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LO STOICISMO

 


Con il nome di stoicismo è noto un vasto movimento filosofico dell'età ellenistica fondato da Zenone di Cizio attorno al 300 a.C.
Lo stoicismo si divide convenzionalmente in tre periodi:

- L'Antica Stoà (III-II secolo a.C.). Cleante e Crisippo, seguendo l'insegnamento del maestro Zenone, fissano i punti della dottrina stoica;
- La Media Stoà (II-I secolo a.C.). Lo stoicismo viene contaminato dall'epicureismo, dal neoplatonismo e dal pensiero orientale.
- La Nuova Stoà (I-III secolo d.C.). E' il periodo in cui lo stoicismo diventa la filosofia più diffusa fra gli intellettuali romani. Seneca e Marco Aurelio (Imperatore) ne sono gli esempi più lampanti. Lo stoicismo, in epoca imperiale, venne rivalutato e corretto da contaminazioni ciniche, divenendo la filosofia "terapeutica" ufficiale.


Zenone di CizioZenone di Cizio. L'origine dello stoicismo, come già accennato, è attribuibile a Zenone, nato a Cizio nel 333 a.C., nei pressi dell'isola di Cipro.
All'età di vent'anni si trasferì ad Atene per frequentare l'Accademia platonica, quindi fondò la sua scuola i cui adepti si riunivano sotto un portico dipinto (Stoà poikile), nome dal quale derivò quello della sua dottrina.
A lui sembra attribuibile, malgrado i suoi scritti siano andati perduti, la divisione della filosofia in logica, fisica ed etica. Inoltre pare che gli si possa ascrivere l'assunto portante dello stoicismo, ovvero l'idea che la ragione permei il mondo e lo costringa nella sua logica. Morì nel 263 a.C.


SenecaSeneca. Lucio Anneo Seneca nacque a Cordoba, in Spagna, nel 4 a.C. e morì a Roma nel 65 d.C.
Fu precettore di Nerone nonché suo consigliere. Nel 62 si ritirò dalla vita politica e tre anni dopo, accusato di tradimento, fu costretto dallo stesso Imperatore a suicidarsi.
Seneca fu da sempre cultore dello stoicismo, ne la tranquillità dell'anima ci dà l'esempio dell'imperturbabilità come rimedio alle frustrazioni (vedi la scheda di
Seneca).

Marco Aurelio, l'Imperatore filosofoMarco Aurelio. Marco Aurelio fu Imperatore e filosofo. Nato a Roma nel 121 d.C., fu adottato dall'imperatore Antonino divenendone il successore nel 161 d.C.
Nell'ambito dello stoicismo rivolse la sua attenzione alla riflessione interiore, ricerca filosofica già a quei tempi tra le più moderne, decretando il definitivo successo dello stoicismo in età imperiale.

 


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Sommario

1. Tutto è 'lògos': l'attenzione per la logica

2. Il dominio sulle passioni

3. I tre tipi di azioni etico-morali possibili

4. L'apocatastasi: il tempo ciclico

5. Il cosmopolitismo stoico, la regola dell'impegno civile

6. Cenni su Marco Aurelio

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1. Tutto è 'lògos': l'attenzione per la logica

L'idea centrale dello stoicismo è che tutte le cose sono governate dalla ragione. Diversamente dagli epicurei che sostenevano non esistesse un ordine prestabilito o precostituito e che l'uomo non fosse soggetto ad alcun destino o ad alcuna legge universale, lo stoicismo afferma che il mondo e gli uomini sono soggetti a una legge necessaria e inderogabile rappresentata dalla logica propria di tutte le cose.

La ragione che muove ogni cosa (il lògos) è il principio che governa il mondo, l'universo stesso e il frutto e lo specchio delle leggi razionali che lo regolano, tutte le cose seguono una logica, la saggezza del filosofo è dunque conformarsi al volere di questa ragione, evitando di contrapporsi inutilmente ad essa (è infatti impossibile ribellarsi a una legge necessaria quale la ragione, infatti anche la ribellione rientrerebbe entro la necessità della ragione stessa).

Tutti i fenomeni e le cose del mondo, le quali non sono altro che la manifestazione di questa ragione, hanno un proprio fine, anche quelle all'apparenza dannose o inutili, così Crisippo giustificava anche le catastrofi e i terremoti come purificazione ed espiazione dei mali del mondo.

Da questo atteggiamento nascerà l'attenzione dello stoicismo per la disciplina della logica. Molti dei concetti di logica classica che verranno utilizzati in epoche successive derivano dal lavoro di organizzazione della disciplina sviluppato proprio dalle scuole stoiche le quali, assieme al lavoro di Aristotele attorno all'analitica, verranno a formare il "corpo logico" proprio dell'antichità. Da ricordare per l'importanza la distinzione operata dagli stoici tra segno, significante e significato, una sorta di anticipazione delle teorie semiotiche moderne.


2. Il dominio sulle passioni

Se tutto è ragione la natura intrinseca dell'uomo è la razionalità. L'uomo deve allora vivere secondo natura, nel senso che deve dare ascolto e adeguarsi alla ragione e astenersi dal suo opposto, la passione. La vita è scontro tra lògos e phatos, dove per phatos si intende l'errore della ragione indotto dagli istinti. Il vero ostacolo verso una piena armonia con la natura dell'universo è dunque la passione, vera malattia dell'anima che allontana l'uomo dalla razionalità.

