BATTAGLIA DI CAPO MATAPAN
NAVAL BATTLE OF CAPE MATAPAN
(28 marzo 1941)
LA TRAGEDIA DELLA FLOTTA ITALIANA
THE TRAGEDY OF THE ITALIAN FLEET
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INCROCIATORE PESANTE POLA
INCROCIATORE PESANTE POLA |
Il Pola fu un incrociatore pesante della Regia Marina, appartenente alla classe Zara, costruito nei cantieri OTO di Livorno ed entrato in servizio nel 1932. Fu affondato durante la seconda guerra mondiale nel corso della battaglia di Capo Matapan il 29 marzo 1941.
STORIA
Impostata nei cantieri OTO di Livorno il 17 marzo 1930, la
nave venne varata il 5 febbraio 1931 con il nome di Pola in onore dell'omonima
città italiana, per poi entrare in servizio il 21 dicembre 1932. Nel corso del
periodo interbellico l'incrociatore svolse un'intesa attività di addestramento
nelle acque del mar Mediterraneo, oltre a riviste navali nelle acque italiane e
visite nei porti nazionali; tra il 1936 e il 1937 il Pola fu impegnato
operativamente nelle acque della Spagna durante il periodo della guerra civile
spagnola[1], come parte della missione internazionale volta a contrastare il
contrabbando di armi nella regione. Il 23 novembre 1938, nel corso di
un'esercitazione nelle acque di casa, il Pola investì per errore il
cacciatorpediniere Lampo provocandogli gravissimi danni tra cui il distacco
della sezione di prua.
Nel giugno 1940, all'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale, il Pola
ricopriva l'incarico di nave di bandiera dell'ammiraglio Riccardo Paladini,
comandante della 2ª Squadra navale. In questa veste l'incrociatore prese parte
alla battaglia di Punta Stilo il 9 luglio1940, primo importante scontro tra le
flotte italiana e britannica: l'incrociatore scambiò colpi con le unità nemiche
e, al pari del resto della squadra italiana, fu preso di mira per errore dai
bombardieri della Regia Aeronautica, senza tuttavia riportare alcun danno. Dal
25 luglio 1940 il Pola fu nave di bandiera dell'ammiraglio Angelo Iachino,
succeduto a Paladini alla guida della 2ª Squadra; il 31 agosto l'incrociatore
prese il mare con il resto della flotta per contrastare un trasferimento di navi
britanniche da Gibilterra ad Alessandria d'Egitto (operazione Hats), ma rientrò
in porto senza essere entrato in contatto con il nemico. Il Pola si trovava
ancorato a Taranto nella notte tra l'11 e il 12 novembre 1940 quando la base fu
attaccata da aerosiluranti britannici, ma non riportò alcun danno; il 27
novembre seguente l'incrociatore partecipò invece alla battaglia di capo
Teulada, finendo sotto il tiro delle unità nemiche ma senza riportare
conseguenze.
Il 14 dicembre 1940 il Pola si trovava ancorato a Napoli quando il porto fu
preso di mira da un'incursione di bombardieri nemici: colpito da due bombe,
l'incrociatore riportò 22 morti tra l'equipaggio e vari danni tra cui uno
squarcio nello scafo[4], rimanendo in riparazione fino al febbraio 1941.
Promosso Iachino alla guida della squadra da battaglia, il Pola fu trasferito in
forza alla 1ª Divisione incrociatori dell'ammiraglio Carlo Cattaneo in coppia
con altre due unità della stessa classe, gli incrociatori Zara (nave ammiraglia)
e Fiume; il 27 marzo 1941 la divisione salpò quindi per partecipare a una
massiccia incursione italiana contro il traffico nemico nel Mediterraneo
orientale, azione che portò alla battaglia di Capo Matapan.
