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Etiopia (pt 2/5)
clicca qui per vedere questa immagine ingrandita Dopo pranzo, alle 13.30, ci accompagnano all'aeroporto per andare a Dire Dawa.
L'aereo è piccolo e pieno però non ci accorgiamo nemmeno di partire ed il viaggio per me è molto bello. Si sorvolano le montagne attorno ad Addis Ababa: a volte sembrano piccole dune a volte sembrano molto alte ma in certi punti il territorio è pianeggiante. Saliamo anche sulle nuvole. Il viaggio è stato ottimo perchè il pilota è stato molto bravo.
Alle 16.30, puntualissimi, siamo a Dire Dawa. L'aeroporto è molto bello, con tanti fiori, ed all'interno bellissimi mobili lavorati.
Ci aspetta Monsignore con il fuoristrada per portarci ad Harar.
Il viaggio è lungo: sono trenta chilometri ma sembrano trecento. Lungo la strada, a volte a curve, incontriamo i soliti animali e le solite persone. Il paesaggio, pur essendo montuoso, è molto verde; la strada è asfaltata solo in parte. Monsignore è un bravo autista.
Alle ore 18 circa arriviamo ad Harar e dopo poco manca la luce: infatti in albergo ci accendono le candele. Da qualche mese, tutti i mercoledì, per qualche ora alla sera manca la luce. Andiamo a casa di Monsignore e ci fa conoscere una suora di 78 anni che parla italiano e padre Taddeo, missionario di Malta. C'è una bellissima serata, con una luna quasi piena ed il cielo stellato, molto bello a vedersi.
Dopo una cena abbondante a base di brodo, carne impanata, verdura cotta, caffè e frutta, veniamo accompagnati al Tana Hotel, il nostro albergo.
La luce non c'è ancora, torna verso le 21.
Giovedi' 18 Novembre 1999
Mi sono svegliata alle 6: qui siamo sulla strada ed i rumori di macchine e camion si sentono fino a tarda notte e già dal mattino presto. Alle 8.30 scendiamo per fare colazione.
Prendo cappuccino con marmellata e burro, ma il burro non mi piace; gli altri prendono il thè. Sembra che tra i componenti della marmellata ci siano cannella e chiodi di garofano: però è buona. Alle 9 circa viene Monsignore per portarci alla missione: infatti l'albergo è fuori Harar. Prima della porta della città vediamo il solito crocchio di persone che vendono la loro merce esposta per terra. Si entra in città e ci sono tanti negozietti e tanta gente.
Iniziamo a visitare la missione: la cappella "Cattedrale" è piccola ma bella. Sull'altare c'è un crocifisso ed ai lati S.Francesco, S.Antonio e la Madonna della rosa.
Monsignore ci fa vedere la "sua" sedia intagliata da Padre Taddeo; anche il fonte battesimale e l'acquasantiera sono intagliati.
clicca qui per vedere questa immagine ingrandita   La porta della chiesa è molto pregiata (legno lavorato). Ha inizio la visita al collegio. Ci sono i dormitori delle ragazze e dei ragazzi con vicini i servizi igienici, la lavanderia e la cucina a cherosene ancora da inaugurare; i muri sono tutti piastrella... è un bell'ambiente!
La cucina, e molti altri lavori, li ha fatti Monsignore con le sue mani (tipo tagliare le piastrelle). Siamo anche entrati nel refettorio dove c'erano già i piatti sul tavolo.
All'esterno Monsignore ci ha fatto vedere l'enorme cisterna ideata e fatta costruire da lui. Entriamo in una nuova sala attraverso una porta in legno meravigliosa.
Ci sono dei bellissimi mobili e tante sedie. Qualche anno fa qui c'era un sottoscala e con modifiche intelligenti Monsignore ha ricavato questa e un'altra sala che funge da biblioteca.
Ci ha fatto vedere il modellino di una chiesa intitolata a S.Antonio che vorrebbe costruire: il modellino l'ha fatto Padre Taddeo. Scattiamo diverse foto e si fanno le 11.30.
Ci riposiamo un po' ed alle 12 siamo invitati a pranzo da Monsignore. In tavola c'è la pasta corta, un buon sugo e Monsignore grattugia il parmigiano mandato da Luisa; per secondo c'è coniglio, patate al forno con la salsa rossa sopra, piselli e carote lessate.
C'è del buon valpolicella che ci ha dato il padre guardiano di Addis Ababa da portare a Monsignore e, per frutta, arance e banane. Mangiamo abbondante e bene.
Dopo Monsignore ci accompagna in albergo per riposare (ore 14).
Alle 16.30 ritorna per portarci a fotografare Harar vista dall'alto. Harar è circondata da tanto verde. Ci sono piante che da noi si trovano in stagioni diverse mentre qui sono verdi e fioriscono contemporaneamente. C'è tantissima lantana e molte euphorbie altissime. Ho fatto diverse foto, una anche alle capre.
A questa altezza c'è anche un uomo che zappa. Sulla strada del ritorno, dietro a noi, c'è l'auto con Padre Roberto, un po' camuffato per non farsi riconoscere (non da noi).
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  Photo gallery  
Harar: Monsignore
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Harar: esterno Missione
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Harar: cisterna
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