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Premessa: all' interno del report sono presenti anche alcuni collegamenti dove è possibile ascoltare alcuni file mp3 con l'audio dei lanci. Report dei lanci effettuati il 23/09/00 (ovvero come sterminare il proprio parco missili in tre ore) Sul campo erano pronti al lancio: Deep Sky Lost in Space Max-1 Purple Rocket Super Big Bertha (immagini di repertorio) Finalmente! Da quanto tempo non eravamo impegnati in una sessione di lanci? Tra impegni personali, di studio, di lavoro, matrimoni (eh, si!, anche matrimoni ), insomma, era ormai da Maggio che non si riusciva più a lanciare niente, ma finalmente sabato 23/09, anche se tra pochi intimi (Peppe, Piero e la sua fresca consorte) l'incantesimo è stato spezzato e il cielo è stato di nuovo bucato dai nostri modelli. Per l'occasione abbiamo inaugurato una nuova base di lancio, sul monte Terminio, in provincia di Avellino, in una vallata non grandissima (circa 600 m.) ma di sufficienti dimensioni per quelle che sono le altezze raggiunte dai nostri razzi. Il sito è stato battezzato CAPE TRANSUMA, a causa di piccoli gruppetti di vacche che passavano di lì ogni tanto e che tuttavia non sembravano minimamente infastidite dal sibilo dei razzi. In verità il pomeriggio era iniziato male: da un punto di vista meteo, un vento abbastanza freddo e sostenuto soffiava a raffiche nella valle con direzioni variabili, mentre subito ci sono stati problemi con la piattaforma di lancio che Peppe aveva portato. Poi, per fortuna, il vento è cominciato a calare ed anche per quanto riguarda la base di lancio, una soluzione assai poco professionale ma estremamente efficace (vi risparmiamo i particolari ) ci ha permesso di iniziare la nostra seduta. Purtroppo non abbiamo immagini scattate sul campo: le presenze ridotte al minimo non hanno permesso di nominare un fotografo ufficiale. Peccato, perché gli eventi che si sono verificati meritavano tutti di essere immortalati Il primo a partire è l'ormai classico Max-1 di Peppe, spinto da un B4-4 della SF con accenditore autocostruito che ha funzionato alla perfezione (forse anche perché la batteria utilizzata era di ben 12 amp.): è il razzo che ormai inaugura ogni seduta, perché con la sua bassa potenza serve praticamente a testare tutti i sottosistemi di lancio e la presenza di vento in quota. Lancio O.K., ma l'apertura del paracadute è parziale con un piccolo effetto-streamer sul modello che arriva a terra ad una velocità piuttosto elevata su una delle alette, che dunque si è staccata (era forse un segno premonitore??); ciò ci ha fatto riflettere su come sia importante portare sempre un pò di talco in una bustina da utilizzare nel ripiegamento del paracadute... Nell'attesa di un'altra finestra di lancio vengono preparati il Deep Sky ed il Super Big Bertha, quest'ultimo con a bordo un piccolo Registratore digitale in grado di registrare 10 secondi d'audio. Viene deciso di lanciare prima il SBB però con un motore a delay più ritardato (un Estes D12-7) così da ridurre il rischio di un rientro molto veleggiato in caso di improvvise raffiche di vento dopo l'apertura del paracadute. Dopo aver sincronizzato i movimenti per ridurre al minimo il tempo fra l'avvio del registratore e il lancio, si procede al lancio stesso con un countdown partito praticamente da -1!!! Tutto sembra procede nel migliore dei modi: il SBB sale dritto e molto alto come al solito e dopo un discesa con la classica scia del delay avviene regolarmente il deployment. Ma subito notiamo che ancora una volta il paracadute non si è aperto bene; il razzo prende velocità in picchiata ed inutilmente corriamo verso il luogo d'impatto, distante una trentina di metri. L'urto è molto forte e pensiamo immediatamente al peggio. Raggiunto il missile, appare subito una vistosa piegatura del bordo del tubo ed un'altra più lieve a circa una quindicina di cm più in basso: tutto sommato non sembrano danni gravi, tanto da decidere una rapida riparazione ed un lancio successivo. Nonostante l'urto, il registratore aveva fatto il suo dovere: si