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Via alla pagina principale Decima giornata, Novella decima

Il Decamerone si conclude con la narrazione della novella di Griselda, donna dal grande animo, mite, forte e fedele al marito. È subito da notare l’innalzamento del registro linguistico, tale da avvicinarsi a quello in uso nella tragedia. Infatti la materia è più elevata, complessa, nobile e spirituale. Non è un caso che il Decamerone si concluda con una novella di questo genere; di Griselda, Boccaccio esalta le virtù, le eccellenti doti, quali la pazienza e l’amore che sono straordinarie, come straordinaria è la forza interiore che fa di lei un personaggio sublime, positivo, nobile, che, secondo Carlo Muscetta (nella monografia dedicata a Boccaccio), sembra incarnare le virtù aristoteliche celebrate da Cicerone nelle pagine finali del De invenzione: “Fortitudo est considerata pericolorum susceptio et laborum perpessio; eius partes magnificentia, fidentia, patientia, perseverentia […]”. Una conclusione elevata quindi, in contrasto con l’incipit negativo della prima novella che ha come protagnista Ser Ciappelletto, uomo disonesto, crudele, peccatore, irreligioso e beffeggiatore.

E ci sorprende ancora di più che il narratore di quest'ultima novella sia Dioneo, spregiudicato, vizioso e cinico che mette finalmente da parte la dissolutezza tipica dei suoi racconti precedenti.

Griselda è un personaggio a tutto tondo, caratterizzata da complessità d’animo; potremmo dire che subisce una certa maturazione nel corso della vicenda, in quanto da ragazza si trasforma in donna. Quindi noi la conosciamo soprattutto attraverso la caratterizzazione per indizi, poiché, procedendo con la narrazione, ci meravigliamo sempre più della complessità e della nobiltà del suo animo.

Griselda è una ragazza di umili origini (“co’ suoi pannicelli romagnuoli”, “il padre che poverissimo era”), dedita al lavoro “lei trovata che con acqua tornava dalla fonte in gran fretta […]”, “cominciò a spazzar le camere e a ordinarle… né mai ristette che ella ebbe tutto acconcio e ordinato quanto si conveniva[…]”; vive in un borgo vicino alla dimora di Gualtieri che è attirato dalla sua bellezza; infatti ella è bella sia in viso sia come persona, è graziosa e disinvolta (“avvenevole”), cordiale (“piacevole”) e dotata di correttezza signorile (“costumata”); ella è consapevole della sua condizione sociale che trasforma in punto di forza, per superare le ingiustizie. La sua energia interiore, che accresce la sua dignità, è l’arma grazie alla quale ella non si sottomette del tutto al marito. Infatti sopporta le atroci prove cui egli la sottopone “come che gran noia nel cuor sentisse, senza mutar viso […]”. La perseveranza di Griselda fa commuovere tutti, dai sudditi (che l’amano e l’adorano reputandola cortese e affabile) meravigliati dalla sua fermezza d’animo, a Gualtieri che fatica a trattenere le lacrime, cacciandola di casa “che maggior voglia di piangere aveva che d’altro, stando pur col viso duro […]” e persino noi lettori, che ancora oggi ci meravigliamo della costanza della donna, “ col viso non solamente asciutto ma lieto di sofferir le rigide prove da Gualtier fatte […]”.

Possiamo paragonare Griselda alle eroine delle narrazioni fantastiche; l’intera novella presenta gli elementi della fiaba: dalla rottura della situazione iniziale, alle tre prove eccezionali a cui la donna viene sottoposta e che supera brillantemente attraverso la sopportazione. È proprio la sua forza d’animo, data dalla sua umile origine, a rappresentare il ruolo dell’aiutante; e come in tutte le fiabe non può mancare il lieto fine. Griselda è un personaggio ideale, l’eroina del lettore, capace di sopportare la ”matta bestialità” del marito; di certo l’incanto fiabesco del suo personaggio non è inferiore al coraggio di Cenerentola e Biancaneve.

Il marchese di Saluzzo, Gualtieri, impersona il ruolo di feudatario: ama la caccia e le arti venatorie, è signore e padrone di territori, cose, persone, solo raramente riusciamo a scorgere la sua psicologia, i suoi sentimenti e i suoi affetti. Innanzi tutto sono rilevabili dei tratti di misoginia nelle sue parole, poiché egli non vuole prender moglie, considerando la donna perturbatrice dell’equilibrio. Anche Calandrino, altro personaggio delle novelle di Boccaccio, ha la stessa opinione sulle donne ”le femine fanno perdere la vertù a ogni cosa” probabilmente si tratta di un pregiudizio popolare abbastanza diffuso anticamente.

