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VEGADUE

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Finalmente dopo tantissimi rinvii, siamo riusciti a riunirci con gli amici di Roma e dintorni per effettuare una sessione di lanci in comune.

Una volta raggiunto il cosmodromo di Latina, abbiamo approntato le rampe di lancio quasi al centro del campo, visto che un venticello con raffiche piuttosto forti, faceva presagire recuperi piuttosto lontani. In pochi minuti erano pronte una rampa Mantis della Aerotech, due o tre rampe Estes, e la rampa autocostruita di Peppe, basata su un cavalletto di un vecchio telescopio.

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Presenti al raduno con le loro flotte erano Marco, Stefano, Daniele, Mauro, Peppe e Piero, tutti con al seguito famiglie e/o amici. In totale, un numero imprecisato di persone tra modellisti e pubblico, ma veramente tanti visto che sono venuti anche molti latinensi invitati da Dante Bianconi, un razzimodellista locale grazie al quale abbiamo avuto il campo di lancio.

Leonardo, in attesa di completare lo Space Shuttle della Estes ed aggiungersi quindi alla grande famiglia, è stato praticamente il fotografo ufficiale di questa sessione di lanci, fornendo gran parte del materiale fotografico (oltre alle foto scattate con le macchine digitali di Stefano e Peppe). E’ mancata la presenza di una telecamera, e questo è stato sicuramente un grave errore, perché avrebbe documentato delle scene davvero interessanti per vari aspetti.

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Le condizioni meteo sono state buone per tutta la giornata visto che abbiamo avuto un cielo parzialmente velato con ampi squarci di sole; purtroppo il vento a tratti teso ci ha flagellato per tutta la giornata ed ha impedito un numero di lanci più cospicuo, oltre ad aver sconsigliato il lancio dei razzi più potenti.

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Ad aprire le danze è stato Daniele con il Redskin con motore A8-3 che viene lanciato proprio per testare le condizioni del vento. Countdown e partenza perfetta: il motore non molto potente non fa alzare tantissimo il modello che come quasi tutti i modelli lanciati durante la giornata a causa del vento prende una traiettoria inclinata a causa del vento. Comunque lo streamer porta giù indenne senza problemi il Redskin.

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A seguire, altri due lanci di razzi di piccola potenza: il Firebird di Mauro, con motore A8-3 ed il Bertha di Stefo, con B4-4. Entrambi effettuano un volo perfetto senza problemi di sorta.

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Un altro lancio viene effettuato con il MAX-1 di Peppe con motore SF B4-4 e accenditore autocostruito: anche qui la partenza e la salita sono O.K., ma la discesa piuttosto veloce provoca il distacco di una delle alette, che già in passato aveva dato problemi simili e che dunque dovrà essere reincollata in modo più sicuro.

Stefano quindi prepara il suo Stefodactyl con motore D12-5. La partenza è spettacolare ma una raffica di vento gli imprime una traiettoria molto inclinata controvento, e quindi questo sarà l'unico modello ad essere recuperato nella parte di campo controvento.

Marco decide dunque di lanciare il veterano Phoenix, che in passato si è sempre comportato egregiamente. Il motore è un D12-3 ed anche stavolta questo razzo sale dritto ed effettua il deployment e l'atterraggio senza incidenti.

A seguire, il D-Code1 di Daniele, spinto da un B6-4: lancio impeccabile in tutte le sue fasi.

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A questo punto di decide di tentare un esperimento: inserire l’orologio di Peppe, dotato di altimetro e con la possibilità di registrare l'altezza massima raggiunta, nel Cargo di Stefano, formato da un ex MX-774 più la sezione payload 55-60 trasparente della Estes. Ma all’ultimo momento l’orologio in questione, quasi presagendo quello che gli sarebbe capitato di lì a poco, si blocca rifiutandosi di fornire i dati di altezza e pressione. Dopo vari e vani tentativi (reset mediante la rimozione delle batterie ecc.), Stefo lancia il Cargo senza carico utile a bordo, con motore C6-5: il lancio avviene regolarmente senza intoppi, mentre è inutile dire che il mattino dopo l'orologio ha ripreso a funzionare perfettamente, sia come altimetro che come barometro…

Segue il lancio del Mot-D di Daniele, spinto da un D12-3, che si svolge senza problemi, a parte il recupero molto lontano ed abbastanza laborioso, visto che resta penzoloni da un cavo in acciaio di una struttura nei pressi del cosmodromo: con un po’ di fortuna e minimi danni all’attacco della shock-cord il razzo è felicemente recuperato.

