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# Tutto quello che avreste voluto sapere sul “Demenziale” e che non avete mai chiesto, anche perché nessuno ve l’avrebbe spiegato e poi, in fondo... davvero ve ne fregava qualcosa ? #

di Roberto Freak Antoni

Da più parti, più persone mi hanno chiesto più volte il significato dell’aggettivo “demenziale”. “Maestro – mi importunano – come dobbiamo interpretare esattamente il concetto di ‘demenzialità’? Qual’è il senso che dobbiamo attribuirgli ?” Difficile rispondere, miei cari testoni ! Demenziale può somigliare a “surreale” ma anche a “banale” e a non – intellettuale...Che sia una specie di post – dadaismo artigianale, imbastito da volonterosi Indiani Metropolitani ? Che sia una specie di punk – rock ironico, sarcastico, un po’ caustico e un po’ barzellettaro ? Una scopiazzatura simil – patafisica ? Forse l’ultimo rantolo degli eroici creativi (ex facinorosi del Movement ?) Che sia la nuova bravata dei goliardi del DAMS di Bologna (Quanta gente in Facoltà: gli studenti, gli intellettuali, gli artisti, i critici, i fuoricorso, gli assassini...)? Che sia una cagata ?? A questo punto, una definizione – capite bene – è indispensabile per dar prova di chiarezza di idee e lucidità d’intenti (Occorre una patente di legittimità), per mostrare le coordinate del progetto (ma mi faccia il piacere: quali coordinate??), anche perché, alla peggio, come dice il proverbio del giornalista: “Una buona didascalia salva la faccia a qualsiasi fotografia !”...Ma veniamo a noi: ciò che è assurdo, bizzarro, evidentemente non plausibile, non – eroico, non – colto, non – istituzionale, anche cialtrone e ridicolo, può definirsi “demenziale”. Questa _che segue_ è una definizione in stile falso manifesto di avanguardia artistica primi 900: il demenziale (inteso anche nel senso di rock demenziale) è un cocktail di pseudofuturismo, dada, goliardia, improvvisazione, performance a-logica, ironia da avanspettacolo, poesia surreale – soprattutto cretina – incidenti a caso, sciocchezze e gazzarra, paradossi a colpi di genio. Anzitutto ricordiamoci di usare le parole prima che si congelino!! Il demenziale non deve convincere nessuno, del resto, non è un partito politico, non una corrente artistica da passare al vaglio di valutazioni estetico – poetico – ideologiche, da soppesare attentamente per riconoscergli un merito. Il demenziale non è neanche una specie di nuova moda da salotto e, per scelta, si tiene estraneo all’intellettualismo della raffinata arte kitsch. Non c’è arte, non c’è artista e quello che fa un demenziale – anche demente – potrebbero farlo tutti ! (Venghino siori !!). Basta volerlo con determinazione e convinzione: è una scelta !! E’ un delirio d’élite; le masse non ne sanno ancora nulla. Sono costretto a ricordarvi che a Zurigo, dal 1916 al ’18, al Cabaret Voltaire: “Sulla scena si faceva musica battendo chiavi e scatole finché il pubblico protestava fuori di sé”. Qualche volta il pubblico ti guarda male, ti “sorprende” a farfugliare, a biascicare frasi strane in rima baciata da scuola elementare, oppure ti sente urlare frasi in gergo, come se parlassi (solo) ai tuoi amici (alla tua tribù, qualcuno diceva nel 1977) e si chiede se sei furbo o cretino, se la tua è consapevolezza o un tentativo miserabile, se hai una cultura, uno stile, una dignità artistica o invece sei un bluff. Il demenziale decide di essere banale, “stupido”, allusivo, esagerato, trasversale e aggressivo in contrapposizione alla retorica dei buoni sentimenti, alla prosopopea del linguaggio da cantautore, para filosofo e finto poetico...Contamina con violenza tutta concettuale l’insopportabile mondo del Buon Senso Comune. Ad una presunta poetica alta da grande artista fenomeno, contrappone una poetica bassa da artista “sconnesso”, minoritario e diverso. Autunno 1921. Dalle memorie del cantante paroliere e compositore futurista Rodolfo de Angelis: “Che cos’era il ‘Teatro della Sorpresa’ ? Un teatro rivoluzionario, sintetico, alogico, dove tutti i canoni fondamentali su cui poggia il Teatro da secoli, erano sovvertiti. Non più commedie in tre o più atti, ma trenta commedie da rappresentarvi in una sera. Nelle quali il primo attore, a volte, profferiva una sola battuta. In altre, la prima donna veniva alla ribalta, dopo la fine del lavoro, soltanto per mostrarsi. Al posto del suggeritore, il “dimenticatore”, cioè un personaggio che aveva il compito di far dimenticare agli attori la loro parte, distraendoli durante la recita con interventi verbali che nulla avevano a che spartire con la commedia. Il tutto commentato da musiche futuriste (caro Casavola, ricordi quella motocicletta a tassametro che faceva da strumento, per una delle tue partiture, in orchestra ?) e intercalate da danza di eliche e di macchine. Marinetti si affannava a gridare al pubblico: “Ascoltate prima e poi giudicate !”. Il pubblico preferiva giudicare prima. E in questo si mostrava rivoluzionario quanto gli ideatori dello spettacolo, che non si era mai visto in Teatro giudicare un lavoro prima che lo si recitasse. (...) La confusione in palcoscenico era indescrivibile. L’unico calmo tra cotanto tramestio è Luciano Folgore che dice freddure a Marinetti, il quale distratto gli continua a dire: “ Benissimo, benissimo !”. D’un tratto l’attore che nella buca scoperta del suggeritore fa la arte del “dimenticatore” ne esce, torna di corsa in camerino, prende il revolver che porta sempre con sé, vuole sparare sulla folla (N.B. Molto prima di Sid Vicious, nell’ormai storica interpretazione di “My way). Gli hanno gettato soldi di rame e ventini in tale quantità che i padiglioni delle orecchie sono paonazzi e gonfi. Lo devo richiudere in un camerino che si tramuta così in gabbia da bestia feroce”. Il demenziale consente il ribaltamento, l’inversione dei ruoli: il matto diventa medico, il medico diventa (il) matto, persona di scrupolosa onestà. Il pubblico si aspetta che tutto avvenga secondo il solito copione già visto e rivisto, ma...se prendiamo gli Skiantos come esempio, scopriamo che: “Gli Skiantos sono una miniera di idee: allestiscono salotti e spaghettate sul palco, si fanno il caffè o tirano i cracker in platea, insultano gli spettatori, chiedono gli applausi, leggono le canzoni su foglietti volanti. Quello che fanno, molto semplicemente e quasi ingenuamente, è smascherare il gioco delle simulazioni. Stanno sul palco, e fanno notare che sono gente che sta sul palco. Invece di recitare la loro parte come se fosse realtà, la recitano per quella che è: una parte. Lo spettacolo Skiantos nasce così totalmente destrutturato, fuori del crisma della serietà. E’ uno spettacolo che non solo non funziona, ma che si serve del proprio stesso non funzionare. (Paolo Bertrando – “Bologna Rock” Edizioni Re Nudo). Groucho Marx chiuso improvvisamente in bagno nel cuore della notte, con vestaglia e cuffietta in testa: “Aiuto aprite !”...(pausa)...”Aprite !”...”Aprite o datemi qualcosa da leggere”. Il demenziale vive e prospera nel ristagno di una melma creativa che infine scelto il “negativo” (per esorcizzarlo), la nichilistica non – creazione come forma estrema di creatività. Infatti la provocazione spesso diventa insensata, parossisticamente assurda, diretta e senza sfumature, ma a perdere, come a buttarsi via. “Vogliamo fare cose inaccettabili ! Spiegare nella pratica che lo spettacolo possiamo davvero farlo insieme, noi sul palco e loro – il pubblico – in platea. Ma occorre star fuori dagli schemi usuali, evitare strade troppo battute. ‘Demenza’ significa per noi esasperare la cretineria delle canzonette romantico popolari tradizionali. Preferiamo i Salamini e ammiriamo la Patafisica (Scienza esatta delle soluzioni immaginarie).

