicar Come pur’io Invano or la
speme Di un sorriso Che repressa mi
negavi. |
17/01/ 1989
Rammento un bambino
Carino, con gli occhi belli
Spalancati sul mondo
L’ho rivisto allo specchio
Ieri l’altro di notte…
………………………
Sono fuggito
E ho pianto!
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Mi limito a queste
poche poesie che ritengo significative per rendere l’idea del mio comporre,
consapevole che il viaggiatore della rete spesso non va oltre. Ma
mi preme aggiungere
l’ultimo lavoro ispiratomi da un dolore immenso.
6 Dicembre 2006
Impazzite e tremanti le fronde,
nell’ululante vento che incalza pauroso,
e
poi decelera in un fruscio
affine a gemiti inumani
che a volte sussurrando a volte gridando
riecheggiano macabri nella mente,
nel malinconico grigiore
di questo funesto giorno d’inverno
dando brividi agghiaccianti.
I
cipressi tentano baciarsi e poi
s’inchinano
rispettosi all’assordante d’umano
silenzio.
Volubile lo sguardo, e sbalordito
non s’arresta, e si perde incredulo
d’intorno
in uno spettrale sentore di incubo
orrendo
Non c’è il mare, né attrattiva
alcuna
Che cos’è questo posto, perché siamo qui?
Andiamo via! Dove ti sei nascosta ora?
.Andiamo a casa dai! E’ tardi
andiamo…
Mio Dio! mio Dio! Amore, Amore mio
perché c’è scritto il tu nome
su quel freddo marmo…
No, no! Non è vero,
non è vero!
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