BATTAGLIA DI CAPO MATAPAN

(28 marzo 1941)

LA TRAGEDIA DELLA FLOTTA ITALIANA

Il Pola visto dalla plancia del Fiume


  LA BATTAGLIA VISTA DAGLI ITALIANI  


IL DRAMMA DEL POLA

(Tratto da "Gaudo e la sorpresa di Matapan" dell'Amiraglio Iachino, 1963)

Il Pola era stato silurato alle 19,50, alla fine cioè dell'attacco aereo, quando la reazione delle nostre armi era incominciata a diminuire di intensità. 

L 'aereo nemico aveva sganciato il siluro a soli 500 m di distanza dalla nave, che non l'aveva potuto evitare. Dopo l'esplosione, il Pola aveva imbarcato grandi quantità d'acqua, le caldaie si erano spente, le macchine fermate, e la nave era rimasta immobile, priva di luce e dì energia.

Il Fiume, che veniva subito di poppa, si era accorto del grave incidente e l'ave va comunicato allo Zara. 

Io ne venni informato quando fu intercettato il segnale con cui l'ammiraglio Cattaneo domandava al Pola notizie sulle sue condizioni.


Proprio in quel momento mi fu portato un telegramma di Supermarina, giunto durante l'at tacco aereo, che comunicava che un'unità ne mica, sede di comando complesso, era stata radio goniometrata alle 17,45 in una posizione a circa 75 mg di poppa al Vittorio Venero. 

Non poteva certo essere quel gruppo di grandi unità nemi che che, due ore prima, si trovava a 160 metri da noi; doveva perciò trattarsi del solito gruppo Orion, che ci stava seguendo fin dal mattino, e perciò non me ne preoccupai. 

Quando, poi, alle 20,30, si intercettò il segnale nemico che ordinava alle sue navi di ridurre la velocità a 15 nodi, io logicamente lo interpretai come l'intenzione degli Orion di desistere dal seguirci per evitare una incerta e pericolosa mischia notturna.


Effettivamente, la dottrina tattica vigente da noi in quell'epoca prescriveva di evitare un combattimento notturno tra navi maggiori, perchè era difficile, nell'oscurità, identificare i bersagli su cui dirigere il tiro, dato che i proiettori ave vano una portata ancora scarsa.


Durante la guerra etiopica, il problema del combattimento notturno tra navi era stato nuovamente esaminato dalla nostra Marina, e ri solto negativamente perchè non si era ancora riusciti a costruire apparecchi di punteria notturna di sufficiente luminosità e precisione. 

Inoltre, non era stato possibile ridurre chimicamente la vampa delle cariche di grosso calibro; e l'abbagliamento, che il tiro a vampa nor male provocava nei direttori del tiro e nei puntatori era un grave ostacolo per un efficace sviluppo dell'azione notturna.


Di conseguenza, le artiglierie principali su tutte le nostre navi maggiori erano tenute a riposo e disarmate durante le ore notturne. 

Per evitare imprevisti incontri di notte con unità nemiche ogni formazione navale doveva però tenere a 4.000 m di prora uno schermo di C. T.


Per molti anni dopo la prima guerra mondiale, la Marina inglese (come del resto tutte le altre Marine) aveva applicato la stessa dottrina ed escluso quindi il combattimento notturno tra navi.


Ma, nel 1934, all'insaputa di tutti, essa, abbandonato quella teoria, e, dopo aver dotato le sue unità di perfezionati strumenti di notturna, aveva accettato il principio come ha scritto Cunningham, una flotta addestrata e bene comandata non aveva da temere, e molto da guadagnare, combattendo di notte.


Inoltre, prima de11940, la Marina britannica perfezionato gli strumenti di bordo atti a facilitare l'avvistamento notturno, e in parti- il radar. 

Per quanto studi su tale strumenti fossero in corso in molte Marine, e anche in quella italiana, le nostre navi non erano, nel 1941, in possesso di apparecchi radar; anzi, non sapevamo nemmeno che esse fossero già a bordo di navi inglesi. 

