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Perù (pt 3/6)
clicca qui per vedere questa immagine ingrandita Mercoledì 10 gennaio, decido di cambiare città e mi dirigo, affrontando altre 8 ore di autobus, verso Arequipa. La "città bianca", come la chiamano i peruviani, é ricca di monumenti ed edifici coloniali bellissimi.
Un classico esempio sono, il Monastero di Santa Catalina e Plaza de Armas da dove si può ammirare in lontananza il vulcano El Misti, che con la sua vetta (5822m) si erge maestosamente dietro i monumenti. Plaza de Armas è la zona più bella della città, il punto di ritrovo di migliaia di persone ed un luogo dove poter trovare interessanti prodotti d'artigianato ed invitanti ristoranti.
Nell'aria si inizia a percepire l'anima di questo paese.
Negli edifici sono rimaste indelebili le impronte lasciate dagli spagnoli, balconate di chiara origine coloniale si affacciano sulle stradine strette del centro. Sicuramente Arequipa, é la città più bella che ho incontrato fino a questo punto, in quanto può offrire molti servizi al turista.
Difatti, dopo aver vagato per una giornata intera alla scoperta della città, la mattina seguente (giovedì 11 gennaio), decido di andare con qualche ora di pullman al Canyon del Colca, uno tra i più profondi del mondo. Raggiungo il punto panoramico chiamato Cruz del Condor, otre i 4000 metri d'altitudine, e riesco a vedere, con un po' di fortuna, il Condor delle Ande.
La notte la trascorro nel piccolo paesino di Chivay, ma, prima, nel pomeriggio, capito fortunatamente nel bel mezzo di un coloratissimo mercato, dove, la cosa che più mi sorprende, sono le persone del posto. Ad Arequipa come a Chivay, trovo gente bellissima, disponibile, umile, addirittura, quando entro nei loro negozi o nei mercatini, mi accorgo che queste persone provano timidezza nel rivolgermi la parola.
Rimango sbalordito da questo aspetto, sono abituato ad altri posti del Sud America, dove si viene letteralmente "stressati" dall'insistenza di qualsiasi venditore. E' difficile per me, qua in Perù, non comprare un braccialetto, una collana, di fronte alla richiesta di una ragazzina, o un qualsiasi piccolo oggetto d'artigianato che mi viene proposto da un altro bambino.
clicca qui per vedere questa immagine ingrandita   Per non parlare delle "donnine" e delle "vecchiette": sono spettacolari. Le incontro negli angoli delle strade, la maggior parte di loro arrivano dagli altipiani andini, soprattutto da Puno sul lago Titicaca, sono vestite con maglioni in lana di alpaca tessuti a mano e cappelli caratteristici, vendono oggetti d'artigianato: Poncho, strumenti musicali come la Quenas, flauto fatto di bambù od il Charango una minuscola chitarra derivata originariamente dagli spagnoli e totalmente modificata dagli abitanti degli altipiani.
Alcune di loro si lasciano fotografare tranquillamente, mentre altre, soprattutto le più anziane, non vogliono. Ne ho incontrata una che, di fronte all'obbiettivo è addirittura scappata, mi hanno poi spiegato che alcune persone anziane, non hanno simpatia per questo "oggetto strano" che gli viene puntato contro, pensano che gli venga mandata qualche maledizione o malanno.
Trascorro in totale tre giorni ad Arequipa, tra escursioni giornaliere e stupende cene alla sera accompagnate dall'immancabile musica folkloristica e in compagnia di tre viaggiatori conosciuti durante il percorso. Sabato 13 decido di spostarmi in direzione Puno, sul lago Titicaca.
Il treno (tanto atteso) parte il mattino ed il programma prevede 12 ore circa di viaggio, si salirà di quota: dagli attuali 2325m di Arequipa ai 3820m del lago Titicaca, situato sulla cordigliera delle Ande (montagne considerate dai suoi abitanti, sacre e viventi).
Durante il viaggio, attraversiamo altipiani deserti, zone di particolare bellezza ed incontriamo qualche paesino sperduto fra i monti. Ogni tanto, il treno, fa delle soste in fatiscenti stazioni ferroviarie per permettere ai passeggeri di scendere, quindi, ne approfitto per scattare alcune foto, mi colpiscono soprattutto le famiglie che aspettano sedute sulle panchine con i loro "bagagli", formati quasi sempre, da sacchi contenenti frutta ed ortaggi da vendere o da usare come merce di scambio nei mercatini locali.
I bambini, ma anche i più grandi, quando vedono passare il treno, salutano incuriositi i passeggeri, sembrano addirittura divertiti nel vedere questo treno delle Ande che, due o tre volte alla settimana, stracarico di gente, sale sempre più sù e sparisce dietro le montagne.
Il viaggio é lungo e sembra di non arrivare mai, tengono compagnia un gruppetto di giovani suore, dirette in Bolivia, che con le loro chitarre, intonano musiche e canzoni da "colonie estive". Riescono addirittura a coinvolgere ed a far cantare altri passeggeri stranieri e alla fine diventa tutto una festa.
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  Photo gallery  
Perù: Cruz del Condor
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Perù: Arequipa
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Perù: pietra dai 12 angoli
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