"Per
la realizzazione di questo report ancora una volta ringrazio Piero e Simona, e
naturalmente Leonardo che oltre a lanciare, come al solito si è prodigato nel
realizzare la maggior parte delle foto pubblicate, anche Pasquale, che pur
essendo alla sua prima uscita, ha realizzato dei filmati
"missilistici" niente male."
Finalmente,
dopo aver partecipato al M.I.R. tenutosi a Foligno ben 5 mesi fa, siamo riusciti
ad organizzare una sessione di lanci.
Il sito di lancio prescelto è
stato l’altopiano di Lago Laceno (AV), 1065 m.s.l., misurato col G.P.S. di
Peppe, che ci ospitava per la prima volta e che potremmo battezzare “CAPE DRY
LAKE”, dato che in questo periodo il lago che dà il nome alla località è
quasi completamente asciutto.
La vallata è molto estesa, che
misura 1600 x 1200 metri c.a. adatto anche a lanci di razzi di una certa
potenza e che quindi è stato ritenuto idoneo ad ospitare un meeting per il
centro-sud Italia che dovrebbe tenersi a Novembre. Il terreno, compatto e
perfettamente pianeggiante, è totalmente privo di ostacoli (alberi, tralicci,
rovi, fiumi, torrenti e tutto quanto può creare problemi) ed anche l’erba è
alta non più di 3 centimetri.
La giornata è stata bellissima
(anche troppo: qualcuno si è un po’ abbrustolito al sole…)e le lievi folate
di vento che attraversavano la valle duravano pochi secondi: insomma, un sito ed
una giornata ideali per lanciare!
Oltre a Peppe e Piero, sul
campo erano presenti coi loro razzi Leonardo, fotografo ufficiale della sezione
salernitana dell’A.C.M.E. e Pasquale, alla sua prima uscita di gruppo;
completavano la compagnia Simona e Fausta (rispettivamente consorte di Piero e
fidanzata nonché sorella di Peppe) e qualche mandria di vacche e pecore con
relativi cani pastori.
Dopo l’allestimento della
rampa e delle altre infrastrutture (il fondamentale tavolo da lavoro…) si è
passati ai lanci.
Com’è ormai prassi, il primo
modello ad essere lanciato è stato il MAX-1 di Peppe con motore C6-3 della SF.
A parte qualche missfire
causato da un problema alle pinzette e subito risolto, c’era il primo VIA!
Come al solito volo OK; solo l’apertura del paracadute è avvenuta un po’ in
ritardo, il che ha dato l’impressione che i C6-3 tedeschi hanno un delay più
lungo dei 3 secondi dichiarati.
Successivamente Pasquale
inaugurava la serie di lanci di MicroMaxx, col suo PEN nuovo di zecca,
autocostruito e lanciato da un curioso quanto interessante carro armato
teleguidato. Ottima partenza, col micromodello che schizzava alto velocissimo.
Meno perfetto il rientro, col piccolo streamer che non rallentava affatto la
discesa, conclusasi comunque senza danni.
Leonardo decideva così di
lanciare il suo MicroMaxx STAR FIGHTER, anch’esso al battesimo dell’aria,
che mostrava un volo non proprio dritto ma comunque veloce ed alto. Anche in
questo caso lo streamer ricopriva una funzione meramente estetica, non frenando
per niente il rientro, avvenuto comunque senza danni anche per lui.
A questo punto Piero decideva
di lanciare il suo nuovo MARS ATTACKS!, modello piccolo e leggero motorizzato da
un Estes B6-6 e con la caratteristica di avere l’ogiva trasparente
all’interno della quale si trova… il pilota, un simpatico mostriciattolo
extraterrestre. La partenza avveniva regolarmente, con buona accelerazione e
volo dritto ed alto; il deploy avveniva anch’esso regolarmente, ma purtroppo
Piero aveva calcolato male la lunghezza dello streamer, che risultava così
troppo corto col risultato di una discesa molto veloce. All’atterraggio
un’ala non resisteva all’urto, ma nessun pezzo andava disperso e così
l’appendice potrà essere ricostruita per far volare ancora il M.A., ma
stavolta con un piccolo paracadute!
Leonardo faceva così debuttare
un altro nuovo MicroMaxx, l’UFO, un piccolo disco volante, un modello
divertente ma forse un po’ troppo pesante, a giudicare dalla bassa quota
raggiunta. Rientro senza dispositivi di frenaggio.
