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TECNOFOBICI

Paul Virilio

Paul Virilio è fra i più aspri tecnofobici. Egli sottolinea come le memorie, nelle nuove forme di telecomunicazione istantanea, possano esistere solo nel "live", nel momento presente e non più nel “qui” : la memoria non sarebbe più qui bensì ora. Ci troveremo quindi di fronte ad un crash temporale e a una nuova forma di inquinamento dell’istatnte presente, istante che si dilata, che dura, che non si riassume più nell’evento a cui è legato e nella sua scomparsa. Virilio insiste sull’importanza delle strategie dell’oblio, soprattutto in un mondo che può ricordare tutto, un universo che può tenere in memoria ogni tipo di informazione e di avvenimento e indica come le nuove tecnologie rappresentino un pericolo.

In Virilio la memoria è scomparsa come corpo sociale comunitario per trapiantarsi in una memoria artificiale, cioè quella dei libri e oggi, quella del computer, fino a divenire la memoria della comunità virtuale. Questo esito di desocializzazione comunitaria comincia con la perdita della comunità reale. Oggi la memoria della comunità virtuale sostituisce quella perduta della comunità reale.

La memoria virtuale consente la presenza e la presenza è interazione. Ma in generale la memoria è fatta di ciò che ha avuto luogo mentre in rete la memoria non è in un luogo reale, il suo luogo è il qui e ora, in questo istante; è live. Il paradosso negativo è che ciò che accade in questo istante non scompare come nella realtà, ma si dilata. Ora come ora domina l’oblio, non la memoria virtuale.

Per Paul Virilio le nuove tecnologie tengono inoltre sotto tiro la democrazia e se non le si combatte instaurano una tirannia. La tirannia non è una diretta conseguenza della tecnologia, ma di fatto essa la rende possibile. Virilio ritiene quindi che. Potendo il sistema dei mass media rappresentare un pericolo per la democrazia , sia doveroso combatterlo. Democrazia e politica sono minacciate dalla loro presenza e da sole le tecnologie non scompariranno.

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Tra rete e realtà