Dopo un'infruttuosa ricerca di convogli nemici e uno scontro
senza esito con una formazione di incrociatori britannici a sud dell'isolotto di
Gaudo, nel pomeriggio del 28 marzo la flotta italiana fu attaccata da
aerosiluranti che danneggiarono la nave da battaglia Vittorio Veneto. Le altre
unità si radunarono intorno all'unità colpita per difenderla da altri attacchi
aerei, e fu nel corso di uno di essi che, alle 19:50 circa, un aerosilurante
Fairey Swordfish britannico decollato da Creta colpì il Pola con un siluro,
mettendo fuori uso tanto apparato motore quanto l'impianto elettrico e
lasciandolo immobilizzato in mezzo al mare; la nave, praticamente alla deriva,
imbarcava acqua e, priva di energia elettrica, non poteva muovere le torri dei
cannoni.. Con una controversa decisione, l'ammiraglio Iachino ordinò a Cattaneo
di invertire la rotta e di inviare a soccorso del Pola l'intera 1ª Divisione
unitamente ai cacciatorpediniere della IX Squadriglia (Vittorio Alfieri, Giosuè
Carducci, Alfredo Oriani e Vincenzo Gioberti); la manovra di soccorso portò le
unità italiane a breve distanza dalle flotta britannica dell'ammiraglio Andrew
Cunningham che, cogliendole di sorpresa grazie all'oscurità, aprirono il fuoco
affondando i due incrociatori Zara e Fiume e i cacciatorpediniere Alfieri e
Carducci.
Impossibilitato a manovrare e fare fuoco, il Pola era rimasto immobile nel corso
dello scontro venendo quasi del tutto ignorato dalle unità britanniche, lanciate
alla caccia della danneggiata Vittorio Veneto; solo dopo due ore di infruttuosa
ricerca i britannici tornarono a dedicarsi all'immobilizzato incrociatore: il
cacciatorpediniere HMS Jervis si avvicinò al Pola con l'intenzione di silurarlo,
ma visto che dall'unità non giungevano segni di ostilità il comandante
britannico diede ordine di affiancare la nave italiana per trarne in salvo
l'equipaggio. I britannici riferirono di aver trovato sull'incrociatore una
certa confusione tra l'equipaggio: quando l'incrociatore era stato colpito
diversi uomini si erano gettati in mare, convinti che la nave stesse per
affondare; in seguito molti di questi uomini erano stati recuperati a bordo, ma
il contatto con l'acqua gelata aveva iniziato a produrre casi di assideramento e
per scaldarsi molti di essi si tolsero le uniformi bagnate e ingerirono
abbondanti quantità di alcolici. Le immagini di gruppi di marinai seminudi e in
stato di ubriachezza spinsero quindi i britannici a pensare che sull'unità
italiana vi fosse stato un crollo della disciplina[7]. Trasferito a bordo
l'equipaggio italiano, il Jervis si staccò dall'incrociatore che, intorno alle
3:55, fu infine silurato e affondato dal cacciatorpediniere HMS Nubian[8].
In percentuale, le perdite del Pola furono inferiori a quelle delle altre unità,
ma fu registrato comunque un numero di vittime elevato: perirono 328 uomini su
1041 imbarcati. Tutti i superstiti, incluso il comandante capitano di vascello
Manlio De Pisa, furono fatti prigionieri.
Durante il conflitto l'incrociatore effettuò dodici missioni di guerra per un
totale di 13.174 miglia percorse.
CARATTERISTICHE TECNICHE
Descrizione generale
Tipo incrociatore pesante
Classe Zara
Proprietà Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg Regia Marina
Costruttori OTO
Cantiere Cantiere navale fratelli Orlando, Livorno
Impostazione 17 marzo 1930
Varo 5 febbraio 1931
Entrata in servizio 21 dicembre 1932
Destino finale affondato nella battaglia di Capo Matapan il 29 marzo 1941
Caratteristiche generali
Dislocamento standard: 13.531 t
a pieno carico: 14.360 t
Lunghezza 182,8 m
Larghezza 20,6 m
Pescaggio 7,2 m
Propulsione 8 caldaie; 2 turbine; 2 eliche
95.000 CV
Velocità 32 nodi (59 km/h)
Autonomia 4 480 miglia a 16 nodi (8 300 km a 30 km/h)
Equipaggio 841
Armamento
Artiglieria alla costruzione:
8 cannoni da 203/53 Mod. 1927 (in 4 installazioni binate)
16 cannoni da 100/47 OTO Mod. 1927 (in 8 installazioni binate)
6 mitragliere 40/39 mm Vickers-Terni (in installazioni singole)
8 mitragliere Breda Mod. 31 da 13,2 mm (4 installazioni binate)
Corazzatura 70 mm (orizzontale), 150 mm (verticale), 100 mm (torri), 100mm
(torre comando)
Mezzi aerei 2 idrovolanti Piaggio P6bis, poi sostituiti da Macchi M.41, CANT
25AR, CMASA M.F.6 ed alla fine (1938) IMAM Ro.43; una catapulta a prua
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