SOCIETà DI STORIA ARTE E ARCHEOLOGIA

PER LE PROVINCE DI ALESSANDRIA E ASTI
DALLA ACCADEMIA DEGLI IMMOBILI DI ALESSANDRIA
ALLA SOCIETÀ DI STORIA ARTE ED ARCHEOLOGIA
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Avvertenze

Gli studi storici si avvantaggiarono poiché dagli Archivi, resi facilmente accessibili dal Governo del nuovo Regno, attinsero fondamento di sicure testimonianze alla ricostruzione del passato.

L’amore per l’indagine erudita manifestatasi soprattutto nella gloriosa scuola storica che accanto a nomi di studiosi interessati che dedicarono le loro ricerche a problemi di apertura nazionale quale Pasquale Villari, Giuseppe De Leva, Oreste Tommasini e Felice Tocco, ebbe nelle nostre terre l’apporto di Giuseppe Gaboto astigiano di cui si può dire sia stato valido continuatore della scuola storica piemontese il nostro indimenticabile Francesco Cognasso.

Dicevamo che l’amore per l’indagine erudita diffusosi in tutta Italia, non lasciò in ombra la nostra Provincia, e valse ad allargare e approfondire la cultura storica e ad affinare il metodo della raccolta e della valutazione del materiale, combattendo e debellando il mal vezzo del dilettantismo.

Ecco i settori di operatività previsti dall’atto costitutivo della SOCIETÀ DI STORIA ARTE E ARCHEOLOGIA DI ALESSANDRIA:

- Numismatica e archeologia romana (avv. Lorenzo Bordes)

- Epigrafia sacra e profana, e Belle Arti (cav. can. Carlo Jachino)

- Genealogia, Araldica, Paleografia, raccolta di documenti antichi per l’Archivio

    (avv. G. Bonzi e E. Camera)

- Monumenti ed edifizi antichi (ing. Lodovico Straneo)

- Archeologia medievale e storia moderna (comm. avv. A. Calvi)

- Bibliografia ed arte tipografica (prof. Luigi Ferrari)

Nella seduta del 31 ottobre 1890 la Commissione Municipale deliberava di dare vita ad un periodico storico ed il 21 luglio 1892 poteva presentare al Municipio la prima copia del primo fascicolo della RIVISTA DI STORIA ARTE E ARCHEOLOGIA per la PROVINCIA DI ALESSANDRIA edito sotto la direzione del prof. don Francesco Gasparolo.

Il Gasparolo diresse con grande prestigio, la rivista Storia Arte e Archeologia fino al 1931 anno del suo decesso. Sotto la sua direzione la Rivista ebbe ampia diffusione raggiungendo vasta notorietà e notevoli apprezzamenti in campo nazionale ed all’estero. Egli fu senza dubbio la figura centrale e di riferimento della Società: fine documentarista e paleografo, ottimo e preparatissimo storico del Medioevo con solide basi giuridiche, ricercatore straordinariamente attivo, scrisse saggi fondamentali anche di storia recente cercando di introdurre nella storiografia locale il metodo storico scientifico che aveva appreso dalla grande scuola tedesca e che aveva insegnato a Roma quale Docente universitario. Il suo maggior merito è senza dubbio quello di aver fondato una scuola storiografica locale di averle dato un respiro largo, non chiuso nelle modeste mura di Alessandria. La “Rivista” di Gasparolo uscì subito dalla città dove era nata, puntando l’attenzione al territorio ed alla vicenda di uno spazio provinciale assai esteso di una provincia “granda” disegnata dalla riforma amministrativa d’un altro alessandrino, Urbano Rattazzi: un territorio – Acqui, Alessandria, Asti, Casale, Novi e Tortona, per non citare altro che i capoluoghi delle precedenti piccole province sarde – ricchissimo di memorie e i segni di una grande e bimillenaria storia. Tra i suoi più validi collaboratori ricordiamo Ferdinando Gaboto, Nicola Gabiani, Pietro Massia, Carlo Cipolla, Eugenio Canepa e Giuseppe Giorcelli.

Gli successe un altro benemerito studioso autore di numerose opere sui Valdesi, sulle Costituzioni Piemontesi, sulle Consuetudini e gli Statuti di Alessandria e saggi sulla politica comunale filibertiana: il Prof. Mario Enrico Viora.

Profondamente legato al Gasparolo ed al suo insegnamento Mario E. Viora fu il timoniere che durante più di mezzo secolo dal 1931 al 1986 – in decenni non certo facili, lacerati da grandi e traumatici mutamenti nella società e nella cultura italiana – dovette e seppe essere un solido punto di riferimento. Con lui la Società pervenne alla stupenda sede di Palazzo Trotti-Bentivoglio di via Vescovado dove le collezioni museali e la biblioteca – provenienti dalle donazioni Gasparolo, Mina, Ottolenghi, Trotti, ecc. – poterono essere degnamente valorizzate e fruite dagli studiosi.

Fu però breve stagione, perché il bombardamento del 1944 non solo sfrattò la Società da quel palazzo, ma devastò la libreria, le raccolte storiche, le preziose donazioni documentarie, i cimeli, la Quadreria Trotti, gli arredi.


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