Il territorio e i suoi lineamenti geologici

 

Presenze faunistiche tra la terra e il mare

 

Le vicende storico costruttive della torre

 

Il paesaggio vegetale e la flora

 

Le testimonianze archeologiche

 

Indice

 

Il restauro della torre

 

Il sentieri natura

Il territorio e i suoi lineamenti geologici     

Salvatore Orrù

L’isola di Sant’Antioco e ubicata all’estremità sud-occidentale della Sardegna, ricade nelle tavolette 232 II NE, SE e SE bis della carta dell’Italia dell’istituto geografico militare.

Con i suoi 108,89 kmq è la più grande delle isole sarde; con l’isola di San Pietro e gli isolotti della Vacca e del Toro forma l’arcipelago sulcitano. È unita all’isola madre da un istmo artificiale di circa 3 km ed e raggiungibile percorrendo la ss126. Il territorio dell’isola e diviso amministrativamente nei due comuni di Sant’Antioco e Calasetta.

 

 

   Portu Sciusciau - Grotta delle Sirene

 

Le prime notizie sulla geologia dell’isola risalgono ad Alberto Lamarmora che, nel suo “Voyage en Sardaigne” del 1857, ne descrive le differenti formazioni. Successivamente sono seguiti numerosi altri studi fino alla recente pubblicazione di una Carta geopetrografica alla scala 1:25.000, a cura di studiosi  del Dipartimento di Scienze Della Terra dell’Università di  Cagliari.

Il  basamento più antico dell’Isola è costituito da rocce sedimentarie mesozoiche, a stratificazione non ben evidente, affioranti nel settore centro-orientale e costituite da calcari del Giurese.

 

   Filone Basico in località "Pispisa"

 

Stratigraficamente i sedimenti mesozoici sono distinguibili dal basso verso l’alto in:

  • calcari e dolomie alternati a banchi carbonatici grigio biancastri, talora marnosi;

  •  marne grigio verdi con livelli calcari ad Ostracodi,  Caraceee ed Ostree;

  • calcari biancastri del cretaceo a Foraminiferi, Alghe e meno frequenti Rudiste.

 Imponenti rocce riolitiche in loc. "Sa Corona de su Crabì"

 

Queste rocce sono tagliate da numerose fratture e diaclasi; ciononostante non vi sono evidenze di un carsismo particolarmente spinto come doline, grotte, inghiottitoi, ecc. sono presenti invece diverse microforme carsiche come scannellature, fori e vaschette, sempre di piccole dimensioni.

I rilievi sono poco accentuati e mostrano forme d’insieme arrotondate con rotture di pendio nette solo sulla costa a falesia, che a tratti porta inciso alla base un bel solco di battente attuale. Non vi sono invece mai evidenti e nette le tracce del solco di battente fossile a 6-8 m d’altezza sul livello marino ben incise in altre coste calcaree, come ad esempio quelle del Golfo di Orosei.

Da inserire nel più complesso vulcanesimo oligo-miocenico sardo sono, invece, le rocce vulcaniche terziarie, che compaiono nell’isola da nord a sud, interrotte solo dal complesso calcareo mesozoico e dai depositi del quaternario. Si tratta di rocce magmatiche effusive, con carattere calco-alcalino, che denotano una origine in aree di convergenza di placche della litosfera riconducibili agli esiti della rototraslazione della microplacca continentale sardo – corsa, avvenuta circa trenta milioni di anni fa, dalla sua originaria posizione accanto alla regione provenzale – catalana sino a quella attuale.

 

 Formazione di trachiti del Toro, nell'isola omonima

 

La successione degli eventi effusivi, strettamente legata alle modalità dell’attività vulcanica, ha dato luogo ad una alternanza di manifestazioni esplosive e laviche, con caratteri differenti da zona a zona, come rilevabile dalla Carta geologica, e non sempre facilmente correlabili.

In base alle attuali conoscenze, le vulcaniti terziarie si possono dividere in due sequenze principali: serie andesitica e serie ignimbritica.

La serie andesitica di colore bruno o bruno rossastro, affiora, dal basso verso l’alto, in andesiti basaltiche, basalti, piroclastiti e filoni.

Le andesiti costituiscono la base di tutta la sequenza vulcanologica dell’isola di Sant’Antioco e si ritrovano al tetto delle formazioni mesozoiche, anche se spesso i contatti sono mascherati da un’abbondante coltre di detrito. Le litologie andesitiche originano strutture cupoliformi o domiformi come nei pressi di Su Semaforu, talvolta raccordate con prodotti di tipo lavico.

