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Edizione del 31:05:2011

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E la chiamano civiltà...

Viviamo in un mondo dove all’ordine del giorno  c’è solo guerra. Centinaia e centinaia di persone che muoiono per conquistare un pezzo di terra o solo per denaro, che mettono in gioco la loro vita per quella materialità  che logora tanto l’uomo e che lo fa diventare tanto malvagio e avaro da arrivare ad uccidere.

I futuristi  glorificavano e ritenevano giusta la guerra perché la vedevano come qualcosa attraverso cui le persone portano avanti la proprie ideologie fino ad arrivare a morire. Altri ancora la vedevano come un mezzo di pulizia attraverso cui si potevano eliminare tutte quelle persone considerate deboli o non importanti per la società .Altri autori come Renato Serra vedevano la guerra come qualcosa di normale che però non porta a nessun cambiamento. Papini invece la considerava come mezzo utile alla diminuzione della popolazione sulla terra. Oggi la guerra è condannata in tutto il mondo, anche se, purtroppo, molto spesso si usa la guerra per affermare i principi di libertà e democrazia. La guerra è lo strumento per riportare la pace, così è stato affermato in un passato quanto mai recente.Alla fine però una sola cosa rimarrà impressa, la ferocia cha caratterizza l’uomo , quel sangue di quelle persone innocenti che si sono trovate al posto sbagliato nel momento sbagliato, i volti di quei vigliacchi che mandano gli altri a morire al posto loro pur di portare avanti le proprie ideologie ed interessi.                    E.L.

 

oppio , la cocaina estratta dalle foglie di coca. Negli ultimi anni sullo scenario sono entrate anche sostanze come l’ectasy e il crack. L’ectasy è un allucinogeno fabbricato in laboratorio , che può portare col tempo a gravi stati depressivi e alla paranoia poiché distrugge la serotonina , uno dei mediatori chimici del cervello umano .Quest’ultima è venduta sotto forma di “innocue” pasticche. Ugualmente pericoloso è il crack, cocaina purificata dalla sua componente acida. Può portare a ictus celebrali o a crisi cardiache.Quali effetti producono? Già nelle dosi minime provocano sete anomala, rialzo della temperatura, conati di vomito allucinazioni e sensazioni d’onnipotenza. Inoltre possono avere anche effetti sugli organi vitali, soprattutto sul cervello, sconvolgendo il sistema delle comunicazioni interne provocando ansia e allucinazioni. In conclusione potremo definire la droga un lungo tunnel: il tunnel della disperazione dal quale però se si vuole si può uscire!                                                                     C.M.

 

 

Un impegno tra mille difficoltà

Gli ostacoli a cui è sottoposto il pool sono infatti difficilmente sostenibili: dopo gli omicidi del commissario Beppe Montana (28 luglio 1985) e del vice questore Ninni Cassarà (6 agosto 1985) in forza alla Squadra Mobile, Falcone e Borsellino vengono per sicurezza temporaneamente trasferiti con le loro famiglie al carcere dell'Asinara. I magistrati sono da anni costretti a vivere perennemente sotto scorta, blindati in ogni spostamento e di fatto rinunciano ad un'autentica vita privata per dedicarsi completamente all'impegno verso lo Stato.Le istituzioni a Roma però non sembrano corrispondere una piena attenzione, e non riescono ad assicurare al pool un'ampia tutela quando inizia una clamorosa serie di attacchi incrociati: da una parte numerosi componenti della stessa magistratura palermitana osteggiano il maxiprocesso, e tra loro probabilmente si inserisce il “corvo” autore anonimo di lettere calunniose, dall'altra la stessa Corte di Cassazione tende a disconoscere presupposti e risultati delle indagini del pool.Nel 1988, quando Caponnetto lascia l'incarico per limiti di età, a succedergli non è Falcone perché incredibilmente il Consiglio Superiore della Magistratura gli preferisce Antonino Meli: l'ondata di veleni e polemiche che ne segue, e di cui intanto la mafia approfitta per riorganizzarsi, mette a repentaglio un lavoro decennale e lascia il pool quasi completamente isolato fino al punto da venire ufficialmente sciolto.Mentre Borsellino è trasferito a Marsala, Falcone viene chiamato a Roma dal Ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli per guidare la direzione affari penali, ma non rinuncia ad occuparsi ancora di mafia: molte questioni restano irrisolte e l'impegno di un'intera vita non può essere improvvisamente abbandonato; per questo Falcone insiste sulla creazione di una Superprocura che possa affrontare la malavita con mezzi adeguati. Proprio da Roma ha la capacità di indagare il fittissimo tessuto di intrecci tra politica, economia e una mafia che ormai da tempo non è più confinata nella sola Sicilia ma si è espansa inserendo uomini fidati in tutta la penisola, soprattutto nel Nord Italia dove opera un'imprenditoria non trasparente senza troppi clamori e risulta più facile investire capitali di provenienza illecita o farli transitare verso le banche svizzere.

