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# Apnea.#
Visita guidata da Tania Lorandi e Antonello Scarsi a tribordo della remora - Di Domenico Quaranta
Noi ci muoviamo nel senso del Tempo e con la stessa velocità, essendo noi stessi parte del presente. Se noi potessimo restare immobili nello Spazio
assoluto, lungo il corso del Tempo, come a dire rinchiuderci improvvisamente in una Macchina che ci isola dal Tempo (salvo il poco di "velocità di durata " normale della quale
resteremo animati in ragione dell'inerzia) tutti gli istanti futuri o passati …sarebbero esplorati successivamente, allo stesso modo dello spettatore sedentario di un panorama che ha
l'illusione di un viaggio rapido lungo paesaggi successivi. 1
Apnea: sf (scient.) cessazione o sospensione dell'attività respiratoria…Dal greco àpnoia, mancanza di respiro, comp. di a- priv. E di un derivato di
pnein, "respirare". 2
Per gli antichi, la cessazione dell'attività respiratoria equivale alla morte. Anima, spirito, pneuma valgono in primo luogo respiro. Vivere è respirare. Morire
è esalare l'anima. L'apnea è dunque un'interruzione momentanea della Vita e dello scorrere del Tempo, condizione quanto mai adatta - come ci ricorda Jarry - per compiere
un vero viaggio nel Tempo. Ma il termine apnea come lo usiamo di solito richiama alla nostra memoria un'altra associazione: l'acqua in cui siamo immersi, che filtra e ci riporta
ovattati i rumori della vita che continua attorno a noi, che ne spegne i colori e che scorre (fluit) essa stessa viva intorno a noi immobili, noi soli estranei al panta rei, sottratti
al divenire, al di fuori della Vita e della Morte, del Passato e del Futuro, rapiti in un eterno Presente da una bolla di sapone che ci presenta un mondo silenzioso e cangiante.
Il nostro Vocabolario, che insiste ad ergersi a chiave di lettura del mondo nonostante un tale continui a ricordargli che there are more things in heaven and earth than are dreamt of in
your philosophy, mette prima di 'apnea' il termine 'aplustro' e, a seguire, il termine 'apocalisse'. L'aplustro è un 'ornamento della poppa delle antiche navi romane'. La
nave: ancora il viaggio, ancora l'acqua… In Apnea, la macchina del tempo di Jarry si contamina con l'asse su cui viaggia il Dottor Faustroll, e forse anche con la 'triremi a
quattro ordini di remi' guidata da Padre Ubu. Sono entrambi viaggi dell'immaginazione, come deve essere, del resto, ogni viaggio nel Tempo che si rispetti. Ed il risultato di tutti questi
viaggi è una rivelazione (apo-kalypsis).
Io in Apnea ci sono entrato domenica nove settembre duemilauno era volgare a Casalmaggiore, sulle rive del Po che tutto raccoglie e tutto trascina nel suo incessante patafluire. Come
ogni astrazione dal flusso del Tempo, anche entrare in Apnea è un rito. Ed il primo gesto rituale cui si è invitati è la separazione dalle proprie scarpe. Una
mutilazione. Le scarpe ci accompagnano nel viaggio della vita. Le mettiamo al mattino quando usciamo dal sueño che genera mostri; provocandoci calli e vesciche, esalando cattivi
odori ci ricordano che siamo vita, materia nel Tempo, e ci convincono che aveva torto l'illustre inglese a ricordarci che siamo della stessa materia di cui sono fatti i sogni. Toglierle vuol
dire perdere queste già deboli certezze, ma ci permette anche di interrompere il viaggio della vita e predisporci ad un altro viaggio, ad entrare in una 'dimensione parallela a
questa'.
Dove c'è un rito, ci sono delle candele. Candele che illuminano. Candele che segnano lo scorrere del tempo, ma che lo bloccano anche in un eterno imperfetto (cera/c'era. L'osservazione
non vale per le candele di sego). Candele che gettano ombre, fantasmi subacquei, che stampano sulle pareti labili scheletri che spetta a noi completare. Ma l'Apnea non è lo
stato del sogno vago e confuso, quanto piuttosto il momento di una lucidità estrema, potenziata al massimo grado. Il silenzio, la sospensione, l'attesa risvegliano i nostri sensi, che
scoprono misteriosi segni tracciati nella sabbia, indugiano su ogni singolo grano di sabbia, si comcentrano sulle crepe del muro, sul più debole rumore, sul respiro trattenuto del
nostro vicino. Nell'ambiente scelto da Tania Lorandi per la 'visita guidata a tribordo della remora' (un locale del Museo del Bijou di Casalmaggiore, luogo quanto mai adatto ai viaggi
nel Tempo proprio per il suo essere fuori dal Tempo) uno strano aggeggio fissato al muro scandisce i secondi. Paradossalmente, l'indicatore del Tempo ci mostra tutta la sua
convenzionalità, la sua vacuità: un orologio che continua a scandire il Tempo anche quando il Tempo si è fermato.
