587 : | aequatis classem procedere velis: la flotta avanza sicura a vele spiegate e ormai lontana dalla spiaggia.
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588 : | litoraque et vacuos portus: le spiagge e i porti sono ormai inesorabilmente deserti e vuoti.
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596 : | infelix Dido: la regina realizza che ormai il suo "sogno" si è dissolto e quindi è infelice: inizia da questa infelicità la sua fine.
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600 : | divellere corpus: esprime in maniera ancora più incisiva il sentimento d'odio della regina nei confronti dell'amato.
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602 : | Ascanium epulandum: nel discorso di Didone si esprime tutta la rabbia per la delusione che la induce a immaginare una scena feroce: Ascanio imbandito al padre.
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604 : | moritura: può essere interpretato come un presagio sul destino che incombe sulla regina, infatti, il dolore rafforzato dalla pazzia porta Didone ad uccidersi.
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613 : | caput infandum: l'espressione ci trasmette il sentimento d'odio provato da Didone verso Enea.
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614 : | fata Iovis: ossia il volere di Giove, che è una cosa più grande di Didone alla quale si può attenere accettandola passivamente.
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629 : | imprecor: Didone chiama a testimoni del suo dolore gli dei con i quali, nel lanciare la maledizione, stabilisce quasi un patto sacro che suggellerà col suo sangue.
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643 : | trepida, efferra, sanguineam volvens aciem
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644 : | pallida mortem futuram
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645 : | inrumpit limina |
| con queste espressioni viene descritta Didone nel pieno della follia che traspare nelle azioni e nella sua fisicità, infatti appare trasfigurata, con gli occhi iniettati di sangue, esasperata, in delirio. |
648 : | iliacas vestes ,notum cubilem: nell’attimo di lucidità precedente al suicidio, la donna indugia sugli oggetti che le ricordano l’amore trascorso.
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664: | ferro conlapsa: conlapsa dà l’idea del gesto estremo di Didone che si butta come un peso morto sulla spada per darsi una morte atroce.
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690: | ter sese attollens: tre volte alzandosi
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691: | ter revoluta toro est: tre volte ricadde sul letto
La ripetizione sottolinea l’ultimo slancio vitale, ma inutile, della regina che sembrerebbe quasi pentirsi del gesto ormai compiuto.
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692: | alto caelo: la regina, come tutti i morenti, cerca un ultimo cenno di luce con gli occhi che ormai non vedono più niente: è come esalare l’ultimo respiro.
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696: | nec fato nec merita morte: Didone è vittima di se stessa e dei suoi sentimenti: questa è l’ultima espressione che, quasi, sembra pronunciare Virgilio a commento della vicenda. |