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Via alla pagina principale Decima giornata, Novella decima

Il testo di Griselda è molto probabilmente tratto da una leggenda francese, l’Estoire de Griseldis, di un autore anonimo, ma Boccaccio fu il primo a metterla per iscritto e Petrarca a consentirne la diffusione oltralpe, traducendola in latino. Il poeta di Laura inviò la traduzione a Boccaccio con una lettera datata 4 giugno 1373 ma risalente, molto probabilmente, ai primi mesi dello stesso anno.

 Ecco alcuni estratti dalla lettera di Petrarca a Boccaccio:

“Mi venne, non so come né da chi recato, alle mani il libro […]”; “mentirei se dicessi di averlo letto […]”; “lo scorsi rapidamente coll’occhio […]” ; “lessi poi sulla fine l’ultima delle tue storie che mi sembrò diversa molto da tutte le altre; e tanto me ne piacqui che ne presi diletto e volli impararla a memoria e fra me stesso soventi volte la ripetevo con molto piacere; ed ebbi in mente di narrarla agli amici […].

Petrarca dopo averla tradotta in latino, le mise il titolo di “De insigni obedientia et fide uxoria“. Questa traduzione ebbe successo, infatti ne restano più di 200 manoscritti, soprattutto pregiati, e in questo modo circolò negli ambienti culturalmente e socialmente elevati. La lettera costituisce il prologo alla traduzione della novella, destinata a chiudere significativamente la raccolta delle “Seniles”.

 La prima rappresentazione scenica della novella è ad opera di Apostolo Zeno che nel 1701 crea un dramma musicato da Pollarolo a Venezia. Vi furono però degli adattamenti nella versione teatrale; il più significativo è la trasformazione di Gualtieri nel re di Sicilia, per dare maggior grandezza e fasto alla scena.

Successivamente Goldoni rappresentò la novella con le musiche di Vivaldi al quale Grimaldi, proprietario del teatro S. Samuele di Venezia, aveva commissionato la parte.

Della novella si interessarono anche pittori; oggi possiamo ammirare gli affreschi nella “Sala Griselda” al castello sforzesco di Milano, dove furono portati dal castello di Roccabianca. Infatti Pier Maria Rossi volle decorare una stanza della sua dimora con la centesima novella del Decamerone; gli affreschi furono stesi con la tecnica della “terra verde” e illustrano, con grande fedeltà rispetto al testo letterario, in 24 scene, il valore di Griselda.       
 
Nella seconda metà del Novecento molti studiosi si soffermarono sul significato della novella e diedero delle interpretazioni in chiave allegorica; ad esempio Vittore Branca vide in Griselda l’immagine di Maria; alcuni religiosi ravvisarono nei tormenti della donna  una sorta di allegoria di Cristo.                               
 
Vi fu anche un’interpretazione storico-sociologica che si concentrò sulla lotta sociale tra  un nobile e una popolana, come rilevò il critico Mario Baratto.
L'incisione ispirata alla Storia di Griselda

Carlo Muscetta mise in evidenza la forza di questa donna che, in realtà, è cosciente della propria dignità e dei propri diritti.

Altri ancora sottolinearono l’elogio dell’intelligenza, in quanto la virtù della giovane consiste nel contrastare la “fortuna” che le è avversa.

Qualcuno interpretò la novella come il Paradiso finale del Decamerone, ma questa tesi fu subito messa fuori discussione, in quanto la migliore delle donne è correlata al peggiore degli uomini. Infatti Boccaccio  erge un monumento a questa donna e sottolinea le “miserie morali” di Gualtieri.

Sembra proprio che Boccaccio abbia voluto dare ai lettori un  messaggio attraverso l’ultima novella, un messaggio che, per noi, è ancora un enigma. Anche Petrarca provò a risolverlo attraverso la traduzione della storia di una donna che è esempio di fermezza del buon cristiano sottoposto da Dio a dure prove in modo che diventi consapevole della propria dignità. (Elisa Tronca)