Frammenti Cronologici    Ed Ancestrali

Questa è una Mini-autobiografia che ho ritenuto necessaria  per rendere comprensibili i miei lavori poetici e non

Fare entrare cioè l’eventuale lettore nell’atmosfera giusta d’un’epoca di pseutocultura

basata sull’oscurantismo e l’ignoranza voluta dai governi clerico-fascisti regnanti del dopoguerra

In un’epoca poi di miserie congenite vissuta in un ambiente di estrema periferia dove non

sono mai riuscito a capire che animali fossero tutti quei parenti, amici e conoscenti che ridevano soltanto perché

Io leggevo quegli stupidi libri

 

 

 

In ognuno di noi ci sono momenti inspiegabili, in cui sentiamo di entrare

In una labile e sottile ombra dove la realtà materiale d’intorno sfuma in vaghi contorni di mistero

d’un altro mondo soprasensibile che emerge dal  nostro inconscio ancestrale. Tutto ciò accade

per pochi istanti e per certi indizi improvvisi da situazioni particolari. Non è così per certi altri.

La linea d’ombra rappresenta un soggiorno discontinuo nel tempo, è non dura che un attimo.

 

 

Il giorno (non Terrestre) prima di nascere  feci un sogno che mi ritorna sovente anche se a

spezzettoni nell’ attività onirica. Forse per un errore dei guardiani, forse per un’interferenza

temporale o forse per volontà precise………. Per approfondimento vai a Presentazione.

 

 

 

Intanto qui esiliato  dovrò completare il ciclo punitivo per riavere la mia vera essenza.

 

 

 

 

                                                    Andò così

 

Comparvi un giorno quaggiù, su questo piccolo pianeta ai confini della galassia, so anche da chi,

ma non da dove.

 

Era la notte del 17 gennaio dell’anno 1939.  Pioveva, il freddo bruciava le ossa e il mondo impazziva

 

 

 

Ero troppo piccolo per capire in che inferno m’avevano spedito. Incosciente  fui coinvolto in quello che mi sembrava un bel gioco, dimenticai completamente l’origine e” vissi”.  Di qua.  Vediamo come

 

 

Alcuni anni dopo

                          

 

(Inizio del mio manoscritto autobiografico, che consta di circa 200 pagine)      

 

                                    

                         Dovete sapere che…Malgrado tutto, esisteva un bel bambino.

                   

                                 

                                 

                                         Il quale era incosciente e incurante dei tristi accadimenti

                                   E voleva molto bene al papà alla mamma e a Gesù bambino.

                                   Aveva  due boccoli  d’oro che gli pendevano giù e un “cocco”

                                   sulla fronte sopra a due occhietti neri e furbetti.

                                   Aveva anche un vestitino per la domenica alla marinaretta

                                   che gli dava un bell’aspetto.                

                                                                    

                                                               

                                                               

 

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             Si chiamava Gennarino, ma il suo papà lo chiamava  ‘O ciaccariell’e papà       

      

Viveva in una casina piccola piccola ai margini di un grande bosco chiamato città.

Quell’estate del ’43 c’erano delle notti bellissime piene di stelle, a volte perfino cadenti

e facevano boum boum ………………………………

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                            I giorni scorrevano inesorabili e incomprensibili…….poi…..

 

 

 

 

  ... qualcuno mi prese in braccio

    

 

 

                                        

 

                                         Poi un giorno, un bel  giorno qualcuno  mi prese in braccio.Tutt’intorno

                                         una folla festante mi stordiva.

                                         Non capivo. Chi saltava, chi gridava, chi cantava…….mi sembrò la più

                                         bella festa del mondo. Ma c’era anche chi piangeva, come mia madre.                                                    La quale mi strappò  dalle  braccia di  Johnny  e  mostrandomi agli altri

                                         disse: “Chist’ chiagn’ sempe. Mo ch’ha da chiagnere nun chiagne.”

 

 

 

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Il grande gioco era finito. Per lunghi interminabili giorni non accadeva terribilmente niente.

E’impresso indelebile però tristemente in me  il ricordo del morso

della fame e il vuoto interiore tra macerie e povertà.

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                        Non so come, anzi lo so,( ve lo risparmio) giunsi nel ’52

 

 

 

 

 

                                                     1952 e dintorni      La Parrocchia

 

 ….decisi di salvare il mondo

                                           

                                               

                                                 In parrocchia presi due "cotte": una serviva per rispondere al prete

                                             sull'altare con le incomprensibili frasi imparate a memoria del tipo:

                                             Ad Deum qui letificat iuentutem meam...etc; L'altra cotta l'avevo presa

                                             per la ragazzina seduta in seconda fila a destra, che purtroppo vedevo

                                             solo in quell'occasione, e un po' quando uscendo dalla chiesa se la

                                             tiravano letteralmente verso casa, per evitare brutti incontri con i

                                             "mostri" col "pisellino"

                                                

 

 

 

 ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Poco dopo

Il vecchio Parroco morì. Al suo posto un giovane pieno di entusiasmo organizzò per noi lo scoutismo

con Sede distaccata, denominata Napoli 4°. Io non ancora quattordicenne indossai la mia prima uniforme: ero un Lupetto. Perle mie attitudini al comando diventai ben presto“Capo Sistina dei Fulvi”.

Mi sentii così importante che decisi di salvare il mondo.

