UNITED STATES OF AMERICA NAVY
- PORTAEREI -
CLASSE ENTERPRISE
PORTAEREI HORNET (CV8)
CARATTERISTICHE TECNICHE
Nave | CV8 Hornet |
Tipo | CV |
Cantiere di trasformazione | Newport News Shipbuilding e Dridock Company |
Impostazione | 16 luglio 1938 |
Varo | 1939 |
Entrata in servizio | 1940 |
Lunghezza | 246,73 metri |
Larghezza | 25,36 metri |
Immersione | 6.60 metri |
Dislocamento | 21.100 tonnellate |
Apparato motore | 4 gruppi turbine, 9 caldaie, 4 eliche |
Potenza | 120.000 cavalli |
Velocità | 34 nodi |
Combustibile | - |
Autonomia | - |
Armamento | 8 cannoni da127 mm., 16 mitragliere da 27 mm., 16 mitragliere minori, 100aerei , 2 catapulte, 3 elevatori |
Protezione verticale | Cintura mm. 101 |
Protezione orizzontale | Ponte aviorimessa mm.76 |
Equipaggio | 2072 (2919 in guerra) |
STORIA DELLA CLASSE
Mentre la Ranger, di sole 14.500 tonnellate era ancora in costruzione, la Marina degli Stati Uniti riconobbe che questo dislocamento era insufficiente e stabilì che le nuove unita dovevano dislocare almeno 20.000 tonnellate.
Il programma navale del 1934 comprendeva le prime due di tali unità: CV5 Yorktown e CV6 Enterprise.
La costruzione della Hornet fu autorizzata solo nel 1938. con queste unità si fissò il tipo di portaerei con isola sul lato destro e fumaiolo incorporato, abbandonando completamente la soluzione dei fumaioli abbattibili della Ranger. La linea esterna risentiva ancora dei precedenti concetti costruttivi in quanto il ponte di volo non costituiva parte integrante dello scafo, ma era montato su di esso, sostenuto da piloni con le solite finestrature laterali, di cui le due a pi\'f9 poppa fornite di grandi gru a bandiera.
Nella zona prodiera vi era una specie di castello che si elevava un interponte al di sopra del ponte aviorimessa. Il ponte di volo si estendeva quasi per tutta la lunghezza dello scafo; nel corso della guerra esso fu allungato e allargato raggiungendo le dimensioni di 250,06x34,73.
Come tutte le portaerei americane costruite prima della Essex (1945), questo ponte di volo era fatto con tavole di legno disposte nel senso trasversale e ed era munito di due barriere anti-vento abbattibili.
Questa fu la prima classe di unità ad avere tre elevatori per trasportare gli aerei dal ponte di volo all'aviorimessa e viceversa: essi erano sistemati lungo l'asse della nave, uno nella zona prodiera, uno al centro all'altezza del l'isola e uno nella zona prodiera. L'aviorimessa aveva il ponte fatto con corazzette dello spessore di 76 mm. ed era munita di cinque grandi aperture sul lato destro e sei sul lato sinistro, attraverso le quali si potevano imbarcare materiali, rifornimenti e aerei completi. Era stato previsto di porre su tale ponte delle catapulte trasversali in corrispondenza delle aperture, ma tale sistemazione non fu mai realizzata. La corazzatura di murata era limitata alla zona centrale a livello del galleggiamento e aveva lo spessore di 101 mm. L'isola era occupata per circa metà della sua lunghezza dal fumaiolo: nella sua parte prodiera era costituita da una sovrastruttura a tre ponti. A proravia del fumaiolo vi era un albero tripode.
Gli 8 cannoni da 127 mm. Erano sistemati in postazioni singole due su ognuna delle quattro plancette esterne al ponte di volo ; durante la guerra il numero delle mitragliere fu aumentato di 40 armi da 40 mm. In dieci postazioni quadruple, anche esse a lato del ponte di volo. L'apparato motore era costituito da nove calda ie in un unico locale e da quattro gruppi di turbine in un altro locale: la velocità di 34 nodi era superiore a quella di progetto
STORIA DELLA HORNET
Venne varata il 14 dicembre 1940 dal cantiere di Newport News
Shipbuilding di Newport News, Virginia, battezzata da Annie Reid Knox (moglie
del Segretario alla Marina Frank M. Knox) ed entrò in servizio a Norfolk il 20
ottobre 1941, al comando del capitano Marc A. Mitscher.
