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# Le tematiche adombrate #

di Raffaele Bonifacio Gambardella (Gli Sfrattati)

I punti particolarmente difficili dell’umano intendere hanno accentuato l’introverso furore e colliso con grande espansione di nuvole di odio e di orrore; solo due giorni dopo ‘Patafluens si è scatenato l’inferno delle Twin towers e il nuovo corso, che costringe tutti quelli che “non hanno voluto vedere”, a tener conto della realtà delle cose. L’occidente ha molte colpe e i terroristi una notevole capacità di passare dalla ragione (o almeno da talune ragioni) al torto postumano. Le tematiche adombrate dal “Club di Roma” già dagli anni Sessanta si intrecciano con le tragiche realtà oggi pienamente evidenti, relative alla globalizzazione, ma la filigrana/filosofia presente in trasparenza nessuno vuole accettarla: che i modelli di consumo devono cambiare, che la violenza ha un seme riposto, che va snidato all’origine, a parte la repressione di quanto matura. Non ritiene (Il Genoino) che la creatura umana sia da ritenere “connettivamente” intelligente; a parte i casi isolati, che non vengono regolarmente assunti come esempi, nel costituire aggregazioni consociative, da più parti si alimentano forme unicamente esteriori. La legittima indignazione di Re Ubu, che vede il popolo bassamente aspirare all’unica soddisfazione della “ventriglia”, torna di particolare attualità. Non c’è nulla di più avvilente del dover sempre più constatare, da parte di chi ne ha ogni fatalistico e mirlitonesco appannaggio, la volgare ricezione di quello che sembra volgare, ma che forse lo è, da parte di chi non avrebbe titolo a praticare o usufruire di determinate aberrazioni. Di tali aspetti si dovrà tenere certamente conto man mano che le nuove compagini patafisiche realizzeranno orde pottinicce e assembramenti di acacici turcimanni dalle idee molto temerarie. I seguaci della “Patafisica” hanno ottimi motivi per diffidare di ogni larvata vice-pseudotelepatica valutazione, e ogni attempato defesso folk social-cazzismo. Si constaterà sempre più baldracchismo, più arrembaggismo, più infrollismo. Ma non consentirà (Il Genoino) che si dubiti della sua naturale maramalda maraviglia, per un’evoluzione che nulla promette, se non proroghe di frastornati deliri. Lo vedi un po’ categorico (Il Genoino)? Il Genoino improvvisamente indietreggia e casca sgambettevolmente. Rispunta il suo volto con un sorriso inconcludente e un’aria generale per nulla convincente.

 

# Gusci vuoti #

di Renato Palazzi

Vorrei proporre che l’ubertosa e accogliente zona che da Casalmaggiore si spinge a lambire le province di Parma e di Mantova da un lato e si estende dall’altro fino ai confini di Cremona stessa, ed è comunemente nota come il Casalasco, venisse venduta a prezzo conveniente o prestata o ancor meglio ceduta in regalo a uno Stato straniero, a un’istituzione estera o anche a un gruppo di cittadini o a un singolo individuo purché di accertata nazionalità non italiana. Trovare un destinatario non dovrebbe essere difficile: si tratta infatti di un territorio fertile, generoso, ricco di buoni cibi e di attrattive naturali, e per giunta dotato come pochi altri di un gran numero di pregiati tesori architettonici, chiese, palazzi, castelli, ville monumentali, residenze signorili, antiche cascine cariche di storia: tutti, però, con la caratteristica di essere in rovina, o di apparire terribilmente prossimi a diventarlo, tutti disgraziatamente abbandonati a se stessi. E’ davvero difficile, se prescindiamo da Pompei e da qualche altro millenario sito archeologico, trovare dalle nostre parti un’area geografiche così copiosamente costellata di macerie, quasi che un malefico Père Ubu fosse passato lasciando dietro di sé sconquassi e distruzioni. Nel vicino comune di San Giovanni in Croce, ad esempio, che conterà si e no un paio di migliaia di abitanti, si possono trovare ben quattro rinomati edifici ormai prossimi al definitivo degrado. Spicca in primo luogo la magnifica Rocca Medici del Vascello, già residenza della leonardesca “dama con l’ermellino” Cecilia Gallerani, distrutta da mezzo secolo di incuria e di furti vandalici. A pochi passi c’è la meno antica e imponente ma ugualmente illustre villa Grasselli Barni, che i proprietari non riescono evidentemente a salvare da un’analoga sorte, e poi la suggestiva chiesa romanica di San Zavedro, invasa dalla vegetazione, e l’altra vecchia chiesa del paese, chiusa, inutilizzata, aggredita da decenni di gelo e umidità. Fossi il sindaco di San Giovanni in Croce mi porrei qualche problema. Fossi un abitante di San Giovanni in Croce mi indignerei con chi non tenta neppure una vaga tutela dei beni collettivi che la sorte ha voluto affidare al nostro senso di responsabilità. Invece gli abitanti di San Giovanni in Croce fanno come gli abitanti di quasi tutti gli altri centri e borghi del Nordest, ovvero fingono di non vedere, e anche se vedono non sembrano particolarmente sconvolti. Come si fa più in fretta a sostituire l’antica chiesa con una nuova, anonima parrocchia col campo di calcio e l’antenna satellitare, così è tanto più pratico lasciare le case di famiglia bisognose di restauri per trasferirsi nelle innumerevoli villette a schiera che sorgono come funghi e devastano il paesaggio con le loro false collinette e i loro forni per barbecue tutti uguali. In tal modo interi paesi si snaturano, si spostano di qualche centinaio di metri facendo si che il loro nucleo diventi un guscio vuoto destinato prima o poi a crollare. E allora, tornando alla proposta iniziale, regaliamoli, questi borghi, villaggi, comuni, frazioni, e anche cascine isolate, singoli fienili, immense stalle trasformate nella migliore delle ipotesi in pericolanti depositi degli attrezzi. Regaliamoli agli inglesi, o agli americani, o ai tedeschi, che già si sono presi a buon diritto la Toscana, regaliamoli persino ai francesi, che delle loro campagne hanno comunque dimostrato di sapersi prendere cura, e forse anche delle nostre saprebbero meglio che farsene.

