Proseguendo
il cammino verso est si passa vicino alla punta Allievi e si ammirano
la cima di Castello, seminascosta più a nord (la più alta del gruppo del
Masino, con i suoi 3392 metri), la punta Rasica, famosa nella storia dell’alpinismo,
e la possente mole del pizzo Torrone occidentale. Si nota anche verso
Ovest la cima di Zocca e, alla sua destra, il passo di Zocca, che permette
di scendere sulla vedretta dell’Albigna, in territorio svizzero. Dietro
il passo si scorge la Sciora, anch’essa appartenente alle Alpi retiche
svizzere.
Attraverso qualche saliscendi, verso est, ci si avvicina al Passo di val
Torrone (m. 2518), che porta in alta val Torrone, l’ultima laterale di
destra della val di Mello. Durante il percorso non si possono non ammirare
le cime già nominate: ecco, a destra, una foto che mostra, da sinistra,
la cima di Castello, la punta Rasica ed il pizzo Torrone occidentale.
Il passo è costituito da un canalino che si imbocca all'estremità di un
pianoro posto sul limitare della val di Zocca. Dal passo si può ammirare
la massiccia costiera che
separa le valli Torrone e Cameraccio. Sullo sfondo sono visibile anche
la costiera Remoluzza-Arcanzo ed i Corni Bruciati.
La discesa dal passo non è particolarmente difficile, ma richiede, in
qualche punto, cautela, come testimoniano le corde fisse. Attenzione,
anche qui, a non lasciar cadere sassi su chi si trovasse più in basso.
Alla fine la base del passo è guadagnata ed il sentiero, risalendo un
dosso, passa molto vicino ai piedi dell’impressionante parete del picco
Luigi Amedeo, una delle più difficili, dal punto di vista alpinistico,
delle Alpi centrali.
Ad est del picco Luigi Amedeo lo sguardo incontra il pizzo Torrone occidentale,
con il suo caratteristico avamposto conico, e la punta Ferrario, avamposto
roccioso che nell’intera valle ruba la scena al pizzo Torrone centrale.
La testata della valle è chiusa dal pizzo Torrone orientale, alla cui
sinistra si distingue il caratteristico obelisco roccioso di una quarantina
di metri detto Ago del Torrone o Ago di Cleopatra, mentre alla sua destra
è ben visibile il passo Cameraccio.
Questa
testata rappresenta una delle immagini che si imprimono con maggiore forza
nel cuore di quanti percorrono il sentiero Roma. Dopo un tratto pianeggiante,
il sentiero riprende a salire, sul filo di un dosso erboso, fino a raggiungere
la deviazione che permette di scendere nella valle, verso destra, fino
alla val di Mello. Se si prosegue sul sentiero Roma, si intercetta poi
la segnalazione della deviazione per il bivacco Manzi-Pirotta (2540 m.,
foto sotto), che si trova poco lontano, sul crinale di un massiccio sperone
roccioso.
Se la valle del Ferro suscita un senso di apertura e solitudine, la val
Qualido un senso di protezione materna e la valle di Zocca un senso di
grandiosità, la val Torrone ha certamente qualcosa di severo e selvaggio.
Volgendo le spalle si riesce sempre meglio a vedere, come in un gioco
di quinte, la successione delle quattro costiere sulle quali sono collocati
i passi già valicati.
Ed
ecco il prossimo passo da affrontare, il passo Cameraccio, ai piedi del
pizzo Torrone orientale.
Per raggiungerlo si taglia in diagonale un nevaio, che conduce proprio
ai suoi piedi. Il percorso non segue il canalino franoso di destra, pericoloso
per i sassi mobili, ma le roccette sulla parte sinistra. La salita è agevolata
anche in questo caso dalle corde fisse, perché ci sono alcuni punti impegnativi
da superare, soprattutto per la scivolosità di alcune rocce.
L’ultimo tratto della salita si svolge proprio a ridosso del fianco roccioso
del pizzo Torrone orientale, inconfondibile per il suo doppio salto roccioso.
Raggiunto quindi il passo, dal quale si vede ormai ben poco della val
Torrone, siamo a quota 2950 metri, al punto più alto del sentiero Roma.
Ecco che si apre la sterminata val Cameraccio, dominata dal monte Pioda,
dietro il quale si scorge l'impressionante parete nord del Disgrazia.
La
prima parte della discesa dal passo avviene su nevaio, poi si tocca un
terreno misto di sassi e terriccio, con traccia di sentiero. Se si conosce
il sentiero, che nella parte alta è solo labile traccia, si può scendere
in val Cameraccio e quindi in val di Mello. Se invece si prosegue, si
attraversa la più ampia fra le valli interessate dal sentiero Roma. Si
ha quindi tutto il tempo per osservarne la testata, costituita, da sinistra,
dal pizzo Torrone orientale, dal monte Sissone, dalla punta Baroni, dalle
cime di Chiareggio e dal monte Pioda, che ruba interamente la scena al
monte Disgrazia. Merita un'attenta osservazione anche la costiera Remoluzza-Arcanzo,
che separa la val Cameraccio dalla valle di Preda Rossa, e sulla quale
si colloca la bocchetta Roma.
Nell’ultima parte della traversata il sentiero Roma passa vicino ai piedi
del monte Pioda e, superata
una grande ganda, sale ad un nevaio, superato il quale ci si trova ai
piedi del fianco roccioso in cima al quale, a 2898 metri, si colloca la
bocchetta Roma.
Il primo tratto della salita è il più impegnativo: corde fisse e staffe
sono necessarie per sormontare alcune grandi rocce. Poi si sale con maggiore
facilità, fino a raggiungere la bocchetta, presidiata da un grande ometto.
Ecco come appare, dalla bocchetta, il panorama verso ovest: sfilano tutte
le valli percorse dal sentiero, ad eccezione della val Porcellizzo, che
resta nascosta dietro quella del Ferro: da sinistra (foto a fianco) abbiamo
la valle dell’Oro, quella del Ferro, la val Qualido, la valle di Zocca,
un piccolo scorcio della bassa val Torrone ed uno della val Cameraccio.
La discesa verso il rifugio Ponti, agevole e ben segnalata, avviene fra
grandi massi, descrivendo un arco che attraversa anche due piccoli nevai,
per poi perdere gradualmente quota puntando in direzione del rifugio.
Il tempo di percorrenza è di circa 6 ore.
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