Durante l'inquieto periodo che precedette l'Attacco a Pearl Harbor, la Hornet si
addestrò al largo della base navale di Norfolk. Un indizio della futura missione
occorse il 2 febbraio 1942 quando salpò da Norfolk con due bombardieri medi B-25
Mitchell della Army Air Force sul ponte. Una volta in mare gli aerei vennero
lanciati tra lo stupore dell'equipaggio. I suoi uomini furono inconsapevoli del
significato dell'esperimento e la Hornet rientrò a Norfolk pronta a salpare per
la zona di combattimento e il 4 marzo iniziò a costeggiare la costa occidentale
diretta al canale di Panama.
La nave arrivò a San Francisco il 20 marzo, parcheggiò i propri aerei nel ponte
hangar e caricò 16 bombardieri B-25 della Army Air Force sul ponte di volo oltre
a 70 ufficiali e 64 avieri sotto il comando del tenente colonnello Jimmy
Doolittle. In compagnia di navi scorta salpò da San Francisco il 2 aprile con
ordini sigillati. Il capitano Mitscher informò l'equipaggio della loro missione
solo nel pomeriggio: si trattava di un'incursione di bombardamento su Tokyo.
Al largo delle Isole Midway undici giorni più tardi si unì alla Hornet
lEnterprise e la Task Force 16 dirigendosi verso il Giappone. LEnterprise fornì
la copertura aerea (in quanto con il ponte di volo ingombrato dai bombardieri la
Hornet non poteva far decollare i propri caccia), addentrandosi profondamente
nelle acque nemiche in modo da permettere il lancio dei bombardieri di Doolittle
in un audace attacco Tokyo e altre importanti città giapponesi. Originariamente
la forza intendeva procedere fino a 750 km di distanza dalla costa giapponese,
comunque il mattino del 18 aprile il pattugliatore giapponese No. 23 Nitto Maru
avvistò la task force statunitense. L'incrociatore Nashville (CL-43) affondò il
pattugliatore, ma questo aveva già contatto altre forze giapponesi e rilevato la
presenza e posizione della task force statunitense. Sebbene ancora a 1 200 km
dalla costa giapponese, la conferma dell'allarme giapponese spinse l'ammiraglio
William F. Halsey ad ordinare alle 08:00 l'immediato lancio degli attaccanti.
Mentre la Hornet virò preparandosi a lanciare i bombardieri che erano stati
preparati per il decollo il giorno precedente un vento di più di 40 nodi agitava
il mare sollevando onde alte 10 metri, che facevano inclinare la nave e
superavano la prua bagnando il ponte di volo e infradiciando le squadre di volo.
L'aereo leader, comandato dal tenente colonnello Doolittle aveva disponibili per
il decollo solo 142 metri di ponte di volo, con l'ultimo dei B-25 che sporgeva
di coda fuori dal ponte. Il primo dei bombardieri sincronizzandosi con l'alzarsi
e l'abbassarsi della prua si lanciò pesantemente lungo il ponte di volo, fece un
giro intorno alla Hornet dopo il decollo e quindi fece rotta per il Giappone.
Entro le 09:20 tutti e 16 i bombardieri erano in volo per la prima incursione
aerea contro il cuore del Giappone.
La Hornet portò i propri caccia sul ponte e si diresse a tutta velocità per
Pearl Harbor. Trasmissioni intercettate, sia in giapponese che in inglese
confermarono alle 14:46 il successo delle incursioni. Esattamente una settimana
dopo, un'ora prima del lancio dei B-25 la Hornet entrò in Pearl Harbor. La sua
missione venne tenuta ufficialmente segreta per un anno, fino ad allora il
presidente Roosevelt si riferì all'origine del raid di Tokyo solo come "Shangri-La".
La Hornet salpò da Pearl Harbor il 30 aprile, per aiutare la Yorktown (CV-5) e
la Lexington (CV-2) alla battaglia del mar dei Coralli, ma la battaglia terminò
prima del suo arrivo in zona di operazioni. Ritornò alle Hawaii il 26 maggio e
salpò due giorni dopo con le sue due navi sorelle per respingere un previsto
assalto della flotta giapponese alle Midway.