A questo lancio ed al
successivo faceva da spettatore divertito ed incuriosito anche un pastore di
passaggio.
La serie dei battesimi di volo
proseguiva col RECYCLED, modello così chiamato perché costruito in quattro e
quattr’otto da Peppe con ciò che era avanzato dopo il crash dell’ SUPER BIG
BERTHA .
Il motore scelto per questo
lancio era un SF C6-3. Volo OK, con l’unico inconveniente che l’espulsione,
viste le ridotte dimensioni del modello, provocava una piccola bruciatura del
paracadute; tuttavia il recupero veniva effettuato senza danni.
L’ennesimo lancio con motore
SF convinceva i presenti che gli analoghi della Estes sembrano decisamente più
potenti…
Successivamente era il turno di
un altro MicroMaxx al debutto: il NO MERCY di Piero. Dopo una partenza
velocissima, immediatamente il razzo piegava per poi fare molti metri in volo
orizzontale prima di ricadere pesantemente (si fa per dire…) al suolo.
Il comportamento di questo
modello era stato ampiamente previsto da Piero che aveva notato la curvatura del
corpo, un evidente problema congenito. Tuttavia, ciò che interessava era
testare la rampa ed i motori del kit, che in precedenza avevano dato grossi
problemi di missfire.
Altro MicroMaxx al debutto era
l’autocostruito CP di Pasquale, dotato di grosse ali.
Volo regolare, col rientro non
proprio dolce tipico di questi minirazzi. Una curiosità: appena effettuato il
recupero, il piccolo streamer si staccava dal modello nelle mani di Pasquale,
volando via portato dalla brezza…
A seguire, un altro modello al
suo primo lancio, lo JUNIOR, sempre di Peppe.
Questo modello, ancora da
ultimare nella sua veste grafica, è in pratica la versione mini dell’ormai
mitico C.O.S.O.. La tensione era alta perché con questo tipo di modelli non
tradizionali c’è da verificarne la stabilità sul campo, dopo la simulazione
al computer, vista l’estrema vicinanza di CG e CP.
Peppe sceglieva volutamente
ancora il C6-3 della SF per non rischiare, ma la partenza ed il volo erano
perfetti ed il gran botto del motore SF veniva bene ammortizzato dalla lunga
shock cord.
Il recupero veniva effettuato a
pochi metri dalla rampa.
Piero effettuava a questo punto
un ulteriore prova della sua rampa MicroMaxx servendosi di un modello di
Leonardo, l’ormai veterano CRITICAL MASS, per non ripetere l’esperienza del
suo microrazzo instabile.ù
Prova riuscita perfettamente
con un buon volo. (Peccato per la foto)
Dopo una breve pausa pranzo sulla
rampa veniva approntato il SIK E LONG di Peppe con motore Estes D12-5.
Per questo lancio lo streamer
utilizzato veniva triplicato in lunghezza, in quanto al lancio inaugurale al MIR,
lo streamer troppo corto causò un rientro piuttosto “duro”.
La partenza, vista la
leggerezza del modello, era strepitosa, col S.e.L. che è subito sparito alla
vista e solo la scia del delay ha permesso di rintracciarlo. L’avvistamento
dello sbuffo dell’espulsione faceva pensare che tutto fosse andato per il
meglio, ma… lo streamer era rimasto bloccato nel tubo e quindi abbiamo
assistito ad un “bel” rientro balistico: dopo alcuni secondi di picchiata,
il classico rumore sordo ci annunciava la fine della breve carriera del SIK E
LONG.
Dopo il lancio appena descritto
l’atmosfera si riscaldava e Piero decideva di lanciare il suo LOST IN SPACE,
motorizzato col classico Estes D12-7.
La partenza era… a razzo come
al solito e presto il LIS raggiungeva i circa 300 metri di altezza previsti dal
simulatore sparendo alla vista, ma anche in questo caso il lungo delay
permetteva di localizzarlo praticamente all’apogeo; deploy perfetto e rientro
molto veleggiato a causa di un paracadute troppo grande usato da Piero, che ha
dovuto correre a perdifiato per oltre 200 metri nel tentativo di recuperare al
volo il modello. Inutile dire che l’impresa è fallita per poco più di un
metro, complice l’ultima, maligna, folata di vento…
A parte l’errore nella scelta
del paracadute, c’è da registrare un piccolo danno al pistone causato dalla
potenza del deploy.
