L'ATTACCO A PEARL HARBOR (7 DICEMBRE 1941) "Tora! Tora! Tora!" |
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- ATTACK ON PEARL HARBOR - | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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L'attacco di Pearl Harbor (nome in codice "operazione Z", ma
conosciuto anche come "operazione Hawaii" o "operazione AI") fu un'operazione
che ebbe luogo il 7 dicembre 1941 nella quale forze aeronavali giapponesi
rappresentate dalla Kido Butai al completo (sei portaerei pesanti) attaccarono
la flotta e le installazioni militari statunitensi stanziate nella base navale
di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii. L'operazione fu attuata in assenza della
dichiarazione di guerra da parte giapponese, che fu formalizzata soltanto ad
attacco iniziato, e provocò l'ingresso nella seconda guerra mondiale degli Stati
Uniti dove si sviluppò nell'opinione pubblica un forte sentimento di
riprovazione e di odio verso il Giappone. Il presidente Franklin Delano
Roosevelt sfruttando politicamente l'attacco parlò di "Day of infamy" (giorno
dell'infamia). GIUDIZIO DELLO SHINANO Formulare un giudizio sull'attacco aereo giapponese a Pearl Harbor non è affatto semplice poiché sono stati scritti libri su libri, si sono fatti film e quindi è stato detto praticamente tutto. Mi permetterò quindi di fare solo alcune considerazioni. Dal punto di vista prettamente tecnico l'attacco a Pearl Harbor nasce dal ben più modesto ma innovativo attacco effettuato l'11 novembre 1940 dagli aerosiluranti Fairley Swordfish della portaerei Illustrious nella rada di Taranto. Anche in quel caso si colpì al cuore la flotta nemica (quella italiana) e furono affondate ben tre corazzate, un incrociatore e due cacciatorpediniere, pagando una bassissima perdita di solo due aerei. Gli inglesi, utilizzando 21 vecchi biplani aerosiluranti avevano dimezzato la potenzialità bellica navale italiana! Era quindi la dimostrazione che una flotta aerea imbarcata poteva colpire con efficacia mortale il nemico in qualunque base esso fosse. I giapponesi non fecero altro che ripetere in scala maggiore l'azione di Taranto. Le portaerei non erano più una ma sei e gli aerei più di trecento. Anche l'effetto distruttivo fu moltiplicato, azzoppando la U.S. Navy prima ancora di iniziare la guerra. Dal punto di vista tecnico, tattico ed operativo l'azione della Kido Butai fu un capolavoro che sarà pareggiato solo con l'attacco della Task Force 58 alla base navale giapponese di Truk nelle Caroline ben due anni più tardi. Fino ad allora mai sei portaerei avevano agito in così stretta e perfetta sincronia e mai fino ad allora trecento aerei avevano attaccato con una percentuale di successo simile. I migliori piloti giapponesi, forgiati da più di dieci anni di addestramento e dalla guerra con la Cina, vi parteciparono. Questi stessi piloti combatterono con onore nelle battaglie navali successive, venendo però decimati alle Midway ed a Santa Cruz. Gli americani, dal canto loro, non riuscirono ad abbozzare una reazione decente e furono totalmente sopraffatti dall'effetto sorpresa. Affermare che Roosevelt abbia deliberatamente sacrificato 3000 soldati per entrare in guerra potrebbe apparire fantastoria però è indubbio che l'attacco di Pearl Harbor giovò più agli americani ed agli inglesi che ai giapponesi. La Kido Butai alla fin fine liberò gli americani di sei vecchie corazzate, azzerò sì la flotta aerea di terra alle Hawaii, però non intaccò minimamente la capacità offensiva americana non affondando le portaerei e non toccando i depositi di carburante. Mi permetto infine una breve dissertazione sul povero ammiraglio Kimmel, all'indomani dell'attacco perse il suo posto di comandante in capo a favore di Nimitz e dovette combattere in tribunale per tre anni per cercare di difendersi dalle accuse più gravi per la catastrofe che subì la flotta americana. Tralasciando le fasi del processo e l'esito finale interlocutorio mi permetto solo di constatare che due giorni il 7 dicembre 1941 dopo l'Ammiragli Mc Arthur, comandante in capo alle Filippine, subì un tracollo ancora peggiore di Pearl Harbor perdendo quasi tutta la sua flotta aerea a causa del fatto che, pur sapendo che era iniziata la guerra, non prese alcuna misura per difendere gli aeroporti. Mentre Kimmel fu degradato e sottoposto ad una umiliante corte marziale, Mc Arthur fu promosso.... La colpa di Kimmel fu quella di non mettere in allerta la flotta ma a sua discolpa gioca il fatto che si era in una situazione di pace e che da Washington non era stato informato del fatto che il Giappone sarebbe entrato in guerra a giorni. Insomma Kimmel fu l'agnello sacrificale che permise a Roosevelt di fare finalmente quella guerra che lui ardentemente voleva ma che gli americani assolutamente non volevano! (Shinano).