Gualtieri è un personaggio enigmatico, è allo stesso tempo istintivo e calcolatore, deciso e insicuro; è istintivo quando, sollecitato dai sudditi, prepara velocemente le nozze senza dare un precedente avviso alla fanciulla; calcolatore quando pensa a tutte le prove cui sottoporre la moglie, nella progettazione del piano, nella pazienza di fingere, atteggiandosi a crudele, per portare a termine il suo obiettivo. A volte è una persona decisa che mette in gioco la sua felicità; spesso si mostra insensibile infatti i suoi sudditi iniziano a considerarlo spietato ( “il biasimavan forte e reputavanlo crudele uomo.”), deve rinunciare a crescere i figli che gli sono tanto cari, si autoimpone di essere duro con la donna verso la quale prova sempre più amore, allorché la vede superare con nobiltà d’animo anche i più atroci ostacoli; “meravigliandosi egli della sua costanzia […]”, “io sono il tuo marito, il quale sopra ogni altra cosa t’amo, credendo poter dar vanto che niuno altro sia che, sì com’io, si possa di sua moglier contentare […]”. Nella conclusione Gualtieri apre il suo cuore e mostra la sua tenerezza verso Griselda abbracciandola, baciandola e facendole un discorso profondo; quindi scopriamo che, dietro l’animo duro dell’uomo, c’è in realtà tanta insicurezza e paura di non essere amato, anche Gualtieri è, in questo senso, un personaggio a tutto tondo, dotato di una straordinaria complessità psicologica. (Elisa Tronca)

I personaggi principali della storia sono Griselda e il marchese di Saluzzo. Esteriormente gli abiti regali di cui viene rivestita Griselda, il giorno delle nozze, mettono in evidenza una nobiltà d’animo che poi ella manifesterà nel corso della vicenda: nel suo aspetto appare simile alla figlia di un nobile signore. La protagonista è ubbidiente, devota, fedele, servizievole, coraggiosa, e generosa, in quanto, per la felicità del marito, accetta di servire la presunta seconda moglie. Le virtù di Griselda sono le virtù tipiche del popolo comunale che riescono a sconfiggere il vecchio mondo feudale con l’operosità, la gentilezza e la magnanimità che anticamente erano caratteristiche proprio della società aristocratica. In più il Boccaccio aggiunge un elemento nuovo: la forza della femminilità che, con le virtù cristiane della pazienza e della sopportazione, prevale sull’arroganza e sull’arbitrio della nobiltà. La novella presenta dunqeu un livello fiabesco e una componente religiosa. L’aspetto fiabesco anticipa la fiaba di Cenerentola con gli stereotipi delle angherie subite dall’eroina; il mutamento esteriore attraverso l’acquisizione degli abiti signorili e il lieto fine con il conseguente cambiamento di condizione sociale. La componente religiosa ricalca gli stereotipi delle agiografie (storie di vita dei santi) con la sofferenza e le ardue prove sopportate per arrivare a Dio. Nonostante il comportamento del marito, Griselda si mantiene sempre coerente con le proprie caratteristiche fisiche e psicologiche. Ella rappresenta la donna dell’epoca feudale, sottomessa alla volontà di un marito capriccioso e spesso crudele.

L’altro personaggio principale è il marchese di Saluzzo che incarna proprio la figura del nobile feudatario, signore e padrone di territori, cose e persone. Il suo ideale di vita è quello della spensieratezza e del divertimento; prende moglie “alla leggera” per compiacere gli amici, senza considerare le responsabilità che un matrimonio richiede. Il Boccaccio non dà i tratti fisici di Gualtieri e lascia immaginare che fossero quelli tipici della nobiltà: fierezza e eleganza nel portamento. La figura del marchese di Saluzzo è tratteggiata a tutto tondo, in quanto subisce un mutamento nel carattere e nel comportamento.

Intorno a Gualtieri ci sono gli amici che rappresentano lo stereotipo dei cortigiani, sempre pronti a dar ragione al potente, rimanendo passivi anche di fronte alle sue azioni più crudeli.

 Una figura evanescente è il padre di Griselda il quale subisce un’evoluzione sociale nel corso della vicenda, in quanto, nel lieto fine, viene chiamato al castello e finisce i suoi giorni “onoratamente e con gran consolazione”. (Monica Trippodo)

Maestro della Storia di Griselda, National Gallery, London