Era ora il turno di un altro
MicroMaxx, il bellissimo SATURN V di Leonardo, al suo battesimo dell’aria.
Volo perfetto, alto e
spettacolare.
Arrivava il momento del lancio
dell’MK109 di Pasquale. Al suo primo lancio, questo modello costruito da un
kit Estes era terminato in un fiume, col conseguente bagno fuori programma
per il recupero, per cui stavolta si sperava decisamente in meglio.
Il motore utilizzato per questo
lancio era un B4-4 della Estes; il decollo è stato perfetto tranne per
l’accenditore che ha tentennato qualche secondo prima di avviare il motore ed
anche il rientro ha avuto pieno successo, col recupero che questa volta è
avvenuto a pochi metri dalla rampa.
Leonardo terminava i suoi lanci
MicroMaxx con l’ennesimo battesimo dell’aria, toccato stavolta
nientepopodimeno che allo SPACE SHUTTLE.
Il volo, però, non era
all’altezza della bellezza del modello: una traiettoria non proprio rettilinea
ed un apogeo piuttosto basso non rendevano merito alla carriera del vero
Shuttle…
Il lancio successivo era del
PURPLE ROCKET III di Piero, fresco reduce dal record d’altezza personale
raggiunto al MIR (oltre 400 metri) grazie ad un motore monouso Aerotech E15-7.
Stavolta la motorizzazione era
affidata ad un più tranquillo Estes D2-5.
L’ennesimo volo di questo
modello superveterano era come al solito perfetto, ma per la prima volta Piero
doveva registrare un inconveniente: in particolare, il pistone era rimasto
incastrato all’interno del razzo, anche se, fortunatamente e quasi
incredibilmente, il paracadute era stato regolarmente espulso ed il modello era
potuto rientrare in perfetta sicurezza!
Dopo la brutta esperienza del
lancio fatto al MIR2001 e un bel po’ d’ore di lavoro per ricostruire tutta
la parte interna del modello di Peppe (supporto motore, anelli, tubi
d’espulsione, paracadute, ecc.,ecc.) andata distrutta in quella occasione, era
giunta l’ora del nuovo lancio del C.O.S.O. con ricarica Aerotech E28-4.
Tutto pronto sulla rampa,
countdown e LANCIO!!!.
Dopo un’accensione regolare,
il C.O.S.O. filava via con una trattoria leggermente inclinata a causa di un
po’ di vento. Raggiunto l’apogeo avveniva puntuale l’espulsione ma
purtroppo, ancora una volta, il supporto motore veniva sparato fuori interamente
assieme a tutto il sistema di rientro. Così, mentre quest’ultimo rientrava
dolcemente appeso all’unico paracadute apertosi
il corpo del C.O.S.O. si
lanciava inesorabilmente con la punta verso il basso, in caduta libera;
l’impatto è stato molto forte, con un bel buco prodotto nel terreno ed
un grosso rimbalzo del modello. Incredibilmente, l’unico danno riportato dal
corpo principale, è stato l’ennesimo distacco dei finti ammortizzatori,
mentre purtroppo i danni maggiori sono stati per il supporto motore con il
distacco della camera di compressione e la rottura di due dei tre anelli in
compensato da 4 millimetri, praticamente stracciati dall’enorme compressione
creatasi al momento del deploy.
Ora per il C.O.S.O. sarà
necessaria una rilevante modifica strutturale: la prossima riparazione prevederà
l’uscita del paracadute dalla punta (che dunque sarà tagliata a formare una
classica ogiva e forse l’utilizzo di motori da 29mm.).
Per nulla demotivato dopo il
lancio del C.O.S.O., Peppe si preparava al lancio del MINI OTRAG motorizzato
Estes con 2 motori D12-7 e due D12-0. Rispetto al volo inaugurale del MIR,
questo modello montava due paracadute in nylon al posto di quelli in plastica
per evitare eventuali “fusioni” nella piccola camera superiore.
