UNITED STATES OF AMERICA NAVY

- PORTAEREI -

AIRCRAFT CARRIER


Lo stemma ufficiale dello Shinano Lo stemma ufficiale dello Shinano

PORTAEREI LANGLEY (CV1)

AIRCRAFT CARRIER LANGLEY (CV))

 

La portaerei Langley fu una nave che ebbe un'importanza enorme per la Marina americana. Fu infatti la prima portaerei della U.S. Navy e fu utilizzata come un laboratorio sperimentale dell'aviazione imbarcata, in questo risiede la sua importanza storica. Senza di essa non ci sarebbero state nè la Lexington, l'Enterprise ma neanche la Nimitz o la R.Reagan. Da un'analisi cinica delle sue caratteristiche emerge che era una nave lenta, con protezione nulla, di scarso tonnellaggio e poca capacità di imbarcare aerei, ma al momento in cui nacque era all'avanguardia, superando per tecnica le contemporanee Furious ed Argus inglesi. Insomma si può considerare come una "portaerei sperimentale" che ha svolto in maniera eccezionale il suo compito, arrivando però obsoleta alla Seconda Guerra Mondiale e venendo impietosamente affondata alla prima occasione. Insomma per gli americani si può ben dire che "tutto ebbe inizio dalla Langley!" (Shinano)


STORIA  / HISTORY


CARATTERISTICHE TECNICHE / TECHNICAL SPECIFICATIONS

Nave Langley CV1/AV3 (ex carboniera Jupiter)
Tipo CV/AV
Cantiere di costruzione Mare Island Navy Yard

 

DATE

Costruzione 18 ottobre del 1911
Varo 24 agosto del 1912
Entrata in servizio 7 aprile del 1913
Convertita in portaerei 11 aprile del 1920

 

AEREI

Aerei imbarcati  55 (negli anni Venti)

35 (per la II Guerra Mondiale)

 

DIMENSIONI

Lunghezza 158 metri (di disegno)
Lunghezza del ponte di volo 165,20 metri 
Larghezza -
Larghezza del ponte di volo 19,96 metri 
Immersione 5,18 metri
Dislocamento 15.200 tonnellate (a pieno carico)

11.500 tonnellate (come nave trasporto di aerei)

 

MOTORI

Apparato motore 3 caldaie -  2 turbine
Potenza 7.000 cavalli vapore
Velocità 16 nodi
Combustibile -
Autonomia -

 

ARMAMENTO

Armamento principale 4 cannoni da 150 mm.
Armamento antiaereo 6 mitragliatrici da 50 mm. HMG

 

RADARS

Ricerca aerea -
Ricerca di superficie -
Navigazione -
Controllo di tiro -

 

PROTEZIONE

Protezione verticale -
Protezione orizzontale del ponte di volo

 

EQUIPAGGIO

Equipaggio originale 650 (in assetto di guerra)

GIUDIZIO FINALE DELLO SHINANO / FINAL SENTENCE OF SHINANO


FOTOGRAFIE / PHOTOES


L'ULTIMA MISSIONE (LA BATTAGLIA DEL MAR DI GIAVA)

Nel gennaio 1942 venne istituito il comando ABDA, retto dal feldmaresciallo inglese Archibald Percival Wavell, con Quartier Generale al centro di Giava, mentre il comando delle forze navali venne assunto dall'ammiraglio Hart. Il 27 gennaio 1942 l'Asiatic Fleet venne sciolta ufficialmente, e l'ammiraglio Hart rimpatriato. Il 14 febbraio il comando navale della squadra ABDA venne assunto dall'ammiraglio olandese Conrad E. L. Helfrich. La disperata situazione generatasi durante la guerra, indusse il governo olandese in esilio a chiedere l'invio di consistenti aiuti agli alleati. In fretta e furia venne organizzato un convoglio,denominato in codice MS-5,comprendente la Langley, che trasportava 27 caccia Curtiss P-40 smontati del 13th Pursuit Squadron (Provisional) e 33 piloti, la nave da carico Sea Witch, ed i piroscafi SS Duntroon e SS Katoomba. La scorta era affidata al moderno incrociatore Phoenix ed ad alcuni cacciatorpediniere. Il convoglio lascio Fremantle[18] il 22 febbraio, con arrivo previsto a Tjilatjap per il giorno 28. Per accelerare l'arrivo degli aerei il comando ABDA decise che la Sea Witch rimanesse in convoglio, mentre la Langley doveva dirigere alla massima velocità consentita su Tjilatjap, con la scorta del posamine olandese Willem van der Zaan. Vista la scarsa velocità massima raggiunta dal posamine, il comandante della portaerei decise di abbandonare quest'ultimo, ma in tarda serata gli venne ordinato di ricongiungersi al Willem van der Zaan.Inoltre la nave doveva essere raggiunta da due vecchi cacciatorpediniere, gli USS Edsall e Whipple, che ne avrebbero rinforzato la scorta. Alle ore 9:00 del 28 febbraio la formazione navale alleata fu scoperta da un idrovolante giapponese Kawanishi H6K, che lanciò il segnale radio di scoperta. Alle ore 11.30 una formazione di 11 aerosiluranti Mitsubishi G4M della 21ª e 23ª Flottiglia Aeronavale si lanciò all'attacco della formazione navale. Appena avvistati i velivoli giapponesi la Langley prese a zigzagare, ma la bassa velocità raggiunta, circa 13 nodi, rese la manovra inutile. Seppur contrastati dal fuoco contraereo, i velivoli giapponesi lanciarono le bombe. La prima salva provocò danni leggeri, mentre cinque bombe della successiva colpirono in pieno la nave, provocando gravi danni ed incendiando alcuni dei caccia P-40 trasportati. Altre, cadute in prossimità della nave, aprirono numerose vie d'acqua nella carena. Inoltre i sei caccia giapponesi di scorta si lanciarono all'attacco, mitragliando i ponti dell'unità, vanamente contrastati dalle armi antiaeree di bordo. Quando i velivoli giapponesi si allontanarono la portaidrovolanti era in preda a furiosi incendi, sbandata di 10°, ed il comandante McConnell cercò di favorire il lavoro della squadra antincendio manovrando per annullare la forza del vento. Purtroppo le pompe non riuscivano più a contrastare l'entrata dell'acqua, che poco dopo raggiunse i motori turbo-elettrici danneggiandoli gravemente, e determinando un calo della potenza disponibile. Il comandante McConnell, ormai conscio che la nave era condannata, decise di avvicinarla il più possibile alla costa giavanese, così da favorire il salvataggio dell'equipaggio. Egli si rendeva perfettamente conto che se per qualche motivo fosse riuscito a raggiungere Tjilatjap il pescaggio raggiunto dalla nave non gli avrebbe mai consentito di entrare nel porto. Alle 13:45 venne dato l'ordine di abbandonare la nave, che aveva raggiunto uno sbandamento di 17°. Alle 14:00 l'evacuazione venne completata, ed i due cacciatorpediniere, una volta imbarcati i superstiti, decisero di affondare la Langley. Il cacciatorpediniere Whipple sparò contro la nave nove colpi da 102, lanciando nel contempo due siluri. Tuttavia la vecchia portaerei si rifiutò di affondare, pur fortemente sbandata ed in preda agli incendi, tanto che le due unità lasciarono immediatamente la zona per timore del ritorno degli aerei giapponesi. Successivamente un aereo olandese in servizio di pattugliamento segnalò che la Langley era affondata durante la notte successiva, a 75 miglia da Tjilatjap.


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