La ragazzina era sempre dietro le tendine a spiare il mio passaggio. Io lo sapevo e mi impettivo di più.

 

                     

 Nel contempo

Avevo preso ormai il vizio di leggere: leggevo di tutto: di tutto ciò che era ovviamente possibile

trovare in giro in un contesto povero e rigorosamente oscurantista per la morale vigente.

Paradossalmente la lettura invece di erudirmi e soddisfare  la mia sete di sapere  aumentava  i

miei Interrogativi per le tante contraddizioni che notavo. Le  mie  convinzioni  incominciavano a

tentennare alquanto. Poi osai pensare da solo. Non senza però provare  forti sensi di colpa nel

mettere in discussione tutto ciò che gli“educatori” imponevano come verità assoluta imponendo

la fede.  Mi sentii una sorta di Giuda, un peccatore. E stetti male dentro. Malissimo.

 

Quando i neuroni si riorganizzarono

Le  mie convinzioni si annebbiarono del tutto il giorno in cui  mi imbattei in un  libricino “Proibito”

che  non so come capitò  nelle mie mani.  Era  di un autore che nemmeno ne immaginavo l’esi-

stenza.  Era  Beltrand  Russel.  Solo a leggere il  titolo del  libro  tremavo  letteralmente:

“Perché non sono Cristiano”.  Incominciai  a  leggere con un forte timore, ero tentato di buttarlo

via, ma la voglia di sapere superava di gran  lunga ogni inibizione, e andavo avanti. 

Ma pagina dopo pagina si riaffacciava doloroso dal didentro un terribile senso di colpa. E anche

una grande paura per una punizione divina per aver disobbedito all’”Infallibile” Papa Pio XII.

Il quale all’epoca impose ai cattolici l“Indice” di libri permessi. Indice che ovviamente conteneva

tutti libri e libricini  inerenti alla vita dei vari santi e santini, oltre di qualche autore  piagnucoloso

pur se autorevole del tipo: Giosuè Carducci, Pascoli  e Company.

Perfino gli amatissimi fumetti erano proibiti, o quanto meno sconsigliati, perché distraevano delle

storie sante e dal catechismo, che d’altronde da buon cattolico conoscevo a memoria, e da dove

traevo la mia convinzione di essere importante e culturalmente completo.

Proseguendo nella  disinformazione, e  preso dalla smania, leggevo per quanto mi era possibile,

tutto il “proibito” che   potevo. Scoprii alla fine, una volta che avevo osato aprire la mente che mi

era stata  sequestrata, che non solo non avevo nessuna  cultura, ma avevo solo delle cognizioni 

frenanti e devianti, nonché stupide e dannose.  

La stessa figura di Dio così com’era presentata era fortemente riduttiva.

Ora  naturalmente  non  leggevo più  tenendo scontato il contenuto, leggevo, anzi divoravo, solo

per soddisfare la mia  sete di  sapere, per cui mi soffermavo su ogni vocabolo.   Di una cosa fui

certo. Che ever studiato diligentemente la dottrina intesa come catechismo non mi aveva addot-

trinato proprio per niente, e mi sentii più ignorante e che mai.

 

La resistenza

Non uscii dalla parrocchia, che dopotutto era l’unico punto di aggregazione, ma ben presto, come

si  può  facilmente   immaginare, i preti  notarono  i miei occhi spalancati  sul  mondo, e presto mi

condannarono: “Andrai all’inferno ”fu il verdetto. Non convinto di meritarlo lesionarono però la mia

fede che ritenni responsabile strumento per tenermi nell’oscurantismo e nell’ignoranza,e di avermi

inculcato la paura del castigo divino se avessi “mangiato la mela”.

 

La Fede

Tuttavia una vera conversione non era ancora avvenuta. La mia religiosità però viveva nel burras-

coso  con un doloroso  dilemma  interiore.  Fin quando la classica goccia fece  traboccare il vaso

Un giorno salutai con rispetto e devozione un prete  mio  educatore incontrandolo sul selciato con

un riverito “Buongiorno Padre”. Mi rispose con l’autorità  severa che gli era congeniale: 

“ Ignorante! come  ti permetti. Non hai ancora capito che il vescovo ha ordinato che da oggi in poi

viene  abolito per i cattolici il  “buongiorno”,   da oggi si saluta con:   “Sia lodato Gesù Cristo.” E si

risponde    :”Sempre sia lodato”.    Alzando la voce   e con convinzione  e autorità  aggiunse  “Tutti

dovranno comportarsi così da   oggi in poi!”   Era ovviamente  sottinteso:  “ Qui  comandiamo  noi”

Quello era  lui che non  aveva capito niente, che io  “disubbidiente”  avevo nel contempo imparato 

il significato di parole  come: inquisizione, fanatismo, totalitarismo e tutti gli “ismi” negativi.

Oltre al pericoloso significato che comporta una teocrazia.

Fortuna che c’erano gli altri. Quelli nei quali mi identificai, ma solo per questo. 

 

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Il resto è un’altra lunghissima storia piena di gioie e di dolori. Ma io credo d’essere rimasto sempre

laggiù, in quella piccola  casetta al limitare  del  bosco  rannicchiato   nel  mio  triste  angolo  bui ad

osservare con gli occhi impauriti e spalancati il mondo d’intorno.

 

 

 

E’ da questa, e solo da questa atmosfera indimenticabile  l’ispirazione  dei miei lavori.

 

 

 

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