Dopo la sistemazione degli
accenditori (controllati con il tester prima, durante e dopo la sistemazione
sulla rampa) il MINI OTRAG era pronto a partire. Con le dita incrociate veniva
dato il VIA, coi quattro motori che si sono accesi “quasi” simultaneamente:
sembra infatti che uno dei motori ritardi leggermente a dare tutta la spinta
provocando uno strano movimento ondulatorio al volo.
In piena fase di volo, non
appena i motori finivano di spingere, ecco l’espulsione, anticipata e in piena
accelerazione. E’ accaduto infatti che i D12-0, nel momento in cui hanno
terminato la spinta, come previsto hanno sparato i gas che avrebbero dovuto
provvedere all’accensione dell’eventuale secondo stadio e che invece sono
stati sufficienti a far uscire l’ogiva. Il razzo era tuttavia ancora in
salita, ma per fortuna la lunga shock cord ha retto al fortissimo stress
dell’apertura anticipata dei due paracadute, come si vede molto bene nel
filmato in cui si osserva il fumo e poi l’espulsione a vuoto degli altri due
motori D12-7.
Poi, una breve corsa per
effettuare il recupero, che avviene al volo anche se un rimbalzo e un successivo
impigliamento fanno finire il modello tra i piedi di Peppe, provocano così la
rottura di due delle quattro ali! Solo questa ci mancava al repertorio: era
molto meglio farlo toccare terra da solo. Pazienza!
Al volo inaugurale al MIR, il
SUPER VEGA di Piero era stato vittima di un grave incidente, riportando seri
danni soprattutto ad una delle zampe che Piero aveva modificato dotandole di
ammortizzatori telescopici. L’inconveniente era stato dovuto ad un fissaggio
approssimativo della shock cord al corpo del razzo e ad un delay troppo lungo (7
secondi):il “cocktail” di errori aveva dunque provocato il distacco della
shock cord, col risultato che tutti possono immaginare.
Ricostruita la zampa distrutta,
il SUPER VEGA era di nuovo pronto per il lancio, stavolta con un Estes D12-3;
prima del VIA Piero annunciava la dedica del lancio agli Stati Uniti ed alle
vittime dei vili attentati dell’11 settembre scorso, per cui anche per questo
si sperava che tutto andasse per il verso giusto.
Ed il SUPER VEGA non tradiva la
fiducia, volando molto bene e rientrando in tutta sicurezza, nonostante un
piccolo problema al pistone.
La forma particolare del
modello, un kit Estes, ne fa un razzo molto spettacolare, anche se le modifiche
apportate lo hanno appesantito non poco; per questo motivo il prossimo lancio
avverrà con un motore più generoso.
L’ultimo lancio della
giornata è spettato al TITAN III, da un kit originale Estes, che ha dimostrato
di essere un ottimo modello.
Il classico motore D12-5 aveva
il compito di portarlo su “in orbita”, ma un venticello piuttosto teso
dell’ultimo momento sembrava volerne compromettere il volo. E’ bastato
tuttavia aspettare qualche minuto per avere una finestra di lancio favorevole,
anche se pur in presenza di vento il problema di un recupero lontano non
spaventava perché bastava avere buone gambe per ridurre quasi a zero la
possibilità di perdere il modello, viste le dimensioni del campo.
Comunque il lancio veniva
effettuato regolarmente: il modello è salito su abbastanza dritto, il
deployment è stato regolare ed anche il nuovo paracadute realizzato con nylon
ripstop si è aperto regolarmente portando giù il TITAN dolcemente ad una
cinquantina di metri dalla rampa.
Riassumendo, la sequenza dei
lanci è stata la seguente:
MAX-1
(C6-3)
PEN
(MicroMaxx)
STAR
FIGHTER (MicroMaxx)
MARS ATTACKS (B6-6)
UFO (MicroMaxx)
RECYCLED (C6-3)
NO MERCY (MicroMaxx)
CP
(MicroMaxx)
JUNIOR
(C6-3)
CRITICAL
MASS (MicroMaxx)
SIK
E LONG (D12-5)
LOST
IN SPACE (D12-7)
SATURN
V (MicroMaxx)
MK109
(B6-4)
SPACE
SHUTTLE (MicroMaxx)
PURPLE
ROCKET III (D12-5)
C.O.S.O.
(E28-4)
MINI-OTRAG (2/D12-0 2/D12-7)
SUPER VEGA (D12-3)
TITAN III (D12-5)