STORIA DELL'ATTACCO AEREO DI PEARL HARBOR VISTO DAGLI AMERICANI STORIA DELL'ATTACCO AEREO DI PEARL HARBOR MAPPE DELL'ATTACCO AEREO DI PEARL HARBOR FOTOGRAFIE DELL'ATTACCO: U.S. NAVY FOTOGRAFIE DELL'ATTACCO: MARINA IMPERIALE LA PRIMA ONDATA DI ATTACCO GIAPPONESE A bordo delle 96 navi all'ancora quel giorno a Pearl Harbor, ci si preparava, alle 7.50, alla cerimonia dell'alzabandiera che si svolgeva alle 8, e su talune navi, in particolare sulle corazzate, si stava radunando la fanfara. Sulla torre dell'arsenale sventolò, alle 7.55, il segnale blu che invitava all'alzabandiera. Proprio in quel preciso momento, il primo Aichi 99 da bombardamento in picchiata si gettò sulla base degli idrovolanti nell'isola Ford. Poco dopo, un'esplosione formidabile sommerse nel fumo e nella polvere l'intera base di lancio idrovolanti. L'antiquato posamine Oglala fu senza dubbio la prima unità americana ad adottare le disposizioni che si imponevano, poichè, sul ponte di comando, il contrammiraglio William Furlong scorse quell'aereo che risaliva, distinse chiaramente le insegne rosse e diede all'istante l'ordine di combattimento. I bombardieri in picchiata giapponesi si susseguirono a intervalli regolari, distruggendo gli impianti della base, prima di puntare sul cacciatorpediniere Monaghan, 100 metri più a nord. I primi aerosiluranti passarono rasente gli alberi dei viali di Pearl City, prima di sorvolare a bassissima quota la superficie dell'acqua e di prendere di mira l'Utah, il Raleigh e il Detroit. Tre deflagrazioni formidabili scossero le navi; il Raleigh « incassò » un siluro all'altezza del secondo fumaiolo e l'Utah fu sventrata da due siluri, mentre il Detroit sfuggiva per miracolo all'attacco. Un quinto Nakajima scelse come bersaglio l'Oglala e l'incrociatore Helena ormeggiati in coppia.
Il siluro passò sotto la chiglia dell'Oglala e centrò in pieno l'incrociatore. L'ossatura e la chiodatura del vecchio Oglala rimasero gravemente
danneggiate dall'esplosione.
L'Arizona fu colpita alle 8 da un primo siluro di un aerosilurante che, passando, mitragliò l'equipaggio della Nevada sull'attenti per
l'alzabandiera. Soltanto verso le 8 l'esercito e la marina adottarono disposizioni difensive, ma nel disordine e nel caos. A quell'ora l'ammiraglio Kimmel trasmise il celebre messaggio: « Attacco aereo su Pearl Harbor, e questa volta non si tratta di un'esercitazione! » Il cielo di Oahu era invaso da aerei giapponesi, le esplosioni si susguivano in pratica ininterrottamente e da ogni parte si alzavano colonne di fumo. Lo schianto delle detonazioni era in un certo qual modo modulato dalle stridule picchiate degli aerei. A bordo delle navi i marinai si affrettavano a raggiungere i posti di combattimento, arrampicandosl su per le scale e scavalcando le prime vittime.