Aerei con basi su portaerei vennero avvistati diretti a Midway nelle prime ore
del mattino del 4 giugno 1942. La Hornet, Yorktown e Enterprise lanciarono
attacchi sorprendendo le portaerei giapponesi mentre stavano rifornendo i propri
aeroplani sul ponte di volo. I bombardieri in picchiata della Hornet non
riuscirono a localizzare i loro bersagli, ma 25 suoi aeroplani che formavano il
Torpedo Squadron 8 avvistarono il nemico e attaccarono. Privi di scorta caccia
gli aerosiluranti americani vennero tutti abbattuti dai più veloci caccia Zero
giapponesi prima che riuscissero a sganciare un solo siluro. Il guardiamarina
George H. Gay, fu l'unico sopravvissuto della squadriglia. Abbattuto in mare,
sopravvisse senza ferite all'impatto con l'acqua e vide poi l'intera battaglia
tenendosi al suo salvagente. Venne recuperato da un idrovolante Catalina.
L'episodio viene descritto anche nel film "La Battaglia di Midway", con Henry
Fonda.
Dei 41 aerosiluranti lanciati dalla portaerei americane solo sei ritornarono. Il
loro sacrificio attirò i caccia nemici lontani dai bombardieri in picchiata
della Enterprise e della Yorktown che affondarono tre portaerei giapponesi con
un aiuto del sottomarino Nautilus (SS-168). La quarta portaerei giapponese Hiryu
venne affondata il giorno seguente,. I giapponesi riuscirono invece a colpire
con i propri aerei la Yorktown danneggiandola seriamente. La nave venne poi
finita da un sommergibile giapponese.
Gli aeroplani della Hornet attaccarono la flotta giapponese in ritirata il 6
giugno collaborando all'affondamento dell'incrociatore Mikuma, danneggiando un
cacciatorpediniere, lasciando l'incrociatore Mogami in fiamme e gravemente
danneggiato e colpendo altre navi. Gli attacchi della Hornet alla Mogami
conclusero una delle battaglie decisive della guerra del pacifico. Le Midway
vennero salvate come importante base di operazioni per il Pacifico occidentale e
similmente furono salvate le Hawaii. Di maggiore importanza il colpo devastante
inflitto alla forza di portaerei giapponese, da cui il Giappone non riuscì più a
riprendersi.
In seguito alla battaglia delle Midway, la Hornet installò un nuovo radar e si
addestrò al largo di Pearl Harbor. Salpò il 17 agosto 1942 per sorvegliare i
mari nella duramente contesa Guadalcanal nelle Isole Solomone. A causa dei danni
subiti dalle altre portaerei statunitensi era al momento l'unica a operare nel
sud Pacifico e dovette sostenere il peso della copertura aerea nelle Solomone
fino al 24 ottobre 1942 quando venne raggiunta dalla Enterprise a nordovest
delle Nuove Ebridi dirigendosi quindi a intercettare una forza di portarei
giapponesi facenti rotta su Guadalcanal.
Il 26 ottobre 1942 si svolse la battaglia delle isole di Santa Cruz senza
contatto visivo tra le navi di superficie delle forze avversarie. Gli aerei
della Hornet danneggiarono gravemente la portaerei Shōkaku e l'incrociatore
Chikuma. Altri due incrociatori vennero attaccati dagli aerei della Hornet. Nel
frattempo la Hornet venne attaccato da un attacco coordinato di aerosiluranti e
bombardieri in picchiata che la danneggiarono così gravemente che dovette essere
abbandonata. Il capitano Charles P. Mason e gli ultimi sopravvissuti ancora
aggrappati sulla fiancata della nave vennero raccolti dai cacciatorpediniere.
Le forze statunitensi tentarono di affondare la Hornet abbandonata, ma questa
incassò ben nove siluri e più di 400 proiettili calibro 127 mm dei
cacciatorpediniere Mustin (DD-413) e Anderson (DD-411). I cacciatorpediniere
giapponesi affrettarono l'inevitabile con 4 siluri da 24" al suo scafo in
fiamme. Alle 1:35 della notte del 27 ottobre 1942 affondò al largo delle Isole
Santa Cruz.
IL GIUDIZIO DELLO SHINANO
Non ebbe la gloriosa storia delle altre due gemelle della stesa classe (Enterprise e Yorktown) ma entrò comunque nella storia per il "Doolittle Raid", il quale dimostrò per la prima volta ai giapponesi che potevano essere attaccati anche sul proprio territorio.