La strage di Capaci

I torbidi interessi e i potentati minacciati dalle indagini fanno però di Falcone una vittima designata, bersaglio non più delle diffamazioni, ma di una vera e propria guerra che la mafia decide di intraprendere per metterlo a tacere. Falcone e Borsellino sono per la cupola gli avversari più pericolosi, perché essendo siciliani e palermitani conoscono i linguaggi, le regole, le mosse strategiche delle cosche e mettono però la loro conoscenza al servizio dello Stato.Falcone, miracolosamente scampato ad un attentato dinamitardo il 20 giugno 1989 presso la sua villa sul litorale dell'Addaura, sa di essere condannato e di non poter contare sull'appoggio o la protezione del potere politico, ma continua eroicamente il suo lavoro. Nelle sue stesse parole, si tratterebbe di ordinaria amministrazione: il dovere morale al quale ogni buon cittadino è chiamato non comporta, secondo Falcone, nessun eroismo.
Il 23 maggio 1992, un jet del SISDE trasporta il magistrato dall'aeroporto di Ciampino allo scalo palermitano di Punta Raisi; durante il successivo tragitto verso la città, all'altezza dello svincolo autostradale di Capaci, un ordigno di potenza inaudita travolge la Fiat Croma blindata su cui viaggia il giudice e le due auto della scorta: perdono la vita Giovanni Falcone, sua
moglie Francesca Morvillo e gli agenti Rocco Di Cillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro.
Per la storia italiana si apre una delle pagine più buie: la mafia, dopo avere ucciso anche Paolo Borsellino il 19 luglio 1992, sfida apertamente lo Stato in una guerra che semina esplosioni e distruzione fino a Roma, Firenze, Milano. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, impareggiabili esempi di lealtà e moralità, coraggio e smisurata umanità, sono la luce che negli anni ha dato la forza, la speranza per continuare a credere e lottare: ci hanno insegnato che la mafia deve e soprattutto può essere sconfitta.

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Un fenomeno in espansione:  la droga!

Le droghe sono dei farmaci usati impropriamente o in dosi superiori a quelle che l’organismo umano è in grado di sopportare. Provocano uno stato iniziale di benessere, euforia ed abbandono. Si tratta però di benefici momentanei , infatti, alla fase di benessere e di eccitazione segue uno stato di cupa depressione per vincere il quale diviene necessario assumere nuove dosi di questa sostanza. Si entra così in un circolo vizioso dal quale è difficile uscire. Esistono due tipologie di droghe quelle leggere e quelle  pesanti. Sono definite droghe “leggere” quelle che si fumano come :la marijuana , l’hascish entrambe sostanze che derivano dalla canapa indiana. Sono, invece , definite “droghe  pesanti” quelle sostanze che provocano assuefazione e dipendenza come : l’eroina che deriva dallo