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# (Intervista a Enrico Baj) #
Di Domenico Quaranta
Dunque, dire idiozie, oggi, quando tutti riflettono profondamente, rimane il solo mezzo per provare la propria liberà e indipendenza di pensiero
(BORIS VIAN)
Vedete, vedete il tritacane girare
Vedete, vedete le cervella saltare
Vedete, vedete i Benpensanti tremare
Urrah! Corna al culo, viva il Padre Ubu
(CANZONE DEL DECERVELLAGGIO)
CONVERSAZIONE REALE E IMMAGINARIA CON ENRICO BAJ (E CON ALTRE ILLUSTRI COMPARSE)
Jarry, che amava dare una definizione sintetica di ogni suo amico (o nemico), lo avrebbe chiamato probabilmente 'colui che atomizza'. La sua vena sintetica e metonimica non si sarebbe certo
lasciata sfuggire la tentazione di estendere a tutta l'opera di questo artista un termine legato ad una esperienza storica della sua produzione, il Movimento Nucleare del 1951: ad un'opera
che è tutta informata da una ironia esplosiva, da un senso dell'assurdo che sventra ogni autorità costituita, ogni potere repressivo.
Di chi sto parlando? Ma di Enrico Baj, signori! "Quello del Nuclearismo? Quello del Bauhaus Imaginiste? Quello dei Generali? Picabaj? Bacasso?" Ma si, proprio lui! Lui che, da alcuni
anni ormai, potete onorare del suggestivo titolo di Trascendente Satrapo, Co-Pro-Rettore e Analogico Imperatore della Patafisica Milanese.
Addì Primo Dicembre Duemila l'Imperatore Analogico mi accoglie nella sua bella villa-museo di Vergiate e, dopo avermi concesso un'ora di interessantissima conversazione con la sua
splendida Signora, mi dirotta nel suo vasto studio, dominato dalle grandi e inquietanti figure del ciclo di Gilgamesh.
"La pittura è l'arte del silenzio e della meditazione… Anche facendo un a cosa così rapida (mi indica le grandi tele alla parete), di getto o di azione, poi guardi se va
bene o non va bene, quindi è tutto ragionamento che instauri in silenzio con te stesso…La gente di solito rifugge dal porsi problemi sul proprio essere o sulla valutazione del
proprio lavoro…Introduce solo una serie di valutazioni pratiche: 'come faccio a pubblicizzarlo a mediatizzarlo, come faccio a impormi a vincere un premio a essere invitato…'.
Ecco, tutto questo si ottiene in genere acquistando un certo tipo di comportamenti di società che ti fanno avanzare nella società del consumo e del potere, del potere che
è… un cazzo, vedi che non sanno neanche chi eleggere in America…Di fronte a questa società assurda la Patafisica col suo gusto del paradosso e dell'assurdo ti
offre dei mezzi io direi quasi terapeutici per uscire da tutti questi problemi, da tutti questi dilemmi…" Baj ha accompagnato queste ultime parole con un gesto, uno schiocco delle
dita, a cui ha risposto dalla stanza attigua uno strano sferragliamento. Improvvisamente vedo avanzare dalla porta in fondo allo studio una processione di strane marionette in meccano, e
nello stesso istante dalla piscina antistante allo studio si innalza una inquietante voce meccanica.
