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Sociare iugali (v.16)
La donna e la famiglia
La famiglia costituì il nucleo della società e dello stato romano che condannavano il celibato e miravano all’indissolubilità del vincolo matrimoniale. Le donne nell’età arcaica erano sotto il dominio del padre che decideva della loro vita e della loro morte fino al giorno del matrimonio; nel caso in cui la ragazza fosse stata stuprata il padre avrebbe potuto addirittura scegliere di farla uccidere. Il padre aveva tutti i diritti sulle proprie figlie come x es. quello di scegliere il marito adatto ad esse.
La moglie ideale era una donna fedele, rispettosa del marito e per questo sottomessa al suo volere, che non uscisse quasi mai da casa perché tale uscita sarebbe stata il segno di quella libertà che non possedevano. Il marito aveva la possibilità di chiedere il divorzio, questo accadeva in caso di ripudio o di adulterio, nella cui situazione la donna poteva essere uccisa, ma spesso preferiva suicidarsi. In caso di morte del marito, l’ideale di moglie prevedeva il suicidio di quest’ultima, ma non tutte agivano in questo modo: molte decidevano di passare il resto della vita da sole ed altre di risposarsi .
Donne particolari nella società erano le vestali. Il Collegio delle Vestali era in Roma certamente assai antico. Loro caratteristica era lo stato di verginità, condizione sacrale non facile a spiegarsi, anche perché in contrasto con un altro loro carattere, quello matronale, che faceva delle vestali accanto al fuoco sacro delle città il corrispondente delle mater familias accanto al fuoco sacro domestico. La pena per la perdita della verginità era gravissima: venivano infatti seppellite vive.
Le prostitute rappresentavano nell’antichità una delle figure sociali, godevano di una certa libertà e non venivano considerate donne di malafede perché la prostituzione era considerata come un normale lavoro. Esse potevano partecipare ai banchetti e alla vita pubblica insieme agli uomini.
Le altre donne però erano sempre state sottoposte ad un ferreo controllo da parte degli uomini che in seguito cominciarono a vedersi minacciati dalle prime forme di ribellione femminile: inizia il cammino verso l’emancipazione.
In età repubblicana la moglie appare come la compagna e la cooperatrice dell’uomo romano; gli sta vicino nei ricevimenti e nei banchetti e divide con lui l’autorità sui figli e sui servi. Questa libertà di vita non si scompagnava però da un senso di austerità e di riservatezza. Anche l’educazione femminile si ispirava a criteri di prudente larghezza; nell’età infantile bambini e bambine crescevano in promiscuità di vita e di giochi. L’uso romano di dar marito alle figlie quando erano ancora giovanissime imponeva però alle fanciulle una vita ritirata allorchè divenivano adulte; con il matrimonio la donna acquistava una relativa liberà di vita e di movimento.
Nel periodo imperiale le donne godevano di sempre maggiori libertà, anche se continuavano ad essere ritenute inferiori agli uomini; uscivano di frequente e partecipavano liberamente alla vita pubblica. I romani furono costretti a vederle invadere una serie di spazi in cui una volta la loro presenza non sarebbe stata neppure immaginabile, ad esempio i tribunali. Il matrimonio continuava ad essere evitato, per quanto possibile, oppure veniva celebrato per motivi di interesse familiare. Ottaviano cerca di arginare il fenomeno con varie leggi, la principale delle quali sanciva l’obbligo di matrimonio, pena l’esclusione dell’eredità familiare. Anche l’adulterio venne preso in considerazione e dichiarato crimine pubblico , che poteva essere denunciato da chiunque e non fu più quindi di giurisdizione familiare, e i colpevoli dovevano essere relegati in un’isola. Così come le altre leggi anche quest’ultima non venne accettata e, anzi, i poeti celebrarono l’amore extra-coniugale perché comportava un foedus (patto) non costrittivo come lo era invece il matrimonio. Tale comportamento riguardava però soprattutto gli appartenenti alle classi sociali più elevate, mentre i più poveri tendevano ad istituire legami saldi, sinceri e duraturi. D’altra parte vi furono esempi di donne che incarnavano ancora l’ideale di moglie fedele e discreta come Turia; aveva straordinari pregi quali la pudicizia, l’obbedienza, la gentilezza e la religiosità ma era dotata anche di una grande determinazione tanto che era riuscita a vendicare la morte dei genitori. Questa vicenda testimonia come le virtù principali e la fermezza potessero ancora coesistere in quell’epoca, benchè le donne di questo tipo fossero possibili da trovare ma rarissime.
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