Il pendolo è
una dispositivo fisico semplicissimo costituito da un grave di massa m sospeso
per mezzo di un filo inestensibile
la cui estremità libera è solitamente
legata ad un sostegno. Indicato
con “O” , il centro di
sospensione rappresenta il punto in cui il sistema è vincolato. Si indica con “ l ” la
lunghezza del pendolo, ossia la distanza tra “O” e il centro di massa.
Un simile sistema impedisce al grave vincolato la caduta verso il basso, consentendogli però di oscillare. Per oscillazione andiamo ad intendere il movimento compiuto da "m" nello spostarsi, partendo con V0 = 0, dal punto B al punto G e nel ritornare nuovamente nella posizione di partenza passando così due volte per il punto di equilibrio A, dove per punto di equilibrio si intende la posizione che il grave assume da fermo. Un pendolo oscillante tende a fermarsi se non vi sono altre forze oltre a quella gravitazionale ad “alimentare” il suo movimento. Questo fenomeno, chiamato smorzamento, è solitamente dovuto alla presenza dell’attrito dell’aria. |
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Procediamo analizzando le forze agenti sulla massa m. Quando m sarà nella
posizione di equilibrio A il suo peso Supponiamo ora di
lavorare in assenza di ogni tipo di attrito e spostiamo la massa m da A a B in modo tale che l’angolo θ formato dal filo teso con
la verticale sia minore di 6° e lasciamo libera la massa m. Questa
si riporterà nella posizione iniziale A di equilibrio sotto l’azione di
una forza di richiamo. Il diagramma delle forze agenti su m cambia: il
sistema filo-massa non è più in una posizione perpendicolare alla
superficie terrestre. L'accelerazione gravitazionale g però lo è tuttora
quindi per giungere alla forza che è causa del movimento dobbiamo
scomporre m∙g.
Se assumiamo perciò un asse x tangente all'arco AB di circonferenza e
perpendicolare ad l disegniamo la componente Ft
su tale asse e la componente Pl lungo la retta di l. Cerchiamo ora di trarre delle conclusioni: Pl è evidentemente
equilibrata da T a rimanere ineguagliata è Ft in
direzione tangente all’arco che sarà pertanto causa del movimento.
Scriviamo quindi la seconda legge della dinamica proiettata
sull'asse Essendo l’angolo θ molto piccolo possiamo considerare l’arco AB uguale al segmento AB e quindi approssimiamo il settore circolare AOB a un triangolo rettangolo in B che risulterà simile al triangolo rettangolo CDB; quanto detto ci consente di scrivere il seguente rapporto: BD : BC = BA : BO che tradotto in termini fisici non sarebbe altro che Ft : m∙g = s : l ossia
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Da
tutte le precedenti affermazioni appare chiaro che con θ minore di 6°
il moto di un pendolo può essere interpretato come un moto armonico
semplice. Procediamo con il considerare s lo spostamento x :
nel moto armonico semplice l’accelerazione a in modulo è uguale a a=
ω2 x quindi confrontando scriveremo:
sappiamo inoltre che (dove T rappresenta chiaramente il periodo) quindi sostituendo giungiamo concludendo a
Il moto di un pendolo semplice, nell’ipotesi di piccole oscillazioni, è dunque un moto armonico il cui periodo è del tutto indipendente dalla massa oscillante e dall’ampiezza delle oscillazioni; in altre parole, in una situazione ideale in cui ogni attrito è assente, tutte le oscillazioni di un pendolo semplice hanno la stessa durata (legge dell’isocronismo delle piccole oscillazioni di Galileo) |
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