STORIA
DI ROMA La
seconda guerra punica - III° Parte
La
guerra in Spagna -
Publio
Cornelio Scipione
- La
conquista di Carthago Nova
-
Dal
215 si trovavano sul fronte spagnolo i fratelli Scipione, Gneo e Publio
(già protagonisti della battaglia sul Trebbia).
Publio era omonimo di quel Publio Cornelio che più avanti sarebbe
prepotentemente entrato nella storia. I
fratelli Scipione avevano passato l'Ebro ed erano vicini a Sagunto,
la città che fu il casus belli del conflitto. Presso
Dertosa, assediata dai romani, si svolse la prima battaglia con i cartaginesi.
Vinsero gli Scipioni. La vittoria permise di rallentare le mire
espansionistiche cartaginesi e a far cambiare orientamento politico
alle tribù iberiche locali, oltre a provocare una prima ondata
di ottimismo in patria, a Roma. L'esercito
cartaginese, riorganizzatosi, ingaggiò nel 211 la battaglia decisiva.
Asdrubale riuscì a dividere gli eserciti dei due fratelli Scipione
per poi affrontarli separatamente. I romani furono
nettamente sconfitti, gli stessi Scipioni morirono, e quel che restava
dell'esercito romano si dovette ritirare nuovamente oltre l'Ebro, dove
mantenne, pur nelle dificoltà, le posizioni.
Già
da tempo a Roma si stava facendo largo un giovane e promettente condottiero,
Publio Cornelio Scipione. Era un personaggio carismatico, si dice fosse
affabile nei modi, sicuro di sé e della sua futura gloria e avesse
un profondo sentimento religioso (nelle sue scelte si affidava al responso
dei sogni e degli dei), tra la popolazione godeva di gran favore, grazie
anche all'episodio che lo vide salvare la vita al padre nella battaglia
del Ticino. L'arrivo di Scipione in Spagna, nel 210, risollevò il morale alle truppe, anche perché il generale riorganizzò l'esercito eliminando di fatto un certo lassismo e una certa disorganizzazione che si era impossessata delle legioni. La
prima impresa di Scipione fu quanto mai eclatante. Preso atto che le
legioni cartaginesi erano sparpagliate su tutto il territorio iberico,
decise di puntare direttamente su Carthago Nova. In
un primo momento l'esercito romano ingaggiò battaglia presso
le mura in modo da attirare l'attenzione della guardia verso terra.
Sfruttando la bassa marea, dal mare le navi sbarcarono 500 legionari
muniti di scale, che ebbero gioco facile nel risalire la scogliera e
penetrare in città. La sorpresa fece crollare le difese nemiche,
ormai circondate. Ciò accadde nel 209. Asdrubale,
nel 207, decise di puntare verso l'Italia per congiungersi al fratello,
seguendo la stessa via da lui percorsa nel 218. La spedizione consisteva
in 20.000 uomini, ma contava di trovare altri soldati strada facendo,
soprattutto tra le popolazioni di Galli. Malgrado la presa di Carthago
Nova, Scipione venne meno così al suo compito, che era quello
di impedire al fratello di Annibale di lasciare la Spagna. La battaglia fu quanto mai decisiva per i romani. Con la morte di Asdrubale, Annibale venne privato di qualsiasi possibilità di aiuto, e la sua sorte, dopo 15 anni di vittorie sull'intero suolo italico, sembrava più che mai segnata. Le popolazioni della penisola non appoggiavano più i cartaginesi, i quali non godevano ormai di molte possibilità di vittoria. Annibale era ormai solo.
Nel
207 Scipione attaccò l'esercito cartaginese a Silpia,
presso il fiume Baetis. In Spagna, per i punici, erano rimasti Magone
e un altro Asdrubale, figlio di Giscone. Sebbene Cartagine avesse mandato
rinforzi, la vittoria fu ancora una volta dei
romani. |