Il gineceo

Klimt - Serena Lederer


Stando a «Elle»... la donna di lettere costituisce una specie zoologica singolare: partorisce alla rinfusa romanzi e bambini. Si annuncia, per esempio: Jacqueline Lenoir (due figlie, un romanzo); Marina Grey (un figlio, un romanzo); Nicole Dutreil (due figlie, quattro romanzi), ecc. Che cosa vuol dire? Questo: scrivere è un comportamento glorioso ma ardito; lo scrittore è un artista, gli si riconosce un certo diritto alla bohème; poichè in generale egli ha il compito, almeno nella Francia di «Elle», di dare alla società le ragioni della sua buona coscienza, bisogna pur pagare i suoi servigi: gli si concede tacitamente il diritto di condurre una vita un po' personale. Ma attenzione: non credano le donne di poter approfittare di questo patto senza soggiacere allo statuto eterno della femminilità. Le donne sono sulla terra per dare figli agli uomini; scrivano quanto vogliono, abbelliscano la loro condizione, ma soprattutto si guardino dall'uscirne: il loro destino biblico non sia turbato dalla promozione che viene loro concessa, e paghino subito col tributo della maternità la bohème naturalmente legata alla vita dello scrittore.

Siate dunque coraggiose, libere; atteggiatevi a uomo, scrivete come lui; ma non allontanatevene mai; vivete sotto il suo sguardo, compensate con i bambini i vostri romanzi; seguite per un po' la vostra strada, ma tornate presto alla vostra condizione. Un romanzo, un bambino, un po' di femminismo, un po' di coniugalità, leghiamo l'avventura dell'arte ai solidi ormeggi del focolare: l'uno e l'altra si avvantaggeranno molto di questo andirivieni: in fatto di miti il reciproco aiuto si pratica sempre con frutto. Per esempio la Musa darà il suo sublime contributo alle umili funzioni domestiche; e in cambio, a titolo di ringraziamento per il buon servigio reso, il mito della natalità concede alla Musa, a volte di reputazione un po' leggera, la garanzia della sua rispettabilità, lo sfondo toccante della nursery.
Così tutto va per il meglio nel migliore dei mondi - quello di «Elle»: la donna si faccia coraggio, può benissimo accogliere al pari degli uomini lo statuto superiore della creazione. Ma l'uomo si rassicuri presto: non gli verrà tolta la donna per questo, nè lei cesserà di essere per natura una genitrice disponibile. «Elle» dice alle donne: valete quanto gli uomini; e agli uomini: la vostra donna sarà sempre soltanto una donna.

In un primo tempo l'uomo sembra essere assente da questo duplice parto; si direbbe che bambini e romanzi vengano da soli, gli uni non meno degli altri, appartenenti esclusivamente alla madre; per un poco, e a forza di vedere settanta volte opere e proli dentro alla stessa parentesi, si sarebbe portati a crederli tutti quanti frutto d'immaginazione e di sogno, prodotti miracolosi di una partenogenesi ideale che in una sola volta dia alla donna le gioie balzachiane della creazione e le gioie tenere della maternità. Dov'è dunque l'uomo in questo quadro di famiglia? In nessun luogo e dappertutto, come un cielo, un orizzonte, un'autorità che ad un tempo, determini e racchiuda una condizione. Tale è il mondo di «Elle»: qui le donne sono sempre una specie omogenea, un corpo costituito, geloso dei suoi privilegi e ancor più amante delle proprie catene; al suo interno l'uomo non c'è mai, la femminilità è pura, libera, potente; ma intorno l'uomo è dappertutto, preme da tutte le parti, fa esistere; egli è l'eterna assenza creatrice, quella del dio di Racine; mondo senza uomini, ma interamente costituito dallo sguardo dell'uomo, l'universo femminile di «Elle» è in tutto e per tutto quello del gineceo.

In ogni operazione di «Elle» c'è questo duplice movimento: chiudete il gineceo e poi, soltanto allora, lasciatevi libera la donna. Amate, lavorate, scrivete, siate donne d'affari o di lettere, ma ricordatevi sempre che l'uomo esiste e che non siete fatte come lui: il vostro ordine è libero a condizione che dipenda dal suo: la vostra libertà è un lusso, è possibile solo se prima riconoscete gli obblighi della vostra natura. Scrivete, se volete, tutte ne saremo fiere; ma ricordatevi anche di fare figli, perchè è nel vostro destino. Morale gesuitica: venite pure a patti con la morale della vostra condizione, ma non cedete mai sul dogma che la fonda.

Roland Barthes - «Mythologies» (1957)


«Suite per Flauto e Arpa» 3° movimento, Roberto Di Marino, clicca qui se vuoi leggere lo spartito


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