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SEGESTA

 

(Sopra: cartina di Segesta)

Insediamento cittadino risalente al V-VI sec. a.C., oggi ricadente all'interno del comune di Calatafimi, è facilmente raggiungibile tramite l'uscita Calatafimi-Segesta della A29, a circa mezz'ora di autostrada da Trapani. Dell'antica città, oggi rimangono il tempio, perfettamente conservato, il teatro e pochi resti di case e mura. Era abitata dagli Elimi, una gente composita, mista di Sicani e di immigrati, greca di costumi. Avversaria di Selinunte , fu tra le prime a schierarsi a fianco di Roma nella prima guerra punica. Un violento terremoto in età bizantina causò la distruzione di molti monumenti ma per fortuna, non del tempio.

(Nella foto: il frontone est del tempio di Segesta)

Il peristilio del tempio, uno dei più perfetti e meglio conservati esempi di architettura dorica, lascia le sue ombre regolari in un solitario paesaggio, sulle pendici del monte Barbaro, nell'entroterra di Castellammare del Golfo. Eretto nel V sec. a.C. è un periptero esastilo, sopra uno stilobate a gradini con 36 colonne che ancora reggono i due frontoni e tutta la trabeazione. La mancanza della parte interna - la cella - ha dato luogo a diverse interpretazioni: secondo alcuni la costruzione del tempio fu interrotta a causa del conflitto scoppiato con i selinuntini (416 a.C.); per altri invece si tratterebbe di una struttura aperta adatta per riti indigeni particolari.

Il teatro, databile intorno al III sec. a.C., sorge sulla vetta del monte Barbaro (431 m). Rivolto a nord, forse per far scorgere agli spettatori la meravigliosa vista sulle colline e il mare lontano, si apre in un ampio semicerchio (diam. 63 m), con gradinate scavate nella roccia viva e divise in 7 cunei. Purtroppo sono scarsi i resti della scena.

(Nella foto: il teatro di Segesta)

Nei dintorni, e precisamente in località Ponte Bagni, si trovano le terme segestane, sorgenti di acque sulfuree. Le acque vengono convogliate nel fiume Caldo, chiamato così per la temperatura delle sue acque, che sfocia a Castellammare del Golfo

           

(Sopra:a sinistra, la vetta del monte Barbaro; a destra, il fiume Caldo e le sue acque sulfuree)