 

# da “Della mulinazione eridanea” #

di Andrea Visioli

Al confezionar presentazione consona al mulino fluviale, come in tutte le operazioni di rilievo che ottengono attenzione ed impegno, andrebbero ricordati doverosamente con cerimoniale onorevole, tutti coloro che mi hanno dimostrato fedeltà assoluta, assistenza ed amicizia in questi giorni. Ci siamo ancorati alla sponda casalasca, terreno meno sacro perché meno ricco di oggetti arenati. La cosa più difficile sanza dubbio è stata guardare negli occhi i legni del Po, alteri nella loro solitudine, come vecchi relitti su spiagge in continuo movimento. In effetti mio padre mentre guadagnava a remi la grande spiaggia di fronte a Casalmaggiore sapeva che ero il bambino con la maggior ansia di arrivare, fra i cotton fioc arenati e gli assorbenti sui salici. Sapori che necessitano ironia per essere deglutiti, col puerilismo che sempre salva, spesso giustifica. Con ciò sia cosa che per fare della sintesi delle metafore fluviali la conseguente improrogabile affermazione di un progetto patafisico, nessuna difficoltà v’è stata nel mettersi in contatto col più grande mistificatore di tutti i tempi; imperciocché già mi sentivo microcosmico prima...

[Gli Sfrattati – formazione napoletana attiva già dal 1989. Pubblica la rivista “Soup-Soap”. Raffaele Bonifacio Gambardella è nato a Trivigno (Pz) nel 1952. Laureato in Architettura, si è occupato di grafica, restauro e progettazione. L’attività di performer con lo pseudonimo “Il Genoino” affianca l’impegno di studio e approfondimento di vari aspetti della vita artistica. Insegna Storia dell’Arte presso il Liceo Artistico di Aversa. Per Patafluens con lui hanno contribuito alla realizzazione della performance L’oceano di Luca: Mario Sardi (Il Gabbiano), Gabriella Parrotta; Paola Acampa (il Delfino), Annabella Lullo (Assenzio), Mario Ricciardi, Giovanni Ricciardi. Il gruppo “Sfrattati” ringrazia la ditta T.C.S. – San Tammaro per l’ausilio nella realizzazione delle strutture. Ringrazia inoltre Lucia Cozzolino e i piccoli Martina e Gianni Gambardella per la collaborazione prestata.]

[Renato Palazzi, nato a Milano nel 1947, Laurea in Lettere e Diploma di operatore teatrale alla Civica Scuola d’Arte Drammatica. Dal 1968 al 1972 collabora col Piccolo Teatro come organizzatore. Dal 1968 collabora in qualità di vicecritico teatrale col quotidiano “L’Avanti”, oltre che con altre testate e con programmi televisivi. Nel 1973 è tra i fondatori del salone Pier Lombardo, dal 1974 al 1988 è al “Corriere della Sera” prima come vicecritico teatrale, poi anche come redattore della pagina spettacoli. Dal 1986 al 1995 è direttore della Civica Scuola d’Arte Drammatica e dal 1988 è critico teatrale del supplemento culturale domenicale del “Sole-24 Ore”.]

[Andrea Visioli è nato a Casalmaggiore nel 1972 dove risiede. Diplomato con maturità Scientifica, laureando in Storia dell’Arte all’Università di Parma svolge attività Evolvorientistica, promuovendo attività di reimpegno e dimensionamento di materiali, spazi e persone. Atleticamente del 1994 membro della Nazionale Italiana di Sport Orientamento, professionista per GS Fiamme Oro della Polizia di Stato, dal 1999 guida la sezione Orienteering al Centro Universitario Sportivo di Parma. Nel 1998 invia gratuitamente ad amici la raccolta di poesie Cielomareacquaterrafuoco tirata in fotocopia. Fonda il movimento Evolventi con allestimenti Incursioni Umane Irreversibili (1997), Mediazioni (1998), Icone di fine Millennio (1999), Alcove Veloci come fiaba sociale (2000): works in progress di una settimana aperti alle contaminazioni dei passanti. Nel 2001 allestisce Fotofrutti, una mostra ad oltranza in ambiente boschivo nella Golena del Po con fotografie di orientisti appese agli alberi. E’ assistente artistico per il progetto speciale 2001 Bunker Poetico alla 49° Biennale di Venezia. ]