Ecco allora che il saggio deve astenersi quanto più possibile dalle passioni, deve perseguire l'atarassia (dal greco a-taraxsis=assenza del turbamento, imperturbabilità, con riferimento al disturbo che le passioni operano sulla ragione) e dell'apatia (dal greco a-phatos=assenza delle passioni).

Il dominio delle passioni, atteggiamento comune alle dottrine elleniche, si giustifica nell'idea che le passioni siano causa di ogni ingiustizia morale (giustificata dalla legge universale che vuole dannosa ogni degenerazione della ragione): l'eccessivo abbandono alle passioni generano l'ira, la violenza gratuita e le ingiustizie. Nella misura in cui l'uomo si attiene al dominio della ragione egli capisce che ogni dolore viene poi causato da un inutile preoccupazione per ciò che è impossibile evitare (concetto sviluppato da Seneca).


3. I tre tipi di azioni etico-morali possibili

Seguendo il precetto della vita secondo natura, ovvero l'agire conforme all'ordine razionale di tutte le cose, si possono distinguere tre tipi di azioni etico-morali:

- Le azioni doverose, da perseguire sempre e ad ogni costo, poiché in perfetta armonia con la ragione. Secondo gli stoici esse sono l'impegno civile (contrapposto al disimpegno epicureo), il rispetto degli obblighi familiari, dei patti e dell'amicizia;

- Le azioni ingiuste, da evitare in quanto frutto dell'abbandono alle passioni, uniche vere nemiche della vita, malattie dell'anima (l'ira, l'odio, la ferocia, ma anche la malinconia e il sentimento di frustrazione);

- Le azioni indifferenti, ovvero quelle dettate da comportamenti che mirano a ricercare la ricchezza, la bellezza, la gloria, ecc. Il saggio stoico non si cura delle possibilità oggettive della sua esistenza, i suoi precetti gli impongono l'indifferenza verso gli eventi elargiti dal fato.


4. L'apocatastasi: il tempo ciclico

Come già visto per gli stoici l'universo è regolato dalla ragione. Antagonista del principio logico è il principio materiale (stoichèion) di cui tutte le cose sono fatte, ovvero il fuoco. Gli stoici affermano che ogni cosa è composta da un determinato principio attingendo alla tradizione presocratica dell'arché come "unione del molteplice", ciò che è comune alle differenze. Il fuoco come arché e stoichèion era già stato preso in considerazione da Eraclito, il quale lo considerava l'elemento che, grazie alla sua azione destabilizzante ed "entropica", avrebbe creato le condizione del mutamento necessario ad ogni cosa (il fuoco come ragione "archetipa" del divenire).

Per gli stoici, dunque, l'intero cosmo è soggetto a cicli periodici di distruzione e riedificazione, di ecpirosi e di palingenesi: il mondo, destabilizzato dal fuoco, viene distrutto e poi successivamente riedificato dal logòs sempre nella stessa e identica forma (la stretta necessità della logica non ammette infatti mutamento alcuno nel modo in cui genera l'ordine delle cose). Ciò significa che non solo il tempo per gli stoici non era lineare, ma ogni evento, ogni vita, ogni singola percezione umana, sarebbe destinata a ripetersi ciclicamente nel tempo sempre nello stesso e identico modo, in eterno. Tale visione sarà poi ripresa da Nietzsche per sviluppare il concetto dell'eterno ritorno dell'eguale.


5. Il cosmopolitismo stoico, la regola dell'impegno civile

Se tutto è governato dalla ragione essa ha un significato assoluto e universale entro la quale e per la quale vivono tutti gli uomini, aldilà di ogni distinzione politica, sociale, e culturale. Lo stoicismo non si rivolge solamente all'aristocrazia o ai cittadini delle polis, lo stoicismo è la prima disciplina etica universale, assieme all'epicureismo, che si rivolge apertamente alla totalità degli individui, siano essi schiavi, donne o appartenenti a diversi gruppi etnici.

Famoso è l'esempio dello schiavo Epitteto, uno schiavo-filosofo che metteva in pratica l'indifferenza nei riguardi della propria condizione e praticava la possibilità di essere, malgrado tutto e al di là della sua condizione servile, un pensatore.

Nei doveri stoici vi era poi il precetto dell'impegno civile. L'uomo non può lottare contro il destino ma suo dovere è comunque aiutare se stesso e gli altri ad accettarlo. Per questo lo stoicismo annoverava tra le sue file molti uomini pubblici rilevanti.


6. Cenni su Marco Aurelio

Marco Aurelio, morto del 180 d.C., può essere considerato l'apogeo politico dello stoicismo. Egli raccolse le sue massime filosofiche in 12 volumi intitolandole A se stesso. Una delle sue massime era: Guarda dentro di te: vi è la fonte del bene sempre capace di zampillare, se sempre saprai scavare in te stesso.

In effetti Marco Aurelio insegnò che la verità si può trovare indagando in se stessi e tutti possono seguire questo insegnamento, siano essi schiavi o imperatori (e qui ritorna il cosmopolitismo).
Con questa consapevolezza l'uomo saggio (e stoico) può bastare a se stesso, in quanto sa di avere dentro di se tutto il necessario per vivere, poiché fuori di se tutto è già prestabilito dal destino e quindi indifferente al suo intervento (quasi un autarchia cinica).


 

 

Scheda di Synt - Ultimo aggiornamento 3-10-2004

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