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Un leggero miglioramento delle condizioni del vento convince Stefano a lanciare il suo HV-Arcas con motore F52-8 con a bordo il FRED in versione “lite” appena assemblato da Marco. Se finora i motori usati erano di piccola e media potenza, stavolta il motore si fa sentire e il missile fila via deciso molto alto e dritto, anche se il recupero come al solito viene effettuato piuttosto lontano. Dai dati registrati dal FRED, si è successivamente saputo che il volo dell'Arcas ha segnato una quota all'apogeo di 254mt raggiunto in 6.9 secondi con una velocità di punta pari 248Km/h. Poiché la velocità di punta è calcolata interpolando il tempo di volo con la variazione altimetrica, la precisione del calcolo è fortemente influenzata dall'inclinazione della traiettoria di volo, ma dato che l'Arcas è andato via perfettamente verticale il valore ottenuto è abbastanza attendibile.

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Spettacolare il lancio del Super Vega di Daniele con motore D12-3 che si è rivelato un ottimo modello: a parte l’estetica assai accattivante, il S.V. si è dimostrato pure un ottimo volatore, con un’ascesa perfettamente verticale nonostante il vento.

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Spettatore particolarmente interessato a questo volo è stato Piero, che ha lo stesso modello ancora da assemblare, ma il bel volo del S.V. ha impressionato tutti per cui si prevede che nelle prossime sessioni di lancio ci saranno vere e proprie flotte di questo modello.

Dopo il lancio del Firebird di Mauro, con motore C6-7, avvenuto regolarmente, Peppe decide di lanciare il Pdor-1 da poco terminato.

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 Il motore utilizzato è un E11-5 “Black Jack”, ma questa volta gli accenditori copperhead della Aerotech ci mettono lo zampino e dopo tre accenditori sostituiti, due tentativi fatti con due centraline di lancio diverse, ed almeno otto countdown, finalmente il Pdor-1 decolla. Tuttavia, visto il suo peso, il modello lascia l'asta di lancio ad una velocità troppo bassa, sale di circa 4mt , si inclina di 90° sulla sinistra e parte a tutta birra in volo orizzontale andando ad atterrare come uno shuttle circa 50mt più avanti. Pochi secondi dopo, il boom della carica di deploy coi paracadute che saltano fuori tra le risate spensierate degli spettatori, ovviamente consci del fatto che il razzo non poteva aver subito grossi danni, dato che era atterrato in perfetta orizzontale ed a della bassa velocità: infatti il Pdor-1 ha riportato solo una leggera screpolatura della vernice nella sezione payload e l'ogiva da riverniciare appesantita da 1Kg di terra. 

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Il motivo del comportamento del razzo è stata evidentemente la spinta del motore insufficiente per la massa del razzo.

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Ora è il turno dell'Initiator di Stefano che parte con ricarica E28-7. Anche qui la partenza è davvero impressionante; l'Initiator raggiunge la sua massima altezza, gira il muso verso il basso e comincia la discesa. Purtroppo, però, qualcosa non va col deployment, che non avviene (pare infatti che la carica di espulsione sia bruciata mentre il missile saliva, bruciacchiando anche il paracadute e la shock-cord) ed il rientro è balistico: il modello “atterra” a pochi metri dalla rampa, in perfetta verticale e con un raccapricciante rumore sordo. I danni, normalmente devastanti in queste situazioni, sono attenuati dal terreno fangoso dove l'Initiator va ad effettuare il carotaggio (parecchi centimetri…), ma sono comunque consistenti. Peccato!

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La serie degli incidenti prosegue col lancio del Purple Rocket II di Piero (motore D12-5), che rappresenta un’evoluzione del razzo che ha già effettuato ormai numerosissimi lanci, tutti perfetti. Alleggerito, con un’ogiva nuova ed un nuovo disegno delle alette, risulta però instabile e dopo aver lasciato la rampa compie un looping quasi completo ed atterra, anch’esso quasi orizzontalmente, ad una decina di metri dalla rampa. Anche qui, risata generale e pochi danni al modello, che paga uno strano comportamento del simulatore che invece lo dava stabile.

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Piero decide allora di lavare l’”onta” del lancio del P.R.II approntando sulla rampa il Lost In Space con motore D12-7. Come già sperimentato nei voli inaugurali di qualche settimana prima, il L.I.S. schizza letteralmente via con traiettoria appena obliqua e ad una velocità impressionante; molti lo perdono di vista, ma la scia del delay ed il deployment, permettono di individuare lo streamer che Piero saggiamente aveva sostituito al paracadute prima del lancio. Tuttavia, vista l'altezza raggiunta (oltre 300mt ?) ed il solito venticello, il L.I.S. risulterà il razzo recuperato più lontano della giornata e Piero dovrà farsi una bella passeggiata per effettuarne il recovery.

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Marco a questo punto decide di preparare per il lancio l'Astrobee-D dell'Aerotech per il suo volo inaugurale. Le dimensioni di questo modello fanno sembrare decisamente piccola la rampa Mantis dell’Aerotech su cui viene sistemato. Per evitare recuperi troppo lontani decide di legare insieme i due pezzi del modello coi relativi paracadute. Allo start di Marco, l'Astrobee-D lascia la rampa col potente rombo dell'RMS da 29mm con ricarica F52-5; nonostante la massa e le dimensioni, la quota raggiunta è notevole (Marco con questo modello e Piero con il L.I.S. si contendono il record d'altezza della giornata); il deployment è perfetto come l'apertura dei paracadute, e già si capisce che per Marco sarà una bella passeggiata perché, anche se legati insieme, i componenti del missile atterrano molto lontano ma vengono comunque recuperati senza danni.

