L'ATTACCO A PEARL HARBOR
(7 DICEMBRE 1941)
"Tora! Tora! Tora!"
LA PARTENZA DI FUCHIDA | LA WEST VIRGINIA |
L'ATTACCO A PEARL HARBOR VISTO DAGLI AMERICANI
"TORA", OVVERO IL GIOCO DEL MASSACRO
(TRATTO DA "LA GUERRA DEL PACIFICO" DI B. MILLOT)
Gli aerei giapponesi non erano più lontani dal loro obiettivo. Il capitano di fregata Mitsuo Fuchida, al comando della prima ondata di 183 apparecchi, volava da un'ora e mezzo e pensava di poter scorgere presto la terra.
Allo scopo di evitare inutili deviazioni, orientò l'antenna radiogoniometrica su una trasmissione mattutina di Radio Honolulu, ed ebbe così il riferimento voluto. Honolulu trasmetteva ingenuamente un bollettino meteorologico che confermava i rapporti dei due idrovolanti in ricognizione.
Poco dopo, infatti, lo strato nuvoloso si disperse gradualmente, cedendo il posto a nuvolette sfioccate. Le condizioni atmosferiche divennero a partire da quel momento ideali. Tra due nuvole, Fuchida scorse la linea del litorale all'altezza di Kakuku Point, all'estremo nord di Oahu.
Era tempo di assumere la formazione di combattimento.
Fuchida lanciò allora sulle onde radio il segnale d'attacco: TO... TO... TO... »
A Pearl Harbor la grande maggioranza delle persone dormiva, alcuni concludevano così una notte trascorsa danzando o nei cabarets. I pochi
militari in servizio si dedicavano svogliatamente ai loro compiti, e il sole, che stava spuntando, prometteva una bella giornata.
Pochissimi avevano scorto, alle 7-45, un gran numero di aerei a nord, ma senza preoccuparsene minimamente, essendo questi apparecchi subito scomparsi.
Alcuni minuti dopo, il comandante Fuchida, scorgendo la rada senza distinguere alcun segno di reazione americana, trasmise la parola in codice Tora! », e annunciò così alla squadra giapponese allargo che l'attacco di sorpresa stava per essere sferrato.
A bordo delle 96 navi all'ancora quel giorno a Pearl Harbor, ci si
preparava, alle 7.50, alla cerimonia dell'alzabandiera che si svolgeva
alle 8, e su talune navi, in particolare sulle corazzate, si stava radunando la fanfara.
Sulla torre dell'arsenale sventolò, alle 7.55, il segnale blu che invitava all'alzabandiera.
Proprio in quel preciso momento, il primo Aichi 99 da bombardamento in picchiata si gettò sulla base degli idrovolanti nell'isola Ford.
Poco dopo, un'esplosione formidabile sommerse nel fumo e nella polvere l'intera base di lancio idrovolanti.
L'antiquato posamine Oglala fu senza dubbio la prima unità americana ad adottare le disposizioni che si imponevano, poichè, sul ponte di comando, il contrammiraglio William Furlong scorse quell'aereo che risaliva, distinse chiaramente le insegne rosse e diede all'istante l'ordine di combattimento.
I bombardieri in picchiata giapponesi si susseguirono a intervalli regolari, distruggendo gli impianti della base, prima di puntare sul cacciatorpediniere Monaghan, 100 metri più a nord.
I primi aerosiluranti passarono rasente gli alberi dei viali di Pearl City, prima di sorvolare a bassissima quota la superficie dell'acqua e di prendere di mira l'Utah, il Raleigh e il Detroit.
Tre deflagrazioni formidabili scossero le navi; il Raleigh « incassò » un siluro all'altezza del secondo fumaiolo e l'Utah fu sventrata da due siluri, mentre il Detroit sfuggiva per miracolo all'attacco.
