STORIA
DI ROMA La
seconda guerra punica - II° Parte
Il
dopo Canne - La
guerra in Sicilia -
Per perorare la causa della sua campagna di conquista agli occhi di Annone il Grande, Annibale mandò in patria suo fratello Magone con una nave carica degli anelli d'oro dei cavalieri romani uccisi in battaglia, l'impressione fu grande, ma il re cartaginese continuava a ritenere una eventuale pace con Roma più fruttuosa della guerra. Nonostante ciò Annibale ottenne rinforzi (4.000 numidi, 40 elefanti, oltre a 20.000 fanti e 40.000 cavalieri). L'intenzione
di Annibale era quella di rovesciare Roma attraverso la perdita degli
alleati italici.
Il nord era già destabilizzato, il sud si avviava ad esserlo,
nell'Adriatico Annibale aveva mobilitato, grazie ad una alleanza, il
re Macedone, Filippo V (ma il nuovo fronte non fu mai in grado di impensierire
i romani). La guerra con Filippo viene definita dagli storici come "prima
guerra macedone", ben altre due guerre più impegnative vedranno
protagonisti i due regni in futuro.
A
contrastare Annibale in Sicilia fu mandato il bellicoso generale Claudio
Marcello. Ma nonostante gli sforzi, le prime battaglie volsero ancora
a favore dei cartaginesi.
Nel frattempo, nel 212, i romani, facendo appello ai cittadini perché consegnassero gli averi alla patria e varando nuove tasse (la guerra aveva esaurito l'erario), cominciarono ad assediare Capua, nella quale si trovava, tra gli agi e le mollezze che la città offriva, lo stesso Annibale e il suo esercito. I romani impedivano sistematicamente ad Annibale di uscire dalla città, avevano costruito tutto intorno un complesso sistema di macchinari d'assedio e lottavano con vigore ogniqualvolta una spedizione nemica minacciava di sfondare lo sbarramento. Annibale
decise di tentare la marcia su Roma,
con la speranza che l'esercito assediante seguisse l'esercito cartaginese
e interrompesse l'assedio di Capua. Tutti pensarono che Annibale volesse sferrare l'attacco finale e la popolazione già si preparava a subire le conseguenze del saccheggio nemico, ma non fu così. Forse in considerazione del fatto che le mura delle città, fortificate da Fabio Massimo, erano praticamente inespugnabili, che a Roma si trovavano ancora quattro legioni e che alle spalle aveva Capua ancora assediata, Annibale, dopo avere saccheggiato le campagne, decise di fare marcia indietro, e dirigersi verso l'Apulia, abbandonando la stessa colonia campana al nemico. Per
Capua fu il crollo (211).
Senza i cartaginesi la città venne occupata dai romani, che non
ebbero molta pietà per coloro che consideravano traditori (gli
stessi capuani dovettero bere l'amaro calice del tradimento di Annibale).
I membri del senato capuano e i notabili furono condannati, parte della
popolazione ridotta in schiavitù. La stessa città perdette
l'indipendenza e fu nominato un pretore romano allo scopo di governarla
come comunità in sudditanza. Fu
l'inizio della riscossa romana.
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