Il territorio e i suoi lineamenti geologici

 

Presenze faunistiche tra la terra e il mare

 

Le vicende storico costruttive della torre

 

Il paesaggio vegetale e la flora

 

Le testimonianze archeologiche

 

Indice

 

Il restauro della torre

 

Il sentieri natura

Presenze faunistiche tra terra e mare     

Marcello Grussu

Al viaggiatore distratto, un’escursione nella parte meridionale dell’Isola di S.Antioco offre apparentemente pochi elementi di spicco dal punto di vista faunistico.

Il paesaggio uniforme, caratterizzato da colline coperte da macchia mediterranea, ed il mare, con le sperdute isole del Toro, della Vacca e del Vitello, non danno la possibilità di cogliere con immediatezza la presenza di una fauna ricca ed estremamente interessante.

E vero che nelle scogliere non nidificano più da quasi un secolo la maestosa Aquila di mare .Anche la Foca monaca, che sino all’800 frequentava regolarmente le piccole isole, ormai è solo un ricordo che riaffiora sempre più raramente con l’avvistamento di individui erratici provenienti da altri mari.

Nonostante la scomparsa di questi storici rappresentati dalla fauna isolana, in tutti i periodi dell’anno quest’estremo lembo di Sardegna (l’isola del Toro è il punto più meridionale della regione) può vantare tuttora una notevole ricchezza faunistica.

Il momento migliore per coglierne appieno i valori è la primavera inoltrata.

Nel cielo sfrecciano Rondoni, Balestrucci e i bellissimi Gruccioni dai colori tropicali mentre la campagna è pervasa dal canto delle Allodole, Calandrelle e Tottaville. Nella  macchia Lepri e Conigli selvatici hanno già i piccoli, e il loro ciclo riproduttivo si ripeterà più volte nello corso dell’anno, interrompendosi solamente nei mesi più freddi. L’Occhiocotto e la Magnanina sarda hanno  completato il nido tra gli arbusti, ma i loro territori sono invasi di continuo da una miriade di altri Passeriformi. Infatti, decine di Sterpazzole, Stiaccini, Beccafichi e Balie arrivano ininterrottamente da Sud ed esausti si posano dove capita per riposarsi. Ovunque, poi, volano migliaia di insetti, tra i quali splendidi Coleotteri e variopinte farfalle.

Nelle falesie a picco sul mare e nelle piccole isole i pulcini del Pellegrino hanno il piumaggio pressoché completo e sono quasi pronti ad abbandonare il nido sito in una fenditura tra le rocce o in una piccola nicchia riparata. Le Berte maggiori sono in fase di corteggiamento, e nelle ore notturne, avvicinandosi alle scogliere, è possibile sentire i canti lamentosi degli adulti riuniti nelle aree di nidificazione. Uccello strettamente pelagico, la Berta maggiore passa tutta la vita in alto mare, dove si nutre e si riposa, vagando per migliaia di chilometri. Abilissima volatrice, sfrutta ogni minima corrente ascensionale che si crea sopra le onde e veleggia senza bagnarsi, mantenendosi a pochi centimetri dall’acqua , anche durante le tempeste più violente. Nel periodo riproduttivo, generalmente a maggio, le Berte vengono a terra per deporre un uovo bianco in una concavità del terreno, fra le rocce, in cunicoli naturali o in tane abbandonate. L’incubazione e l’allevamento  del pulcino si protraggono per diversi mesi: gli adulti si alternano alla cova ogni 8-10 giorni; i pulcini vengono nutriti ogni 2-3 notti con un liquido oleoso costituito da un concentrato altamente proteico di prede predigerite, catturate anche a centinaia di chilometri dal nido. Dopo l’involo dei piccoli, chi avviene solo in ottobre, tutta la colonia torna in mare aperto.

Tra la fine di aprile e i primi giorni di maggio, il Gabbiano corso, distinguibile dagli altri gabbiani per il becco rosso corallo e le zampe olivastre, depone le sue uova non lontano dal mare, nel nido costruito sul terreno.

Proprio in questo periodo fa la sua comparsa la specie più interessante ed esclusiva di questa zona delle Sardegna: il Falco della Regina, proveniente dalle aree di svernamento del Madagascar e dall’arcipelago delle Mascarene.