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E’ ora il momento del Big Bertha di Daniele, con motore C6-5. Il modello, un classico di tutti i razzomodellisti, tiene fede alla sua fama di buon volatore e così anche questo lancio si conclude con successo.

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Dopo molti tentennamenti, Peppe decideva che era giunto il momento di lanciare il C.O.S.O., senza dubbio il razzo (?) più atteso della giornata: i dubbi

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 sono infatti sempre tanti quando si tratta di lanciare un modello strano come questo, peraltro ancora in fase di rifinitura, (si notano anche problemi di verniciatura, dovuti al materiale di cui è fatto il C., molto restio a trattenere qualsiasi cosa, sia essa colla o vernice ). Altre modifiche andranno fatte anche ai paracadute (cavi più corti), per la cui espulsione è stata studiata una camera di compressione e due pistoncini sistemati nei due tubi BT50 affiancati al supporto motore, un RMS da 24mm con ricarica E28-4.

Il C.O.S.O. viene sistemato sulla rampa, e la tensione si legge sul volto di Peppe, viste alcune incognite che solo il lancio inaugurale possono svelare. Peppe effettua quindi il countdown: 5, 4, 3, 2, 1... 

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Ed il motore subito romba lanciando verso l'alto il modello in perfetta verticale; la ricarica Blue Thunder con pochissimo fumo permette di vedere in modo chiaro dal basso la fiamma del motore che spinge a tutta birra. L'altezza raggiunta non è tantissima ma il delay di 4 secondi è ottimo; il CO.S.O., non appena effettua la capriola verso il basso, spara fuori tutti i due i paracadute, ma solo uno se ne apre (l’altro, probabilmente, era ripiegato troppo stretto per farlo entrare nel tubo). Per fortuna le generose dimensioni dell’unico paracadute apertosi permettono un rientro in buona sicurezza, e da questo punto di vista il sistema di rientro con la punta verso il basso è stata una scelta felice, a parte una leggera scrostatura della vernice sulla punta. In definitiva, il volo del C.O.S.O. è stato spettacolare e tutti, Peppe compreso, sono rimasti meravigliati per l’ascesa perfettamente verticale del modello. Purtroppo l'unica nota dolente è lo smarrimento del motore RMS da 24mm: la forza del deployment, probabilmente accentuata dalla camera di compressione creata per l'espulsione dei paracadute, aveva piegato la linguetta linguetta.jpg (10212 byte) che tratteneva il motore, che peraltro era stata pure rinforzata con un strato di epoxy specifica per impieghi marini molto rigida. Fatto sta che per la seconda volta Peppe smarrisce un RMS da 24mm ed a nulla servono le ricerche cui tutti i presenti si dedicano nonostante il terreno piuttosto pesante03-13055.jpg (13426 byte), con fango e acqua: come la volta precedente l'RMS si è volatilizzato, finito in chissà quale buca magari piena d'acqua (verrà sicuramente ritrovato da qualche archeologo tra qualche migliaio d'anni, chiedendosi a cosa servisse quello strano tubo..).

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L'ultimo lancio della giornata, ormai a sole tramontato, spetta alla V2 della Estes ancora da verniciare e senza adesivi ma interamente assemblato da Rosy. Il motore utilizzato è un D12-5 e lo start viene dato da Leonardo, che per una volta ha mollato la macchina fotografica: la V2 parte su dritta (oramai il vento è calato quasi del tutto) ed effettua il deployment del paracadute in nylon autocostruito avviene regolarmente, ma anche qui una brezzolina contribuisce a spedire lontano la V2 che arriva addirittura fino al parcheggio. Il recupero è effettuato da Pino che si è rivelato un valido assistente di volo per tutta la giornata; nessun danno al modello, quindi battesimo del volo riuscito per la poliedrica consorte di Peppe.

La giornata ormai volge al termine, le ombre della sera avanzano veloci e tutte le rampe vengono smontate. Peccato per il vento, che se fosse stato più leggero ci avrebbe permesso di fare ben più dei 20 lanci effettuati: sono infatti rimasti a terra in attesa del battesimo del volo altri due modelli di Peppe, il Dual (missile doppio stadio con accensione del secondario tramite timer) ed il Generale Cluster (il nome dice tutto…), nonché lo Strong Arm di Marco, che avrebbe dovuto volare con un G64, ma che l'altezza raggiunta avrebbe creato certamente seri problemi per il recupero.

La giornata si conclude definitivamente con un brindisi augurale di numerosi altri meeting: speriamo in un 2001 fitto di lanci!

E per finire un po' d'immagini dei presenti a Latina