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# La grande cottura della patata filosofale #
di The Big Bosse De Nage
in L'oca saggia, rivista satirica, n° 28 settembre 2002
Eugène Canseliet* dedica l'ultimo capitolo de "L'Alchimie expliquée sur ses textes classiques" alla grande cottura, fase terminale e terza dell'opera alchemica,
che ha esplicitamente commentato in più resoconti epistolari.
Quando li lessi in giovane età mi colpirono e ci lavorai a livello artistico. Allora mi avevano affascinato la successione cromatica dei colori ( nero, bianco, rosso ) e dei sei suoni
della scala ( re, mi, fa, sol, la, si) che rivelano all'adepto alchemico la canonicità dei gesti che vi ha posto, l'armonia e la purezza delle sue intenzioni.
Suoni e colori, marmitte a pressione e crogioli, tegami, coaguli e padelle. "Crèpes", lune e le altre. E per la cucina degli angeli, occhio alla lingua degli uccelli!
Ma, fino a quando si parla di pietra filosofale si può restare seri. Certo, ci sono sempre degli increduli che, rifacendosi alla storia, all'iconografia o all'immensa letteratura
alchemica, finiscono per ricredersi. Ma chi, oltre al poeta, solo cultore del momento immaginifico, dell'istante ispirato, ci seguirà seriamente se slittiamo e parliamo di patata
filosofale?
E lasciamo dunque che questa patata ci entri dentro… Non so se vi è già successo di ingozzarvi di patate bollite. Per me resta un esperienza indimenticabile ma che non
ripeterei, anche lo "humour" ha il suo peso e le sue misure, per cui vi raccomando bocconcini piccoli e masticati bene. Non vorrei vedervi soffocare.
Entriamo dunque nel merito e iniziamo ad osservare la patata un po' ovunque: patata fritta, lessa, patata strozza, patata un po' goffa, patatina, patata sul muso, patatona, patata come ego,
naso come patata ( tal nas, tal cas ) e c'è pure il purè. Calda, fredda, intera, a fette, bollente e più o meno liquida, ma mai cruda!
Perché infatti, anche le patate filosofali sono cotte e gran cotte, potrei dire in "cocotte".
Ma restiamo presenti e realisti, non divaghiamo inutilmente.
Assimilata, dunque, la suddetta patata, con tutti i riguardi necessari, avvertiamo che l'assorbimento dipende meno da una digestione esofagea che da uno stato di coscienza legato al presente.
Ed ecco appunto dove centra la poesia.
Potete accettare o non accettare di percepire e perfino non capire. Ma fate uno sforzo, vi scongiuro, aiutatemi.
Fatevi la vostra versione della patata filosofale.
Anche se a cucinarla in questo preciso istante ci sono ancora io.
Grembiule, colore, coltello, vibrazioni, confezione, onde… Il cuoco è pronto se ha tolto le sue bucce e se ha capito che può osservare la cottura in un piccolo e grande
teatro e che ormai solo lui è il regista dei suoi sogni. Si infila il grembiule perché è diventato esteta o semplicemente perché realizzando la sua opera é
anche un po' sporcaccione.
Ecco, ora avete tutti gli ingredienti. Serve accendere fornello, fiamma, luce e fuoco sacro, scaldare e creare. E' così che la grande cottura è anche una grande rottura!
"Una volta scrivevano e con la magia delle parole creavano le storie. Le più belle ci facevano evadere, ci immergevano in un mondo fantastico. Ed ora una specie di uomo
- scimmia, un tale Big Bosse De Nage, ha deciso che dobbiamo arrangiarci!"
- Cavoli vostri…
"Si spaccia per un artista contemporaneo, si dice anche mezzo chimico, rettore del "Collage de 'Pataphysique" ma ci lascia all'asciutto. Padri, maestri, salvateci dalla
miseria dell'arte, dalla povertà di espressione, dalla carenza di immaginazione. Quello (facendo cenno a me) è un UBU!"
(La prima volta che sentii quel nome, pensai che fosse un tipo di bomba, e risposi a tono…)
- Ma, esplode?
(Mi credettero più pazzo di quello che fossi.)
Ecco, giudicatemi. Pensate che sono ingiusto e che non vi coccolo. Mi avete capito bene! La patata filosofale è nell'aria. E' una nuova forma di alchimia spirituale,
versione 2002, compattata, operata e confezionata sotto vuoto, da farsi da soli in casa e condita di istruzioni per l'uso.
L'ho già vista nei menù di molti bar, completamente cotta. Passava in rassegna le volte che era stata assimilata. Perché anche lei, si anche lei, ha una coscienza e cerca
la luce…
Ma l'avete mai vista in primavera come germoglia? Vale la pena lasciare che le radici raggiungano l'altezza di un metro per spaventarsi perché a questo punto la patata filosofale fa
paura!
E' come un salto nel nulla dove vi aspetta solo un ameba piena di tentacoli, un viaggio nel profondo degli abissi, remando tra patate, germi e malattie, rischiando la vita per un'avventura
nell'ignoto.
"Tutto ha un'anima, ma che le patate abbiano anche una spaventosa coscienza, questa non l'avevo proprio mai sentita."
- Ha acceso la luce nel suo tunnel, signora? Perché altrimenti non vedrà mai le patate volarci in fondo.
"E cosa ne dite di tutti questi discorsi che non portano a niente? Due pagine di una così bella rivista satirica sprecate per girare intorno ad una patata e in quella
foto le sei salsicce …cosa centrano?"
- Beh, di sicuro centrano solo una alla volta, ma le assicuro che c'entrano!
Ora, qui e adesso, se non avete capito che la patata filosofale può farvi ridere se volete, piangere se volete, e disgustarvi allo stesso modo, vuol dire che non
avreste riso, pianto o vomitato comunque. Ma se volete fare vostra l'idea che la patata filosofale è universale e può essere qualsiasi cosa o tutto ciò che desiderate non
vi chiederò i diritti d'autore, fate pure a modo vostro è sicuramente il migliore…
Provate l'esplosione di felicità che scaturisce dalla conquista. E' ineguagliabile perché state per concludere la vostra opera e lei, oltre ad aver provocato la successione dei
colori, sta finendo di suonare.
Ma prima di concludere vorrei darvi un ultimo consiglio. Prendete tempo di perdere tempo perché la patata filosofale cuoce molto lentamente, a ritmo suo. Non c'è
assolutamente da aver fretta.
E se ve ne riservo una altra porzione per il prossimo episodio, non abbiatecela con me perché io ora sono già completamente assuefatto.
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