sente chiaramente il rumore della chiusura dell'ogiva, la partenza del motore ed il sibilo in attesa del deployment, che, vista la breve durata della registrazione non era stato registrato. Anche per questo motivo decidiamo di lanciare di nuovo il SBB ma quando Peppe infila il motore nel supporto si accorge che il danno è molto più grave: infatti al momento dell'impatto si era scollato l'anello posteriore mentre quello superiore aveva invece retto alla perfezione, col risultato che il tubo di supporto motore si era accartocciato su sè stesso diventando inutilizzabile (per ripararlo bisognerà scollare anche l'anello superiore e ricostruire di nuovo tutto il supporto motore). La causa della mancata apertura del paracadute sembra sia da attribuire Ad un'eccessiva potenza della carica di deployment che ha ingarbugliato il wadding, il paracadute e la shock-cord in una matassa unica: abbiamo infatti trovato il tappo del motore e parte della carica letteralmente sparata dentro il materiale del filtro per cappe utilizzato come wadding. Passato il momentaneo shock per i danni al veterano SBB, e verificato che il vento concedeva tregue sempre più lunghe, Piero decide di lanciare un'altra vecchia aquila, il veterano Purple Rocket al suo ennesimo lancio (ma quanti ne avrà fatti, ormai?), con il canonico D12-7 Estes. Poiché il PR è abbastanza largo da ospitare il miniregistratore, proviamo a montarlo ma lo spazio fra l'ogiva e il paracadute è pochissimo e quindi rinunciamo. Partenza ed accelerazione col caratteristico rombo che produce la struttura di questo razzo, salita in verticale quasi perfetta, volo inerziale parabolico e deployment dopo circa 5-6 metri di discesa, rientro leggermente veleggiato con una improvvisa deriva negli ultimissimi metri di discesa che impedisce il recupero a mano del modello e che dunque tocca il terreno con un'aletta ma senza riportare alcun danno. Insomma, l'ennesimo lancio e l'ennesimo volo quasi perfetto di un razzo, il primo autocostruito da Piero, che entrerà di sicuro nella Hall of Fame della missilistica salernitana. Il volo senza problemi del PR, ma soprattutto il vento ormai quasi cessato del tutto, fanno prendere a Piero la decisione tanto attesa: dopo tanti mesi di rinvii, era finalmente il momento del battesimo dell'aria del Lost In Space! Ma ad un controllo del paracadute ecco la sorpresa: è sforacchiato in più punti e la spiegazione di questo mistero è che era stato attaccato dalle tarme!!! Ecco un motivo in più per lanciare più spesso, o quantomeno per mettere i razzi inutilizzati per molto tempo in naftalina! Comunque, dopo un breve consulto, si decide di lanciare lo stesso il LIS, visto che, con la sua estrema leggerezza, un rientro più veloce non avrebbe procurato grossi danni e del resto, data l'incertezza sulla quota che avrebbe raggiunto, era preferibile limitare al massimo il rischio di un rientro molto veleggiato. All'interno del modello, di dimensioni troppo piccole per poter ospitare il miniregistratore, vi è comunque un passeggero molto speciale: un piccolo pupazzetto di alieno fosforescente, di quelli che fanno anche da portachiavi Il motore utilizzato è il solito Estes D12-7, ed atteso un momento di calma piatta, parte il countdown. 5-4-3-2-1 lancio!: il LIS schizza letteralmente via con un'accelerazione mostruosa ed una traiettoria appena obliqua presa subito dopo in distacco dalla rampa. Quando il motore finisce di bruciare il modello è praticamente uscito dal campo visivo, tanta è l'altezza raggiunta: Rocksim stima un'altezza di circa 300 metri e probabilmente il LIS è andato anche oltre; in ogni caso, detiene ora il record d'altezza per noi del gruppo di Salerno. Qualche momento di apprensione si ha quando, poco dopo aver visto la scia del delay, il paracadute viene espulso abbondantemente sopra i 200 mt di quota, ma per fortuna il vento totalmente assente permette un recupero senza problemi pur dopo una discesa veramente lunga (non l'abbiamo cronometrata, ma è sembrata interminabile ). Pronto a partire sulla rampa c'è ora il Deep Sky equipaggiato con motore