Si tratta - mi spiega Baj - dell'attuale Vice-Curatore, massima autorità patafisica dopo il Curatore Inamovibile Dottor Faustroll: dal1997 è Vice-Curatore il coccodrillo
Lutembi, di cui io possiedo un ritratto in lamiera a grandezza naturale sito sul bordo della mia piscina, che sta pronunciando ora con le sue fauci metalliche la suprema definizione
del Dottor Faustroll(1898):
"La Patafisica[…] è la scienza di ciò che si aggiunge alla Metafisica, sia in essa, sia fuori di essa, estendendosi così ampiamente al di là di questa
quanto questa al di là della Fisica[…] La Patafisica sarà soprattutto la Scienza del Particolare[…] Studierà le leggi che governano le eccezioni e
spiegherà l'Universo supplementare a questo[…] La Patafisica è la scienza delle soluzioni Immaginarie[…] La Patafisica è la Scienza…"
Intanto la processione in meccano è ormai arrivata presso di noi. In testa, Padre Ubu dall'immensa ventraglia, che dice laconicamente:
"La Patafisica è la scienza che abbiamo inventato perché ce n'era gran bisogno"
e se ne và. Le altre marionette sono, nell'ordine, Madre Ubu, il Capitan Bordure e tre Palotini, e ciascuna di esse deposita un libro accanto a noi. Si tratta - mi spiega Baj - di
pubblicazioni di Patafisica, di cui lui, in quanto Imperatore Analogico, mi fa munifico dono. Intimorito e sconcertato dallo strano happening, e un po' spiazzato della generosità
dell'Imperatore, ne apro uno a casaccio, e da esso si sprigiona immediatamente la voce tranquilla del Trascendente Satrapo Boris Vian, che mi rassicura:
Non c'è bisogno di aspettarsi delle cose complicate per trovare la Patafisica. Per darvi un esempio personale, io sono arrivato alla Patafisica quando avevo 8 o 9 anni, leggendo una
commedia di Robert de Flers e Caillavet che si chiama La bella avventura, ed è l'ultimo posto in cui ci si può aspettare di trovarne, non essendo costoro dei patafisici; ma vi
era una battuta […] che vi offro come conclusione di questo colloquio preliminare; credo che possa iniziare rapidamente e facilmente chiunque alla Patafisica; dice: 'Mi concentro
volentieri a pensare a cose alle quali penso che gli altri non penseranno.'
La vecchia registrazione radiofonica prosegue quindi con uno strano dialogo tra Vian e Henri Salvador:
V: Vuole sapere che cos'è la Patafisica?
S: Sì.
V: E perché mai?
S: Ebbene, per…istruirmi.
V: Per istruirvi? E per farne che?
S: Cosa farne?
V: Sì…
S: Niente. Assolutamente niente…
V: Così vorrebbe istruirsi sulla Patafisica senza alcun motivo?
S: Proprio come sta dicendo…
V: Ma allora lei è già patafisico…
S: (stupito) Ha! Ha!
V: Il suo desiderio e il suo motivo stanno a provarlo!
S: Ma che motivo?
V: Ma l'assenza di motivo.
S: Ma come? Questo proverebbe che…
V: Proprio così, che lei è patafisico!
Questi discorsi mi hanno tranquillizzato, ma a completare l'opera arriva, da un libretto appena sfiorato dalle mie dita, la serenità olimpica di Marcel Duchamp, che fu tra i fondatori
del Collegio di Patafisica a Parigi nel 1948 e fu eletto Satrapo nel 1953:
"Non ci sono problemi perché non ci sono soluzioni".
Domando a Baj: "In un vecchio articolo pubblicato su Caffè Trieste sostenevo che la Patafisica, con il suo senso dell'assurdo, dell'ironia, della dissacrazione, del nonsense, ha
influenzato e determinato buona parte dell'arte contemporanea. E' d'accordo?"
