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# La Grande Giornata Patafisica #

di Mario Lodi

dal catalogo 'PATAFISICA Eventi e Venti - Teatro Musica Azione in Piazza - Pomponesco, 6 settembre 1998. La grande Giduglia Editrice.

Sulla bella e grande piazza che, fatte le debite proporzioni, non sarebbe inferiore a quella veneziana di S. Marco, sventola un enorme stellone a cinque punte con l'emblema della giduglia, sostenuto da un braccio meccanico alto trenta metri. E domina il palco sul quale Enrico Baj Satrapo Trascendente e Imperatore Analogico, ricorda e riassume i meriti della Patafisica dalla sua fondazione, e dopo di lui parlano altri esponenti italiani e francesi. Il Corpo Filarmonico di Dosolo esegue brani di Musorgskij, Dvorak, Bizet, Ravel e Satie. La piazza si anima e spuntano qua e là espositori improvvisati di oggetti, invenzioni, giochi. Arriva in bicicletta, portando due ceste piene di grandi fogli di carta da musica arrotolati un autore di madrigali. Si ferma, mi conosce, mi presenta i testi da lui composti e mi dona un libretto di madrigali invitandomi al concerto di Squassabia che li canterà nel pomeriggio in piazza. E' Gianfranco Maretti che or recita i suoi madrigali a chiunque li ascolta, e se ne va fiero e felice per la piazza, sotto i portici, fra la gente che lo chiama e lo saluta. Mi guardo attorno e, mentre la piazza si sta animando di gruppi di curiosi che osservano, parlano, sorridono divertiti o tacciono perplessi entro in una sala dove si proiettano videofilms di autori patafisici. Quando esco tutta l'immensa piazza brilla al sole e osservo le cose esposte. Cristiano Serioli presenta una composizione a gabbia con dentro due cilindri che si fronteggiano, sospesi a fili. Sotto l'arco di un portico pende e sventola una grande camicia bianca alta almeno cinque metri e sotto, su un tappetino verde circolare c'è una mini cassetta di legno alta circa venti centimetri, è la 'sindrome di Alice' di Cecilia Guastaroba. Lauro Melotti, in un angolo soleggiato, sta collocando su cavalletti leggeri da pittore, delle forme di un lucido riflettente, che sembrano barchette. Sotto il porticato Domenico Tavernini con i suoi Ventilati presenta, realizzato con una lama circolare di sega elettrica che si muove facendo oscillare un pendolo appeso al suo interno, il culo cubano. La lama saldata in cima, ha la forma di un cuore, o se si vuole, di un sedere. Se si fa oscillare il sasso appeso, la lama ondeggia e richiama la forma di un sedere in movimento. Tutto lo spazio dei portici è occupato da oggetti strani, pitture sarcastiche sui generali che pensano alla guerra, giocattoli, bancarelle di libri. Anna Paniccia espone un cilindro contornato da sbarre di metallo nero, con il fondo e l'interno del coperchio come specchio. Così che, sbirciando dentro, trovi la illusoria profondità luminosa dell'infinito.

A pranzo sono vicino a Baj, alla poetessa Alda Merini e al burattinaio Otello Sarzi che nel pomeriggio terrà uno spettacolo di burattini con Sandrone, Fagiolino e Brighella. Enrico Baj, nell'attesa delle portate è indaffarato, nella veste di Imperatore, a timbrare e firmare diplomi e pergamene, mentre Alda Merini al suo fianco scambia battute: dice che è la concubina dell'Imperatore e lui l'abbraccia e la bacia. Otello, che conosco da tanto tempo, mi parla della psicologia dei tre burattini che saranno protagonisti del suo spettacolo: Brighella è l'imbroglione, Fagiolino il furbetto dinamico e realista che sbroglia le situazioni con modi spicci, Sandrone invece, che in genere è rappresentato come il simbolo dell'ignoranza contadina, Otello lo presenta con una venatura di ironia che fronteggia la cultura dei colti e dei potenti con sparate che nello stesso tempo evidenziano ignoranza e sapienza contadina. Esemplifica con una battuta di Sandrone davanti al potente: "Gran Signore, è colpa mia se la mia grande ignoranza è così piccola di fronte alla vostra?".

Bigoli ai formaggi, tagliatelle al sugo, stracotto d'asino con polenta, lumache in umido. E poi in piazza. Nella chiesa tiene un concerto di chitarra classica Gianluca Gozzi, un giovane. E' bravo, esegue la Sonata in Mi maggiore di Scarlatti, il Rondò op.2 di Aguado, composizioni di Giuliani, di sor e di Ponce. Il momento più alto, commovente e significativo della giornata è quando Alda Merini prende il microfono e declama una poesia tratta dal suo libro 'Vuoto d'Amore'. La voce forte e sicura, amplificata, raggiunge ogni angolo della grande piazza. E' la voce della più grande poetessa italiana che grida il suo amore per la vita ritrovato dopo l'esperienza allucinante di anni di manicomio.

Dopo lo spettacolo di Otello il sole lentamente tramonta, la giornata volge alla fine e sul pennone ondeggia ancora lo stellone patafisico.

[Mario Lodi (Vho di Piàdena, 1922) è Maestro da e di sempre. Ha fondato la Scuola delle Arti e del Gioco. Tra le sue pubblicazioni più note: C’è speranza se questo accade al Vho; Insieme. Giornale di una quinta elementare; Cominciare dal bambino; Cipì, Scritti didattici, pedagogici e teorici; La mongolfiera; Il permesso; La scuola e i diritti del bambino; Il paese sbagliato. Nel 1998 è stato insignito della carica perpetua di Ministro Inoppugnabile dell’Etoile d’Or dall’Istituto Patafisico Vitellianense.