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Etiopia |
(pt 3/5) |
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Appena arriva alla missione i bambini gli fanno una gran festa, tutti intorno a lui, felici di vederlo.
Anche noi siamo felici di rivederlo perchè abbiamo dei bei ricordi in comune.
E' sera ed ormai sono le 18.30: è buio. Viene l'autista e la guida per portarci al ristorante.
Ordino un "secondo piatto" e mi portano un piattone di carne molto sottile, impanata e fritta, con contorno di verdure cotte;
gli altri invece mangiano il piatto nazionale etiopico, cioè engera (pane), salsa molto
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piccante e nel mezzo un uovo sodo.
Io mangio solo metà di quello che mi portano e dico: "E' buono ma non ho più fame".
Alle ore 20.10 circa mi metto a scrivere, dopo essere andata in "bagno" (un locale con il WC, un lavandino che perde e la piastra della doccia, c'è anche il boiler dell'acqua calda).
Dalla strada viene rumore: stasera però c'è la luce. Spero di dormire presto.
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Venerdì 19 Novembre 1999 |
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Fernando stanotte ha avuto la diarrea (è stato lo zichinì, il piatto nazionale).
Anch'io ho dormito male e mi sono svegliata alle 6.
Alle 8.30 circa Monsignore, Padre Roberto e gli accompagnatori arrivano.
Ci salutiamo e con gli accompagnatori facciamo una gita in montagna.
Dai 1.800 metri di Harar arriviamo a 2.500.
C'è tantissimo verde: piante di ogni genere e fiori rendono il posto molto bello.
Non ci sono strade ma solo piste.
Attraversiamo il villaggio di Kombolcha ed arriviamo in una zona dove ci sono dei
progetti agricoli e di forestazione finanziati dagli U.S.A.
Il frumento, in certi punti, è ancora verde, in altri quasi maturo e c'è anche il mais.
Ci abitano circa 3.000 persone, che diventeranno autosufficienti.
C'è la sorgente di un fiume e l'acqua viene incanalata, racchiusa in una cisterna e resa anche potabile. C'è abbondanza di asini e capre.
Proseguiamo fino al paese dove è nato l'imperatore Hailè Selassie ed andiamo a visitare una chiesa copta.
Il prete ci fa entrare, ma prima ci togliamo le scarpe.
La chiesa è satura di incenso e ci sono delle belle icone: molte rappresentano la Madonna.
Per la stessa strada torniamo all'albergo, dove pranziamo.
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Alla solita ora (16.30) arriva Monsignore e ci porta a fare un giro in macchina attorno alle mura di Harar.
Ci fa vedere tutti i lavori che ha fatto fare lui per migliorare la strada e soprattutto impedire frane.
Vediamo la tomba di un santone (la fotografo), tre sicomori maestosi ed i dromedari!.
Anche questo è un giro interessante.
Prima delle 18 torniamo alla missione, beviamo il thè, sostiamo ancora un po' nell'ufficio di Monsignore e c'è
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anche Padre Roberto.
Si parla di tanti problemi ma l'argomento principale è la guerra tra Etiopia ed Eritrea.
Alle 18.30 circa ci riportano al Tana Hotel ed ordiniamo la cena.
Fernando va a farsi la doccia in camera di Enrico e Maria e, siccome è stato acceso il boiler anche da me, salta la luce. Così spegniamo il mio boiler.
Alle 19.45 andiamo a cenare nel Tana Hotel.
Per fortuna abbiamo ordinato una zuppa di verdure e per secondo pane e marmellata, così stiamo bene.
Ci portano anche arance e banane. Dopo cena chiacchieriamo un po' e alle 21 circa ognuno va in camera propria.
Monsignore ci ha dato gli inviti per domani.
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Sabato 20 Novembre 1999 |
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Oggi è il gran giorno. Mi sveglio presto come al solito e alle 7 sono già pronta, vado fuori e aspetto gli altri.
Da circa tre giorni siamo ad Harar. Il motivo del nostro viaggio è stato quello di assistere all'inaugurazione del villaggio
di Gende Ferron.
Ecco: il villaggio è stato ideato nel 1991 e dopo tante traversie oggi viene inaugurato.
Cosa è stato fatto: buona parte di case tipo tucul sono state sostituite da case
in muratura che resisteranno alle intemperie.
Quando arriviamo (Monsignore, Fernando, Maria, Enrico ed io) si sente già nell'aria la festa.
Si sentono canti, si vedono le persone felici e pronte per la loro esibizione.
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