Giunti a questo livello di coscienza, siamo pronti per il Viaggio e per la Rivelazione. Seduti a tribordo della Macchina del Tempo, riceviamo un bicchiere d'acqua (mezzo pieno? mezzo vuoto?).
La macchina comincia a girare. Come evidenzia la decorazione della sua superficie esterna, il movimento non è circolare. E' a spirale. Gorgo, maelström, giduglia. Apocalisse,
ancora una volta, e che cos'è la fine del mondo se non una frattura nel corso del Tempo, la rivelazione che la tartaruga la vince su Achille e che il mondo non gira (oh bestie!!!). Il
bicchiere è una metonimia, una parte del fluire che ci circonda e che si è interrotto: interruzione che ci permette di cogliere l'inconsistenza dei nostri fantasmi, delle nostre
tragedie, della crudeltà e dell'amore (il coccodrillo e l'ondina), interruzione che ci mostra tutta l'assurdità del mondo. E ci consente di riderne.
Ma l'acqua che rimane immobile nel bicchiere mentre noi turbiniamo negli abissi del Tempo ci dimostra anche tutta l'innocenza dell'immaginazione, che ci permette i più folli voli senza
scalfire la materia. E ancora, dal bicchiere possiamo bere, ed innescare così un nuovo flusso, l'ennesima metamorfosi.
Ma tutto quanto succede in Apnea non avviene nel nostro usuale presente. Come nota Jarry, "…la Macchina non potendo raggiungere il Passato reale che dopo aver percorso il
Futuro, essa passa per un punto, simmetrico al nostro Presente, punto morto tra futuro e passato e che si chiamerebbe giustamente Presente immaginario."3 Da questo Presente immaginario usciamo riprendendo le nostre scarpe, che possiamo rimetterci solo una volta varcata la soglia (il limes, da sempre confine fra
due dimensioni). Con una certa difficoltà, peraltro, perché abbiamo una mano occupata. Da che cosa? Ma dal bicchiere d'acqua, è chiaro. "Se un uomo in sogno
attraversasse il Paradiso e gli dessero un fiore come prova di esserci stato, e al risveglio si trovasse con quel fiore in mano…e allora?"4
Siamo giunti alla Rivelazione. La Patafisica è la scienza delle soluzioni immaginarie. Ci insegna che l'immaginazione può offrirci Le Soluzioni (beato colui che ha inventato il
Plurale, perché ha capito che la Verità è molteplice) e che i viaggi dell'immaginazione non sono inutili vaneggiamenti, fughe dalla realtà: sono invece modi per
agire sulla realtà, confrontarsi con essa in modo originale, aiutarci a vivere.
Apnea non è un'opera da osservare, è una situazione da vivere, un'opera aperta. Chi l'ha provata può averla vissuta molto diversamente da come l'ho vissuta io.
Qualcuno avrà pregato per tutta la sua durata che il cellulare lasciato distrattamente acceso non squillasse proprio in quel momento, rompendo il silenzio come fosse una lastra di
vetro e interferendo con il funzionamento della macchina (il che avrebbe come risultato un big bang temporale di dimensioni epocali, che ci perderebbe per sempre nelle pieghe del Tempo);
qualcun altro si sarà chiesto con quale sprezzo del pericolo l'attore di Apnea (il bravissimo - a dispetto del cognome - Antonello Scarsi) abbia potuto prendere in mano ad una ad una
le mefitiche calzature degli astanti. Ma tutti, rigorosamente, senza respirare.
La Verità è molteplice, e, nonostante il vecchio caro Garzanti, quello che è qui presentato è solo uno dei modi per viaggiare in Apnea, e solo una delle
interpretazioni che se ne possono dare. Avrà raggiunto il suo scopo se riuscirà a stimolarne altre, e soprattutto a convincervi ad intraprendere il viaggio. In bocca al lupo?
Piuttosto, nel ventre della balena (o, perché no, del coccodrillo!).
Note:
1Jarry, Alfred, Commentario utile alla costruzione pratica della Macchina per esplorare il Tempo, Piacenza, Phalle 123, Ed.
Johnsonville.Trad. a cura di Peppino Lo Magno e Tania Lorandi, illustrazioni di Tania Lorandi, pag. 9.
2La fonte della definizione è il dizionario Garzanti della Lingua Italiana. Pare sia buona regola iniziare un articolo con una
definizione da Vocabolario. Sembra che essa imprima un marchio di oggettività ai deliri che seguiranno: una parvenza di serietà che potrebbe far bene anche a queste
righe…
3Jarry, Alfred, Commentario utile alla costruzione pratica della Macchina per esplorare il Tempo, Piacenza, Phalle 123, Ed.
Johnsonville.Trad. a cura di Peppino Lo Magno e Tania Lorandi, illustrazioni di Tania Lorandi, pag. 29.
4La frase di Coleridge è riportata nell'antologia curata da J. L. Borges Libro di sogni, collana 'Biblioteca di Babele', Milano,
marzo 1989, Oscar Mondadori (trad. di Tilde Riva).
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