 

Le andesiti basaltiche affiorano prevalentemente nella parte SO dell’isola con forme a copula, domi e colate, mentre i basalti sono disposti in espandimenti lavici intercalati dai livelli di scorie e ceneri (es. Capo Sperone) riferibili ad attività di tipo esplosivo. Le colate sono numerose e compatte nelle porzioni centrali, mentre nelle parti periferiche la lava massiva sfuma ad autobrecciata.

Le piroclastiti, rocce prodotte dall’attività esplosiva dei vulcani, si possono distinguere in più gruppi corrispondenti e differenti modalità di messa in posto. Morfologicamente si presentano sia stratificate in potenti bancate con giaciture sia orizzontali (Mt. Arbus e Mt. Arveddu), sia più o meno inclinate, sino a verticali, sia incluse entro altre formazioni. A loro volta possono risultare attraversate da iniezioni laviche, dicchi e sills.

 

 Bivalvi fossili del Quaternario (Tirreniano)

 

Dal punto di vista petrografico sono costituite prevalentemente dai prodotti vulcanoclastici  di varie dimensioni ai quali si accompagnano più rari frammenti di rocce calcaree mesozoiche e magmatiti intrusive strappati dal magma durante la risalita nei condotti ascensionali.

     I filoni, iniezioni laviche insinuatesi entro fratture su rocce preesistenti, generalmente discordanti rispetto alle precedenti formazioni, sono ben evidenti soprattutto sulla costa ove sono messi in risalto dell’erosione selettiva. A seconda delle caratteristiche chimiche del magma possono distinguersi in filoni andesitici, andesitico – basaltici e basaltici.

I prodotti vulcanici dalla serie ignimbritica sono quelli più diffusi ed occupano buona parte dell’isola. Affiorano in tutta la parte settentrionale, centrale ed occidentale sovrapponendosi ai termini della serie andesitica. Nel settore meridionale dell’isola occupano la fascia costiera tra Porto Sciusciau e Poggio di Mezzaluna, caratterizzato da un tipico andamento seghettato dalla linea di costa.

 

 Il tratto di costa a ovest della Torre Canai

 

Anche la serie ignimbritica, come quella andesitica, si differenzia in piu fasi a seconda delle caratteristiche del magma e degli eventi vulcanici che l’anno generata. Dal basso verso l’alto può essere così distinta:

rioliti massive; ignimbriti riolitiche; ignimbriti  comenditiche; ignimbriti quarzo- tratichite; piroclastiti riolitiche; ignimbriti riolitiche e trachiti dell’isolotto del Toro, tutte le litologie dal colore d’insieme più chiaro rispetto a quello della serie andesitica.

I numerosi tipi di prodotti che accompagnano le differenze fasi dall’attività vulcanica originano morfologie sempre diverse; tabulari, a cupole o massive, spesso con forme d’erosione alveolari, sfrangiature e colorazioni che lungo la fascia costiera, in particolar modo sulle falesie, contribuiscono ad arricchire di interesse le gia pittoresche forme naturali.

 

Panorama con la spiaggia di Coqquaddus sullo sfondo

 

I depositi quaternari, per estensione subordinati rispetto ai restanti affioramenti, completano il quadro della complessa geologia del settore meridionale dell’isola di Sant’Antioco. Questi depositi, di varia origine, sono rappresentati da limitati sedimenti marino- costieri,arenaceo- conglomeratici, presenti anche nei pressi di torre Canai, riferibili alla “panchina tirreniana” a Strobus bubonius, Conus testudinarius, Patella caerulea, ecc. Sono situati fino a 2-3 metri sul livello del mare durante la fase di clima caldo dell’ultimo interglaciale Riss-Wurm circa 100.000 anni fa. Sempre al quaternario antico sono da ricondurre i crostoni carbonatici bianco giallastri che cementano i depositi conglomeratici continentali più antichi nei pressi di Capo Sperone, come pure i depositi eolici fossili a stratificazione incrociata che si rivengono in illimitate affioramenti presso Guardia su Turcu e Portu Sciusciau, che sono molto più diffusi  nel settore nord occidentale dell’Isola.

Al quaternario recente appartengono invece i detriti di versante che spesso nascondono i contatti tra le diverse litologie e raccordano la base dei rilievi con le pianure adiacenti, e cosi pure i  fertili suoli argillosi bruni o bruno rossastri nella pianta di Canai e della vallata tra questa e Maladroxia, originatisi grazie agli apporti sedimentari alluvionali e colluviali.

 

       
   

Carta geologica del settore meridionale dell'isola di Sant'Antioco

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