L'allarme era stato appena dato quando la corazzata Oklahoma fu colpita dal primo siluro, come la West Virginia (vedi immagine). L'Arizona, ormeggiata, accanto alla Vestal, ne incassò due, al pari della California, all'ancora più a nord. Soltanto le corazzate ormeggiate e affiancate dalla parte della riva, la Maryland e la Tennessee, protette rispettivamente dall'Oklahoma e dalla West Virginia, furono risparmiate.
Alle 8.05 la California fu colpita da un primo siluro seguito poco dopo da almeno altri tre. L'acqua penetrò attraverso le lamiere squarciate e invase tutta la nave. Tutto cessò di funzionare a bordo mentre affondava. Certe porte stagne erano state bloccate, imprigionando una parte dell'equipaggio, condannato cosi a una morte atroce e inesorabile (vedi immagine). Non lontano, l'Oklahoma sbandava adagio ma ineluttabilmente e le sovrastrutture scomparvero ben presto sott'acqua, mentre la carena della
nave emergeva sempre più. Centinaia di uomini stavano nuotando in acque rese vischiose dalla nafta e coperte da rottami d'ogni genere;
L'Arizona, colpita sin dall'inizio dell'attacco, aveva incassato numerosi proiettili e fu una piccola bomba d'aereo a scatenare la catastrofe. Causò un'esplosione. Si vide una fiammata accecante, poi una nuvola enorme di fumo a forma di fungo si innalzò per più di 150 metri. La deflagrazione danneggiò tutte le navi circostanti e uccise più di 1000 uomini (vedi immagine). Nel viale delle corazzate, non una sola unità si era salvata.
L'Arizona, l'Oklahoma e la West Virginia erano affondate, la California stava affondando e la Maryland, la Tennessee e la Nevada erano assai gravemente danneggiate (vedi immagine). Al lato opposto dell'isola Ford, il vecchio bastimento-bersaglio Utah si stava capovolgendo adagio e l'incrociatore Raleigh era fortemente sbandato sulla sinistra. Il Tangier e il Detroit sembravano essere stati risparmiati. Le altre navi rimaste indenni, o poco danneggiate, cercavano di aumentare la pressione delle caldaie per uscire da quell'inferno, ma soltanto verso le 8 il caccia torpediniere Helm poté arrivare sul canale. LA SECONDA ONDATA DI ATTACCO GIAPPONESE
IL BILANCIO DELL'ATTACCO Quasi tutti gli americani nel continente seppero dalla radio la notizia sorprendente. Le une dopo le altre, le varie reti diffusero, incominciando dalle 14.26, bollettini di notizie straordinari. Per gli americani stupefatti si trattava di un brutale risveglio alla realtà. A dire il vero, a tutta prima si seppe ben poco. Le stazioni radio annunciarono che il Giappone aveva effettuato un attacco aereo su Pearl Harbor, e senza alcuna dichiarazione di guerra. I comunicati, in mancanza di particolari, sottolinearono il carattere infamante di quell'attacco a tradimento. A poco a poco arrivarono chiarimenti e precisazioni che accrebbero l'indignazione generale. Alla fine del pomeriggio di domenica 7 dicembre l'America conobbe, approssimativamente, la portata del disastro: la flotta del Pacifico, e in particolare le corazzate, erano state gravemente ridotte e le forze aeree delle Hawaii potevano considerarsi in pratica annientate. Soltanto alcuni giorni dopo fu possibile stabilire il bilancio definitivo dell'attacco giapponese. Le corazzate Arizona e Oklahoma, il posamine Oglala e la corazzata-bersaglio Utah erano colate a picco. Le corazzate California, West Virginia e Nevada risultavano assai gravemente
danneggiate e poggiavano sul fondo, ma potevano essere rimesse a galla e riparate. Le corazzate Maryland, Tennessee e Pennsylvania erano state seriamente colpite, al pari degli
incrociatori Helena, Raleigh e Honolulu
del cacciatorpedmlere Cassim, Downes e Shaw e delle navi ausliarie Vestal e Curtiss. LE PIU' GRANDI BATTAGLIE NAVALI / NAVAL BATTLES NAVI DA GUERRA / WARSHIPS AND BATTLESHIPS |
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