Questo elegante rapace può avere due tipi di piumaggio: uno interamente grigio ardesia (fase scura ), l’altro con le parti inferiori del corpo prevalentemente color camoscio, gola e mento bianco puro (fase chiara).

Scoperta per la prima volta al mondo proprio nell’isola del Toro dal generale Alberto Della Marmora nel 1836 e descritta alla scienze solo pochi anni dopo, la specie prende il nome (Falco elenorae) dalla giudicessa Eleonora d’Arborea che, nella “Carta de logu” (1392-93), aveva ordinato la protezione dei pulcini degli uccelli rapaci. Il Falco della Regina arriva nel Mediterraneo per nidificare quando gli altri rapaci sono molto avanti nel ciclo riproduttivo. Solo a luglio, nelle falesie inaccessibili dall’arcipelago del Sulcis, nel Golfo di Orosei e in pochissimi altri siti in Italia, nidifica in colonie, deponendo 2-3 uova direttamente sulla roccia, o su sabbia o terriccio all’interno di una cavità nascosta. A meta agosto, con la nascita dei piccoli, la dieta, sino ad allora quasi esclusivamente a base di insetti, si trasforma.

Sfruttando le correnti migratorie postnuziali (dall’Europa all’Africa) dei piccoli uccelli, ne cattura in quantità per nutrire i pulcini. Questi si involeranno solo a settembre inoltrato, e sino ad ottobre i Falchi della Regina possono essere osservati regolarmente nell’arcipelago del Sulcis. Nella dieta molto varia di questa specie può rientrare anche un'altra delle rarità zoologiche della area.

Si tratta di una sottospecie della Lucertola tirrenica, la Podarcis tiliguerta toro endemica dell’isola del Toro.

Con il procedere dell’estate terminano i cicli riproduttivi di quasi tutte le specie di uccelli, l’attività canora diminuisce notevolmente e l’area diventa più silenziosa. Molte specie si preparano a rientrare in Africa settentrionale o a sud  del Sahara per svernare. Ma già ritornano gli uccelli migratori che avevamo visto in primavera: Culbianchi , Spioncelli, Ballerine, Pispole, Cicogne ed aironi. Quasi tutti hanno il piumaggio differente da quello che sfoggiavano nella migrazione primaverile: i colori sono smorti e mancano le piume ornamentali. Alcune specie trascorreranno anche l’autunno e l’inverno in questa zona della Sardegna. All’inizio dell’autunno Rondoni e Gruccioni intraprendono la migrazione. Intanto passano i Rigogoli, i Succiacapre ed altre specie che sono presenti nel continente europeo quasi esclusivamente in estate.

Arrivano i Tordi, che immediatamente cominciano a “ripulire” dalle bacche la macchia costiera; poi i Torcicollo, i Prispoloni e le Tortore. La migrazione delle  anatre si verifica invece in modo massiccio in ottobre-novembre: molte si fermeranno per svernare nelle zone umide e nel mare del Golfo di Palmas. Con il freddo e le piogge invernali pochissime specie prettamente estive rimangono; è il caso di alcune Quaglie ed Upupe. Nei prati inondati è possibile osservare Pispole, Ballerine bianche e qualche raro Occhione, nelle aree verdi Luì piccoli e l’ubiquitario Pettirosso. La coda rossa del Codirosso spazzacamino ed il piumaggio blu del Passero solitario vivacizzano le pareti rocciose a strapiombo del mare, frequentate anche dai Piccioni selvatici . In mare aperto troviamo le onnipresenti Berte minori, i Gabbiani reali e lo Zafferano, ma anche le rare Sule. Accanto a queste specie, per lo più in modo irregolare nel corso dell’anno, si possono facilmente osservare le specie sedentarie, tra le quali alcuni gabbiani e rapaci, la Pernice sarda, il Corvo imperiale, lo Strorno nero e numerosi altri Passeriformi. Merita di essere invece segnalata l’assenza della Cornacchia grigia, specie comunissima nel resto della Sardegna.

Quando giunge l’inverno, nelle piccole isole le Berte minori cominciano a frequentare la zona della colonia, dove deporranno le uova; tra dicembre e gennaio nidifica il Marangone dal ciuffo e è proprio in questo periodo che il cinghiale inizia una nuova gestazione. Con l’arrivo di febbraio ricompaiono i primi migratori …ed il ciclo ricomincia.

 

       
   

Carta della vegetazione del settore meridionale dell'isola di Sant'Antioco

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