D12-5. Si tratta sostanzialmente un lancio di prova per testare le modifiche effettuate alle alette anteriori e all'aggiunta di un pistoncino per facilitare l'espulsione dei paracadute, secondo uno schema assai efficace usato pure da Piero per i suoi modelli.. Al momento della partenza, visto il peso, il D.S. tentenna un attimo prima di lasciare la rampa ma poi va su deciso, mentre, sapendo che un delay di 5 secondi doveva portare piuttosto in basso il missile, subito ci muoviamo per il recupero a mano. L'espulsione avviene regolarmente ma ancora una volta si apre un solo paracadute che per fortuna riduce notevolmente la velocità di caduta permettendo un recupero senza danni a pochi metri dalla rampa. Entusiasmato dal volo inaugurale, Piero decide di lanciare di nuovo il Lost In Space. Il vento è ormai quasi del tutto cessato, ma comunque procede a praticare un foro supplementare al paracadute per avere una discesa il più possibile verticale e rapida. Anche questa volta la partenza è strepitosa: la fiamma del D12-7 in piena combustione sullo sfondo azzurro del cielo è veramente spettacolare. Anche stavolta dopo il deployment perdiamo di vista il modello e per un lungo periodo che sembra interminabile non riusciamo a vederlo; poi ecco l'avvistamento mentre è ancora in volo e quindi il recupero a mano in totale sicurezza. Piero a questo punto decide che per i prossimi lanci il LIS verrà dotato di un lungo streamer invece del paracadute, cosi da aumentarne anche la visibilità durante la discesa. L'ultimo lancio lo facciamo con il Deep Sky, approntato con il motore RMS dell'Aerotech e ricarica E11-5. Il primo conto alla rovescia non va a buon fine (il clip non faceva bene contatto sull'accenditore), mentre il secondo countdown è ok, col motore che parte con la suo classico fragore e la scia di fumo nera; il DS sale sù per tutti i 3,10 secondi di spinta, quindi gira il muso verso il basso e incomincia a picchiare, e qui, evidentemente ancora non abituati ai rientri disastrosi di questo razzo che sembra proprio nato sotto una cattiva stella, iniziano anche le urla "DAI, DAI .APRITI". Niente da fare: la maledizione di PDOR, FIGLIO DI KMER, DELLA TRIBU' D' ISTHAR, DELLA TERRA DESOLATA DEI KMIRH, aveva colpito ancora il DS che viene giù inesorabilmente in perfetta picchiata (e dunque la modifica alle alette superiori aveva fatto effetto! ) senza che l'ogiva sia nemmeno saltata via, impattando con una violenza inaudita ed effettuando così un bel carotaggio del terreno. (Rocksim ha dato una velocità di 210km/h al momento dell'impatto). Subito corriamo sul luogo del misfatto e la prima cosa che notiamo è la rottura di tutte e quattro le alette inferiori e di una anteriore, finite a circa 2 metri dal missile nei quattro lati opposti. Verifichiamo che non si è trattato di un semplice distacco, bensì di una vera e propria spaccatura lungo il lato incollato: chissà quale decelerazione non sono riuscite a sopportare e non potendosi scollare dal razzo (ottimo incollaggio, Peppe!) se ne sono staccate rompendosi!!! Quanto al corpo del razzo, la presenza di alcuni parti in plastica nei pressi dell'impatto facevano presagire il peggio, ma quando estraiamo il DS dal terreno (nel quale era penetrato per buoni 10 cm.) il tubo era miracolosamente intatto così come pure la piccola transizione, mentre solo l'ogiva non aveva retto allo stress e si era letteralmente frantumata. Il supporto motore con RMS era penetrato completamente all'interno del missile (52 cm misurati poi a casa). Ormai è quasi notte e recuperati armi e bagagli e caduti sul campo ritorniamo a casa. La sera stessa Peppe si rende conto che è impossibile estrarre il supporto motore che era bloccato dalle due linguette in acciaio che trattenevano l'RMS: così, l'unica soluzione è quella di sezionare in tre parti il DS con il seghetto per recuperare il supporto e l'RMS. Quasi sicuramente il DS non verrà più ricostruito e speriamo davvero che la maledizione di PDOR finisca con esso. Staremo a vedere. Alla prossima!
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