Del resto, non eravamo nemmeno a conoscenza che i radar fossero già da anni sulle navi dei nostri alleati tedeschi, e questi non ce ne avevano informati quando eravamo entrati in guerra al loro fianco.

Il primo indizio della presenza di apparecchi radar su navi inglesi emerse proprio la notte del 28 marzo, in seguito alla casuale intercettazione di un segnale radio nemico. 

I tecnici della nostra Marina furono perciò subito sollecitati a promuovere anche da noi la realizzazione di tali strumenti; ma essi incontrarono molte difficoltà pratiche, cosicché, quando lasciai il comando della flotta nell'aprile '43 nessuna delle nostre unità maggiori era ancora munita di quello strumento.


Ho ritenuto necessaria questa digressione sui radar e sulla dottrina delle azioni notturne per spiegare come mai io fossi, la notte del 28 marzo, convinto che nessun gruppo di unità nemiche intendesse attaccarci di notte. 

A parte quell'unica corazzata che era stata vista in mare, e che doveva essere molto lontana, anche la divisione Orion non doveva, secondo il mio apprezzamento, avere alcuna intenzione di provocare una mischia notturna, tanto più che, alle 20,30, aveva ridotto la propria velocità a 15 nodi (come ci risultò dal suo segnale intercettato ). 

Ritenevo invece che un attacco notturno alla nostra formazione fosse possibile, anzi probabile, da parte dei C. T. inglesi, secondo le norme consuetudinarie di tutte le Marine.


Questo era il mio apprezzamento della situazione alla fine dell'attacco aereo, quando ebbi notizia dell'avvenuto siluramento del Pola. 

Feci subito segnalare all'ammiraglio Cattaneo di recarsi col resto della sua divisione a soccorrere l'incrociatore; ma, nella confusione di quella sera, il segnale arrivò a destinazione con grande ritardo, e frattanto Cattaneo mi aveva proposte di inviare due soli C. T. in soccorso della nave colpita.


La proposta non mi parve accettabile: 2 C. T. non avrebbero potuto far altro che salvare l'equipaggio, dopo aver affondato, se necessario la nave. 

Ma, se questa era ancora in discrete condizioni, e poteva essere presa a rimorchio, era indispensabile l'assistenza di unità maggiori, e soprattutto la presenza sul posto di un ammiraglio per decidere se fosse possibile tentare il salvataggio dell'unità. 

Poco dopo, infatti, avendo il Pala chiesto assistenza e rimorchio, lo stesso Cattaneo mi propose di recarsi sul posto con la sua divisione, e io naturalmente aderii subito.


Purtroppo, tutte le comunicazioni di quella notte subirono forti ritardi, cosicché Cattaneo poté invertire la rotta, con Zara, Fiume e 4 C. T. soltanto poco dopo le 21, quando ormai il relitto del Pola era 24 mg di poppa a noi. 

Esso, però, sarebbe stato ugualmente raggiunto in meno di un'ora, se la divisione avesse navigato a elevata velocità; Cattaneo invece ordinò alle sue navi un'andatura moderata, per ragioni non conosciute, rinunciò alla protezione di quello schermo avanzato di C. T ., che pure era da noi regolamentare per tutte le navigazioni notturne in tempo di guerra.

Avvenne cosi che quella divisione raggiungesse il Pola solo alle 22,30, cioè proprio ne] momento in cui vi giungevano, pronte ad aprire il fuoco, le 3 navi da battaglia di Cunningham, che nessuno sapeva fossero in mare (e tanto meno cosi vicine), e alle quali, per mancanza del radar e dello schermo prodiero, non le fu possibile sfuggire. 

Vediamo brevemente come si avverò questa fatale coincidenza.


BATTAGLIA DI CAPO MATAPAN


BATTAGLIA DI CAPO MATAPAN VISTA DAGLI ITALIANI


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