Ho comprato i salamini e me ne vanto
ho comprato i salamini e son contento
è inutile negar, è inutile ridir,
sono un bel giovanottin
sono un augellin.

Ettore Petrolini

[Roberto Freak Antoni è nato nel 1954 a Bologna dove vive e lavora. Si è laureato al DAMS (Discipline Arti, Musica e spettacolo) di Bologna discutendo una tesi sui Beatles con lo scrittore e docente Gianni Celati. Nel 1977 ha fondato il gruppo rock degli Skiantos inventando il Genere Demenziale (sintesi di poesia surreale, cretinerie, improvvisazioni, paradossi, assurdità e colpi di genio), realizzando 17 dischi tra LP e CD. Ha dato vita a numerosi esperimenti musicali come Beppe Starnazza e i Vortici per la CBS, i Ruvidi del Liscio, gli Avanzi di Balera, i Pollok (gruppo sperimentale di performance musico-pittorica) e molti altri, collaborando a diverse etichette discografiche. E’ stato definito il Robespierre del Rock italiano e una delle menti più vivaci, creative e provocatorie dell’underground contemporaneo. Ha pubblicato diversi libri tra i quali Non c’è gusto in Italia ad essere inteliggenti edito da Feltrinelli nel 1991 e l’ultimo Mia figlia vuole sposare uno dei Lùnapop, non importa quale edito da Arcanapop nel 2001. Ha collaborato a giornali e riviste, è autore di programmi radio e televisivi, sceneggiatore e paroliere. Membro riconosciuto dell’Istituto Patafisico Vitellianense in qualità di Ministro Fluttuante dell’Etoile d’Or.]