Un quinto Nakajima scelse come bersaglio l'Oglala e l'incrociatore Helena ormeggiati in coppia. Il siluro passò sotto la chiglia dell'Oglala e centrò in pieno l'incrociatore. L'ossatura e la chiodatura del vecchio Oglala rimasero gravemente danneggiate dall'esplosione.
L'Arizona fu colpita alle 8 da un primo siluro di un aerosilurante che, passando, mitragliò l'equipaggio della Nevada sull'attenti per l'alzabandiera.
Per quanto la cosa possa sembrare incredibile, molti americani credevano ancora, in questo momento, di assistere a esercitazioni impreviste e « molto realistiche » .
Soltanto verso le 8 l'esercito e la marina adottarono disposizioni difensive, ma nel disordine e nel caos. A quell'ora l'ammiraglio Kimmel trasmise il celebre messaggio: « Attacco aereo su Pearl Harbor, e questa volta non si tratta di un'esercitazione! »
Il cielo di Oahu era invaso da aerei giapponesi, le esplosioni si susguivano in pratica ininterrottamente e da ogni parte si alzavano colonne di fumo.
Lo schianto delle detonazioni era in un certo qual modo modulato dalle stridule picchiate degli aerei.
A bordo delle navi i marinai si affrettavano a raggiungere i posti di combattimento, arrampicandosl su per le scale e scavalcando le prime vittime.
L'allarme era stato appena dato quando la corazzata Oklahoma fu colpita dal primo siluro, come la West Virginia.
L'Arizona, ormeggiata, accanto alla Vestal, ne incassò due, al pari della California, all'ancora più a nord.
Soltanto le corazzate ormeggiate e affiancate dalla parte della riva, la Maryland e la Tennessee, protette rispettivamente dall'Oklahoma e dalla West Virginia, furono risparmiate.
In quel. momento, un nuovo sciame di Nakajima a tipo 97 saettò pochi metri più in alto delle sovrastrutture .
Si udirono quattro esplosioni formidabilI: l'Oklahoma era stata colpita da quattro siluri che strapparono tutto il lato sinistro della carena. La nave sbandò immediatamente.
Nella torre di controllo dell'aeroporto di Hickam Field, a est di Pear Harbor, i radioperatori aspettavano le annunciate fortezze volanti B. 17. Rimasero stupefatti vedendo arrivare in una lunga fila apparecchi monomotori che si presentavano lungo l'asse della pista. Alcuni minuti dopo, tutto era devastato; gli hangar e le officine di riparazione rimanevano avvolti in un'enorme nuvola di polvere, mentre gli apparecchi a terra, stretti l'uno contro l'altro per evitare eventuali sabotaggi,bruciavano furiosamente.
Gli aerei giapponesi, liberatisi delle bombe, effettuavano un nuovo passaggio e mitragliavano tutto quel che restava, completando casi la loro opera di distruzione.
La base aerea dell'esercito a Wheeler Field non era stata ancora attaccata quando, alle 8.02, un gruppo di aerei giapponesi si lanciò in picchiata e distrusse tutto ciò che era in grado di volare.
Allorché il comandante della base di Ewa andò a prendere servizio,alle 8.05, nell'ufficio del campo, vide costernato che 33 dei suoi 49 aereistavano bruciando.
Nel frattempo, gli attacchi si susseguivano a ritmo rapido sulle navi che cominciavano a reagire con le poche armi rifornite di munizioni, tuttavia, il numero di queste ultime andava aumentando di minuto in minuto.
La confusione e la sorpresa impedivano però una coordinazione efficace, sebbene tutti volessero reagire e gli atti individuali di eroismo si moltiplicassero.
La Nevada fu colpita in questo momento da un siluro a sinistra; vi fu un'esplosione sorda e la nave cominciò quasi subito ad affondare.
La nave ausiliaria Vestal sebbene ormeggiata di fianco alla corazzata Arizona e all'esterno, non
poté proteggere in misura sufficiente la corazzata, che incassò quasi contemporaneamente un siluro e una serie
di bombe le quali causarono danni considerevoli.