Baj risponde nominandomi alcuni illustri patafisici e consegnandomi il catalogo della grande mostra tenutasi nel Palazzo Reale di Milano nel 1983: 'Jarry e la Patafisica'. Ogni nome è
una conferma: Jarry ebbe legami con tutto il gruppo dei Simbolisti francesi, con Gauguin, con il Doganiere;ammirò Van Gogh quando i suoi quadri non valevano un piatto di minestra, e fu
ammirato da Picasso, che collezionò sue incisioni e ritrasse più volte Padre Ubu. I campioni di Dadaismo e Surrealismo (P.S.: viene prima il DaDa di Tzara o il patafisico HaHa
di Bosse de Nage - Culo di Mozzo, la scimmia idrocefala del Dottor Faustroll?) furono tra i fondatori del Collegio di Patafisica (1948) e tra le sue massime autorità; ma è
indubbio che tutta la loro attività in seno alle avanguardie della prima metà del secolo sia informata da principi patafisici: ho detto di Duchamp; ricorderò almeno Max
Ernst, Mirò, Picabia, Man Ray e, fra gli scrittori, Raymond Queneau, Prevert, Vian, Ionesco. Ancora, patafisici o vicini alla Patafisica furono alcuni protagonisti dell'Informale
europeo e delle avanguardie anni'50 (Nouveau Realisme, Movimento Nucleare, Spazialismo, Cobra…): Dubuffet, Satrapo dal 1958; Lucio Fontana, tra i fondatori, nel 1964, dell'Istituto
Patafisico Milanese insieme a Baj, Crippa, Schwarz; e ancora Asger Jorn, Pietro Manzoni, Arman, Spoerri, Tinguely (che realizza, tra l'altro, la macchina per dipingere di cui parlava Jarry);
Lucio del Pezzo, tra i fondatori dell'Istituto Patafisico Partenopeo (1965), e Ugo Nespolo, che porta la Patafisica a Torino. "Sono tutti figli di Ubu", mi rassicura Brunella Eruli con un
articolo uscito su Arte in occasione della grande mostra. Non meno ampio e illustre sarebbe l'elenco dei patacessori, coloro che furono patafisici prima che Jarry rivelasse La Scienza
all'umanità: ve lo risparmio per problemi di spazio, ma non senza aver ricordato almeno Rabelais, Leonardo da Vinci, Zenone di Elea, e non senza aver reso omaggio ad una delle
più alte autorità del Collegio: la Triade Satrapica (Una e Trina) dei Fratelli Marx, unico marxismo accettato dal Collegio.
Chiedo ancora a Baj: "A quando risale il suo primo incontro con la Patafisica?"
Il mio incontro con il Collegio di Patafisica di Parigi fu dovuto a due persone: la prima che me ne parlò fu un certo poeta belga che si chiamava Theodore Koenig, che abitava molto
anche in Italia, ad Albissola, e che in Belgio pubblicava una piccola rivista che si chiamava Fantomas; conosciutomi intorno al 1955-'56, mi disse che dovevo abbonarmi ai Cahiers du
Collège de'Pataphysique. Quasi in coincidenza, nel 1958, ho incontrato Queneau in occasione di una mia mostra a Parigi: il figlio di Queneau, Jean Marie, era pittore e aveva fatto una
mostra in cui molte cose erano chiarissimamente legate ai miei quadri nucleari. Il figlio ha detto al padre 'Devi andare a vedere la mostra di Baj', e Raymond Queneau è venuto e mi ha
lasciato anche la firma sul libro delle presenze, quindi ha tenuto a lasciare una traccia del suo passaggio… Io sono andato a trovare Queneau presso il più grande editore
francese, Gallimard, presso cui lui dirigeva l'Encyclopédie de la Pléiade, e lui mi ha accolto molto amabilmente. E' nata così l'amicizia con Queneau, e si è
presentata l'idea di fondare l'Istituto Milanese nel 1963…
Qui la conversazione finisce; o, meglio, qui la facciamo finire: non posso, e non voglio, dirvi tutto! Del resto, questo articolo-intervista non pretende di essere esaustivo; anzi,
avrà raggiunto il suo scopo se avrà stimolato più domande di quelle a cui ha risposto. Questi interrogativi troveranno risposta, e, UDITE UDITE, per bocca dello stesso
Imperatore Analogico, invitato a Brescia da Caffè Trieste per una conferenza che si terrà verso la metà di marzo e il cui tema sarà : La Patafisica.
Nell'attesa, Egli vi manda il Suo Regale, Patafisico Saluto:
UBU E' CON NOI! HA HA!!!
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