BATTAGLIA NAVALE DI SANTA CRUZ
NAVAL BATTLE OF SANTA CRUZ
(26 OTTOBRE 1942)
STORIA
- LA SECONDA ONDATA NIPPONICA -
(TRATTO DA "LA GUERRA DEL PACIFICO" DI B. MILLOT)
A bordo della Homet si lavorava sodo e questa accanita attività sembrò dare i suoi frutti verso le 10, quando fu possibile ridurre i focolai d'incendio e prevedere di poter rimettere in funzione qualcuna delle caldaie.
L'incrociatore Northampton ricevette l'ordine di venire a prendere a rimorchio la Hornet, mentre le pompe dei cacciatorpediniere Russell e Morris, attraccati ai due bordi, fornivano acqua sotto pressione per combattere gli incendi della portaerei.
La manovra di rimorchio stava per avere inizio, quando, alle 10.00, un solitario bombardiere VaI sferrò un attacco.
La sua bomba sfiorò senza danni un cacciatorpediniere, ma ottenne soprattutto il risultato di ritardare la delicata manovra che era stata intrapresa.
Questo Val faceva parte della seconda ondata d'attacco nipponica, che aveva decollato dalle portaerei giapponesi alle 8.22.
I 44 apparecchi scoprirono il gruppo dell'Enterprise verso le 10, nel momento in cui quest'ultima stava fronteggiando l'attacco del sommergibile nipponico I.21, che aveva lanciato un fascio di siluri, per fortuna evitati dalla portaerei.
Uno degli ordigni colpì però il caccia torpediniere Porter, che dovette essere affondato a cannonate poco dopo.
Il radar della corazzata South Dakota rivelò per primo l'arrivo degli aerei giapponesi.
L'artiglieria di tutte le navi americane si scatenò, facendo di conseguenza strage nei ranghi degli assali tori.
Questo muro di fuoco non impedì però a una parte di essi di raggiungere la portaerei: ciononostante, soltanto tre bombe la colpirono.
La prima esplose a prua, sul ponte di volo; la seconda penetrò fino al terzo ponte ed esplose provocando un incendio.
La terza cadde vicino allo scafo, a poppa, deformando uno degli alberi porta-eliche.
Si fecero avanti, allora, gli aerosiluranti e, nonostante le numerose perdite causate dalla caccia e dalla difesa contraerea americana, 14 apparecchi giunsero in posizione di lancio.
L'Enterprise compì frenetiche evoluzioni e riuscì a evitare tutti gli ordigni minacciosi che convergevano su di essa, ma tre siluri centrarono lo scafo dell'incrociatore Portland.
Per un caso miracoloso gli ordigni non esplosero.
Sull'Enterprise ci si affrettava a riparare i danni al ponte di volo, allo scopo di poter fare appontare gli aerei americani di ritorno dalla missione.
Alle 11.21 i velivoli giapponesi partiti dalla portaerei ]unyo giunsero sul bersaglio.
La difesa contraerea si scatenò ancora una volta, abbattendone 8 e provocando una esitazione della formazione nemica.
Una sola bomba cadde presso lo scafo dell'Enterprise, causando lievi danni.
Gli aerei nipponici, respinti certo dal fuoco di sbarramento della portaerei americana, si rivolsero alla South Dakota e all'incrociatore San ]uan.
Un bombardiere VaI centrò con due bombe da 200 chilogrammi, alle 11.27, la torre di prua della South Dakota, ma non causò che una scalfittura sulla spessa corazza.
Ciononostante, le schegge di questa bomba ferirono mortalmente il comandante, il capitano di vascello Gatch.
La South Dakota, per un attimo senza controllo del timone, si diresse sull'Enterprise, ma quest'ultima riuscì a togliersi dalla rotta pericolosa della corazzata.
La South Dakota riprese poco dopo il suo posto nella formazione.
Nel frattempo, l'incrociatore San ]uan fu colpito di sbieco da una bomba che perforò i ponti fino alle stive, poi lo scafo sul lato opposto, per esplodere in mare.
Il timone era stato bloccato a dritta dal passaggio della bomba e il San ]uan si era messo a girare a dritta.
Non vi furono altre conseguenze e tutto rientrò ben presto nella normalità.
L'attacco aereo era terminato e l'Enterprise si mise subito contro vento per far finalmente appontare i propri aerei, la maggior parte dei quali era a corto di carburante.
Verso le 14 la portaerei americana lasciò la zona del combattimento.
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