|
|
|
Etiopia |
(pt 1/5) |
|
|
|
Martedì 16 Novembre 1999 |
|
|
|
Partiamo da Roma alle ore 01.30 (un'ora di ritardo) con un aereo della Ethiopian Airlines che giunge da Londra.
Il viaggio per Addis Ababa è buono anche se, alla partenza e per circa un'ora, c'è un bel temporale con dei fulminacci.
La prima impressione non è bella. Cominciano i controlli allo sbarco ed ai bagagli.
Dopo esser passati al controllo passaporti richiamano Fernando perchè nato in Eritrea,
|
|
ci va anche Enrico a fare da interprete. Con Maria li aspettiamo per far controllare i bagagli.
Non ci fanno aprire nè borse nè valigie, ma dalla mia borsona è sparito il lucchetto, quindi era già stata aperta ma non mancava nulla.
Finalmente siamo fuori, ci aspetta il padre guardiano dei Cappuccini di Addis Ababa che parla italiano.
Ci carica su una grossa auto e ci porta a S.Salvatore, la "Missione".
In città c'è un grande contrasto: costruzioni moderne di ambasciate e compagnie varie e casupole. C'è anche qualche condominio, fortunati quelli che possono vivere lì.
Per le strade, con un brutto fondo stradale, c'è un gran via vai di mac-chine, taxi e camioncini a 6-8 posti.
Subito all'uscita dell'aeroporto si vedono zebù, capre e asini che vanno lungo la strada.
Il padre guardiano, molto gentile e ospitale, ci affida a Daniel, un ragazzo eritreo di 23 anni che ha studiato alla scuola italiana e che prima della guerra faceva l'accompagnatore turistico.
Ci accompagna ai telefoni ma c'è troppo da aspettare ed allora andiamo via.
In Etiopia prima di entrare in qualunque edificio pubblico si viene perquisiti e si deve consegnare la macchina fotografica che viene restituita all'uscita.
Torniamo a S.Salvatore e, dopo tanti tentativi, Maria riesce a comunicare che siamo giunti bene e di far passa parola.
Alle 12.30 bisogna essere puntuali a pranzo. C'è un gruppo tosco-romagnolo.
C'è tanta roba buona da mangiare: la pasta col sugo, la parmigiana di melanzane, l'agnello al forno con le patate, verdura cotta (bietole) e cruda (insalata e pomodori), carote bollite e patate bollite, pane tradizionale (che sembra una spugna sottile grigia) e pane normale, arance, anguria e banane, vino buono e acqua.
Dopo pranzo andiamo a riposare un po'.
Nel pomeriggio, accompagnati da Daniel, andiamo a vedere cosa c'è da acquistare come souvenir.
C'è una strada con tanti "negozi" con esposta qualunque genere di mercanzia.
Daniel ci porta in un negozio "convenzionato": io compro 8 croci copte e spendo 105 birr.
Il birr è la moneta etiopica: un birr vale circa 250 lire.
Ci sono oggetti vari in legno, filigrana, pietre dure ecc.. Fuori, bambini ed adulti tendono la mano. Daniel li allontana.
Stiamo fuori circa due ore; ad un certo punto prendo Daniel per la mano e lui mi chiede se ho paura (forse si),
c'è tantissima gente per la strada. Ci sono anche i lustrascarpe (bambini).
Torniamo alla missione e riesco a telefonare e a dare notizie ad Angelo.
Alle 19.30 in punto si cena. Un po' di minestra in brodo, l'agnello e la frutta.
Alle ore 20 circa tutti in camera. Non riesco a dormire subito.
Durante la notte mi sveglio sudatissima, nonostante l'altitudine di Addis Ababa, ho caldo.
|
|
Mercoledi' 17 Novembre 1999 |
|
|
|
Colazione alle 7.30 puntuali. Dopo stiamo ad aspettare e verso le 9 l'autista ci carica sulla macchina per farci fare un giro per la città.
Ci porta anche a vedere i leoni; anche qui per fare qualche foto bisogna pagare: io ho pagato 10 birr.
Alle 10 torniamo alla Missione, Daniel ci aspetta per portarci (Enrico, Maria e io) al mercato.
Il mercato di Addis Ababa è il più grande di tutta l'Africa.
|
|
Più che un mercato somiglia ad una grande fiera
dove si può trovare di tutto, non solo roba africana ma di tutto
il mondo e di tutti i prezzi. E' meglio andare sempre accompagnati e stare attenti al portafoglio.
Daniel ci ha portato solo nei punti più caratteristici, altrimenti ci voleva mezza giornata.
Gli odori di ogni genere, mescolati tra loro, sono penetranti ed a volte danno fastidio.
Le strade sono fangose e sporchissime.
Ci porta da coloro che fanno le scope di saggina e vediamo che sono ben contenti di farsi fotografare; ci porta
anche dove fanno e vendono i cestini: io ne compro uno con i soldi che mi presta Daniel.
Andiamo anche in un centro commerciale e facciamo acquisti: io thè e zafferano.
Ritorniamo alla missione per il pranzo.
|
|
|
(pt 2/5) |
|
|