IV

La Deposizione

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.

Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.  

Dal libro di Giobbe

 ( Gb 30,23-26)

So bene che mi conduci alla morte, alla casa dove si riunisce ogni vivente. Ma qui nessuno tende la mano alla preghiera, né per la sua sventura invoca aiuto.

Non ho pianto io forse con chi aveva i giorni duri e non mi sono afflitto per l'indigente? Eppure aspettavo il bene ed è venuto il male, aspettavo la luce ed è venuto il buio.

Dal Vangelo secondo Matteo

(Mt 27,45; 57-60)  

Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra…

Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò.  

Riflessione

Grigio. Un colore… incolore. Indefinito. O neutro. Né bianco, né nero. Né carne, né pesce. Viene in mente quel passo dell’Apocalisse, indirizzato allo angelo della Chiesa di Laodicea: «Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca.» (Ap 3,15-16). Non possiamo negarlo. A volte siamo così: tiepidi, indifferenti, incolori. E quante volte lo diciamo – o comunque lo pensiamo – o lo sentiamo dire: “Che vita grigia! Che vuota vita!”. Come quando c’è la nebbia, con quella sua atmosfera malinconica, opaca, indecifrabile. Come i tanti misteri della vita: vedi e non vedi, sai e non sai. Fino all’ultimo mistero, quello più oscuro, quello più buio, dove il grigio è così fitto da rasentare il nero: il mistero della morte…

Grigio. La tinta predominante dei monumenti funerari nei nostri cimiteri. Grigio. Come quella «gran pietra rotolata sulla porta del sepolcro» nuovo di Giuseppe d’Arimatea, a suggellare la morte più assurda: la morte del Santo di Dio. Sì, perché anche Lui, il Figlio di Dio, ha sperimentato, fin nelle più recondite venature, il grigiore della nostra esistenza terrena, segnata dal buio della morte. Come un seme nascosto, pronto a sprigionare inaspettatamente tutta la sua potenza di vita e di luce.

E la croce? È ancora lì, ma ormai non serve più. Ha svolto la sua funzione. È inclinata, come buttata giù, quasi fosse sepolta anch’essa, per solidarietà con Colui che era stato deposto. O, forse, stanca di stancare Colui che vi era appeso… o sconfitta?  

Preghiera del Grande Giubileo

4.  Concedi, Padre,

che i discepoli del tuo Figlio,

purificata la memoria

e riconosciute le proprie colpe,

siano una cosa sola, così che il mondo creda.

Si dilati il dialogo

tra i seguaci delle grandi religioni,

e tutti gli uomini scoprano

la gioia di essere tuoi figli. 

Alla voce supplice di Maria,

Madre delle genti,

si uniscano le voci oranti degli apostoli

e dei martiri cristiani,

dei giusti di ogni popolo e di ogni tempo,

perché l'Anno Santo sia

per i singoli e per la Chiesa

motivo di rinnovata speranza

e di giubilo nello Spirito.

Lode e gloria a Te, Trinità Santissima,

unico e sommo Dio!

Preghiamo.

Donaci, o Padre, di unirci nella fede alla morte e sepoltura del tuo Figlio per risorgere con lui alla vita nuova.

Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Amen.

Gloria a te, Cristo Gesù,

oggi e sempre tu regnerai!

Gloria a te! Presto verrai:

sei speranza solo tu!

Sia lode a te! Pietra angolare,

seme nascosto, stella nel buio:

in nessun altro il mondo si salva.

Solo in te pace e unità!

Amen! Maranà tha!


I    - La Creazione
II  - L'Incarnazione
III - La Passione
V  - La Risurrezione

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