BATTAGLIA NAVALE DI SANTA CRUZ

NAVAL BATTLE OF SANTA CRUZ

(26 OTTOBRE 1942)

La Hornet mentre viene abbandonata prima di affondare


STORIA


- PROLOGO -

(TRATTO DA "LA GUERRA DEL PACIFICO" DI B. MILLOT)


La marina giapponese preparava da alcuni giorni una nuova operazione che si proponeva di impedire l'arrivo di qualsiasi rinforzo americano.

L'operazione doveva essere sincronizzata con l'offensiva terrestre in corso, e l'occupazione dell'aeroporto Henderson Field da parte delle truppe del generale Hyakutake avrebbe dato il segnale del via.

Yamamoto metteva in linea una quota considerevole della flotta imperiale e cioè: 4 corazzate, 4 portaerei, 13 incrociatori e 31 cacciatorpediniere, unità suddivise come sempre in diversi gruppi indipendenti, tutti però al comando supremo dell'ammiraglio Kondo. 

In realtà, i preliminari di questa nuova battaglia avevano avuto inizio molto prima della sconfitta terrestre nipponica, poiché, sin dal 23 ottobre, un idrovolante Catalina dell'ammiraglio Fitch aveva stabilito il contatto con una portaerei nemica 65° miglia a nord di Espiritu Santo.

 Molti altri Catalina decollarono per esplorare i paraggi indicati, ma individuarono soltanto un incrociatore pesante.
La giornata del 24 ottobre 1942 trascorse quindi senza incidenti e i marinai americani, che paventavano l'imminente scontro, si sentirono un poco rassicurati dall'arrivo della portaerei Enterprise, rimessa in condizioni di combattere, e della corazzata veloce South Dakota. 

Questo apporto non era disprezzabile, perché Halsey poteva allineare soltanto tre Task Forces contro le forze considerevoli di Yamamoto.

 Halsey poteva quindi disporre della Task Force 16, del contrammiraglio Kinkaid, raggruppata intorno alla portaerei Enterprise, della Task Force 17, del contrammiraglio Murray, intorno alla Hornet, e della Task Force 64, del contrammiraglio Lee, cosituita da corazzate e incrociatori; tutto ciò rappresentava globalmente una fona navale di 2 corazzate, 2 portaerei, 9 incrociatori e 19 cacciatorpediniere, molto meno, quindi, di quanto fosse in grado di mettere in campo l'Ammiraglio Yamamoto. 

Halsey aveva deciso di tenersi a nord delle isole Santa Cruz per qualche ora, poi di scendere a sud-ovest per impedire ogni attacco da parte della marina nemica a Guadalcanal.

Nel frattempo, la flotta giapponese aspettava sempre il segnale della avvenuta occupazione dell'aeroporto di Guadalcanal per entrare in azione. Soltanto all'1.26 del 25 ottobre, un messaggio proveniente da Guadalcanal annunciò a Yamamoto che il campo d'aviazione americano era stato investito il 24 alle 23. 

Yamamoto ordinò subito di assumere la formazione d'attacco. Alle 6.23, un altro messaggio costernò Yamamoto, poiché precisava che l'aeroporto era sempre in possesso degli americani. 

Ciononostante, i diversi gruppi navali nipponici si erano intanto messi in moto e sarebbe stato difficile annullare gli ordini tattici senza provocare una grande confusione. 

Questa indecisione si protrasse comunque fino al pomeriggio, al momento in cui alcuni apparecchi da ricognizione americani stabilirono il contatto con le forze di Kondo. 

Dal canto loro, i giapponesi avevano individuato soltanto la presenza del gruppo del contrammiraglio Lee (Task Force 64), ed era ormai evidente che il com. battimento non sarebbe più potuto essere evitato.

La ricognizione americana, intensamente svolta, diede i suoi frutti, poi. che il 25, verso le 12, un Catalina segnalò due portaerei nemiche a sud. est, a 360 miglia di distanza dalle forze di Halsey. 

L'ammiraglio Kinkaid era estremamente indeciso su ciò che si sarebbe dovuto fare, e pertanto stabilì di inviare aerei in ricognizione. L'Enterprise fece decollare i Dauntless alle 13.30, poi, alle 14.20, 29 altri apparecchi presero il volo carichi di bombe pesanti. 

Questi velivoli non individuarono alcun obiettivo e il loro ritorno, al calar della notte, fu drammatico, perché 7 aerei andarono perduti. 

Il primo si era fracassato sul ponte della portaerei costringendo i successivi ad aspettare che la pista venisse sgomberata

II tempo passò e 6 apparecchi a corto di carburante dovettero ammarare. Qualche Catalina e alcune fortezze volanti B. 17 tentarono nel frattem- po di attaccare le navi di Kondo, ma non riuscirono a mandare nessun colpo a segno.

Yamamoto, in attesa di una felice soluzione a Guadalcanal, era riuscito a temporeggiare con i movimenti delle sue unità navali e a mettere un freno all'aggressività di taluni comandanti ansiosi di impegnare il nemico al più presto. 

Il 26 ottobre, all'1.o5, un messaggio segnalò che l'offensiva terrestre era ricominciata, ma che l'aeroporto non sembrava essere ancora caduto nelle mani del generale Hyakutake. 

Questa notizia e l'attacco notturno dei Catalina decisero Yamamoto a invertire la rotta allo scopo di aspettare il determinarsi di condizioni d'attacco più favore. voli; questo però non gli impedì di far effettuare numerose ricognizioni aeree.

Poco dopo mezzanotte, un Catalina avvistò, grazie al chiaro di luna, navi nipponiche 3°0 miglia a nord-ovest. Verso le 3 un secondo Catalina segnalò un'altra portaerei nemica asole 200 miglia a nord-ovest. La notizia era della massima importanza, ma si perdette in un dedalo intricato di ritrasmissioni e Kinkaid la ricevette soltanto alle 5.12. 

Halsey ne venne informato e inviò un breve messaggio: " Attaccate. Ripeto: attaccate! "


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