Alle 8.05 la California fu colpita da un primo siluro seguito poco dopo da almeno altri tre. L'acqua penetrò attraverso le lamiere squarciate e invase tutta la nave. Tutto cessò di funzionare a bordo mentre affondava. Certe porte stagne erano state bloccate, imprigionando una parte dell'equipaggio, condannato cosi a una morte atroce e inesorabile.
Non lontano, l'Oklahoma sbandava adagio ma ineluttabilmente e le sovrastrutture scomparvero ben presto sott'acqua, mentre la carena della
nave emergeva sempre più. Centinaia di uomini stavano nuotando in acque rese vischiose dalla nafta e coperte da rottami d'ogni genere;
cercavano di raggiungere la riva.
L'Arizona, colpita sin dall'inizio dell'attacco, aveva incassato numerosi
proiettili e fu una piccola bomba d'aereo a scatenare la catastrofe.
Causò un'esplosione. Si vide una fiammata accecante, poi una nuvola enorme di fumo a forma di fungo si innalzò per più di 150 metri. La
deflagrazione danneggiò tutte le navi circostanti e uccise più di 1000 uomini.
Nel viale delle corazzate, non una sola unità si era salvata.
L'Arizona, l'Oklahoma e la West Virginia erano affondate, la California stava affondando e la Maryland, la Tennessee e la Nevada erano assai gravemente danneggiate.
AI lato opposto dell'isola Ford, il vecchio bastimento-bersaglio Utah si stava capovolgendo adagio e l'incrociatore Raleigh era fortemente
sbandato sulla sinistra. Il Tangier e il Detroit sembravano essere stati risparmiati. Le altre navi rimaste indenni, o poco danneggiate,
cercavano di aumentare la pressione delle caldaie per uscire da quell'inferno, ma soltanto verso le 8 il caccia torpediniere Helm
poté arrivare
sul canale.
Allargo e a sud-ovest, il gruppo 8 dell'Enterprise, in ritardo sull'orario previsto, si dirigeva a grande velocità verso Pearl Harbor. Alle 6 l'Enterprise lanciò una squadriglia di 18 aerei da ricognizione del tipo SBD., destinati a precedere le navi del gruppo. Questi aerei dovevano tutti andare direttamente ad atterrare sull'aeroporto dell'isola Ford.
Verso le 8.10 le attese 12 fortezze volanti B.17 giunsero sopra Oahu!
Una nuvola di caccia giapponesi le circondò rapidamente. Gli equipaggi dei grossi bombardieri americani rimasero stupefatti dallo spettacolo che si presentava ai loro occhi. Gli aerei giapponesi Mitsubishi tipo Zero li tormentavano e soltanto grazie a uno straordinario sangue freddo il i B. 17 atterrarono alle 8.20 in pieno attacco. Uno dei bombardieri si incendiò toccando terra e si spezzò in due, un altro si posò sul ventre sulla pista d'emergenza. Gli altri atterrarono senza incidenti.
Al suolo, l'ira si stava impadronendo degli uomini, ed erano numerosi coloro che sparavano contro gli aerei nipponici, alcuni con rivoltelle,
altri con armi tanto improvvisate quanto inefficaci.
Nonostante i tiri di sbarramento dei cannoni e delle mitragliatrici delle navi e delle difese a terra, gli aerei giapponesi volavano bassissimi, disprezzando il pericolo e regolando la mira in modo calmo e risoluto, come se non si accorgessero neppure delle esplosioni, talora vicinissime, che li facevano vacillare.
Tutti i campi d'aviazione dell'esercito, a Wheeler, a Bellows, e a Hickam, nonché quelli della marina a Kanehoe e a Ford, erano stati annientati.
Quasi tutti gli aerei bruciavano e gli impianti non funzionavano più.
LE PIU' GRANDI BATTAGLIE NAVALI